Stiamo vivendo un periodo fantastico dal punto di vista del fermento culturale e dell’innovazione. Sembra incredibile sentir dire queste parole, “periodo fantastico” in un momento di crisi profonda e, apparentemente, infinita …
Però, a mio avviso, è partita una rivoluzione di pensiero, una rivoluzione di vita del cittadino.
Un filosofo affermava che la ricerca della felicità individuale e la ricerca della felicità della comunità (il bene comune) si alternano, nella storia, come seguendo un’onda sinusoidale. Ecco, ora siamo nella fase della ricerca del bene comune. Molti, tanti, sempre di più, s’interessano di quello che è il bene comune cioè l’ambiente, il lavoro, l’energia, la connettività (nel mio caso), l’acqua… S’interessano, cioè si informano, cioè ricercano l’informazione.
Siamo entrati nell’era 2.0. Tutti noi, non solo i nativi digitali; il 2.0 è un modo di vivere transgenerazionale, dal 16enne fino al pensionato, analogico fino a ieri. 2.0 vuol dire che l’informazione non è più solamente in un’unica direzione (da uno a molti –senza memoria- come la TV o come il vecchio web con i siti “vetrina”); ora chiunque può contribuire, nel fantastico circo mediatico dell’informazione, costruendo la notizia, l’idea, l’opinione, il progetto; c’è sempre di più la consapevolezza del “potere del telecomando”: spengo la TV e accendo la rete.
In rete trovo le informazioni. Sono io che le cerco con un atteggiamento proattivo, non mi passano sotto al naso, mentre sto apparecchiando per la cena, ma le cerco, le trovo, sono li e rimangono li: questa è la memoria della rete.
In rete riesco a trovare le informazioni aggregate per contenuto (l’hashtag può cambiare la visione del mondo), aggregate per gruppi di persone competenti che hanno messo la propria professionalità a servizio della comunità per risolvere un qualsiasi argomento vicino alle proprie competenze. Ecco, “il mettersi al servizio della comunità”, cioè il mettersi in gioco.
Non si pensa più e solo con una visione individualistica ma si ragiona, ci si muove, ci si mette in gioco per il bene comune, per la comunità. La comunità è fatta di relazioni, è una rete di rapporti tra persone che portano le proprie competenze e le proprie ricchezze. La tecnologia, per combinazione, ci è venuta dietro in questa evoluzione.
La rete è diventata 2.0, quindi interattiva e bidirezionale.
I social network ripropongono le relazioni sociali. Offrono le “piazze virtuali” dove condividere informazioni, approfondire, decidere, tutto in maniera fluida, dove ognuno può dire la sua, ognuno può contribuire a costruire, a trasformare un’idea innovativa in progetto virtuoso.
Quindi, ci si può informare, con un’informazione libera, condividendo (e magari indignandosi) si può maturare una consapevolezza e, per i più coraggiosi, si può contribuire a costruire una proposta per il bene comune. È un processo che si sviluppa fluido in rete, in maniera democratica, paritetica, libera, trasparente.
Il MoVimento 5 Stelle è nato così.
È nato in questo scenario, ha catalizzato queste pulsioni della società, del vivere civico di molte persone che si sono sentite risvegliate dai molti temi presentati sul blog di Beppe Grillo e nel suo ecosistema dove, non solo il comico genovese, ma tanti esperti, premi Nobel, … hanno affrontato temi economici (Stigliz), ambientali (Paul Connett), culturali (Dario Fo), internazionali (Moni Ovadia), …
Non solo denuncia, ma proposta, progetto, costruito in rete.
E così è stato anche per l’Agenda Digitale.
Nei mesi invernali abbiamo lavorato sul programma del MoVimento 5 Stelle attualizzandolo e aggiungendo alla parola “Informazione” il concetto di “digitalizzazione”.
L’informazione è uno dei fondamenti della democrazia e della sopravvivenza individuale. Se il controllo dell’informazione è concentrato in pochi attori, inevitabilmente si manifestano derive antidemocratiche. Se l’informazione ha come riferimenti i soggetti economici e non il cittadino, gli interessi delle multinazionali e dei gruppi di potere economico prevalgono sugli interessi del singolo. L’informazione quindi è alla base di qualunque altra area d’interesse sociale. Il cittadino non informato o disinformato non può decidere, non può scegliere. Assume un ruolo di consumatore e di elettore passivo, escluso dalle scelte che lo riguardano.
Il lavoro di digitalizzazione del Programma M5S si è sviluppato grazie al lavoro di centinaia di attivisti, in un processo aperto e democratico,
- Sul Meet Up regionale: piattaforma (e app) americana libera, che è stata utilizzata come forum con funzionalità anche di calendar.
- Sul Wiki Connettività: piattaforma PBWorks, anch’essa free, utilizzata per approfondire e sviluppare le tematiche, con funzionalità semplici di forum, modello WIKIpedia.
- Su Liquid Feedback: piattaforma free, open source, balzata agli onori della cronaca per aver fatto la fortuna dei Piraten tedeschi; piattaforma utilizzata per discutere e votare le proposte più concrete e realizzabili coerentemente alle regole della Democrazia Liquida.
Il MoVimento 5 Stelle, per come è nato e per come è strutturato, ha la forza politica per tenere la barra delle decisioni dritta, lontana da accordi sottobanco, dal consociativismo, da commistioni affaristiche lobbistiche, da tornaconto personale. Ha questa forza perché viene dal basso, perché tutte le scelte escono da un processo democratico e fluido che coinvolge i cittadini interessati e informati, perché gli indirizzi politici sono condivisi in maniera trasparente con la rete di attivisti, perché –quindi- il politico eletto non è un individuo ma è il portavoce di una rete.
L’integrità del M5S consiste nella sua struttura, nel suo essere rete di cittadini, rete trasparente e paritetica.
Per questi motivi, il Programma del M5S rappresenta il MoVimento ed è la sua concretizzazione.
In particolare sul tema “Informazione e Digitalizzazione”, incrociando le norme del recente Decreto Crescita 2.0 (legge dal 18 dicembre), le indicazioni di Agenda Digitale e i temi affrontati dal progetto SmartCities, si ottengono le direttrici principali sulle quali il M5S si muoverà.
Agenda Digitale affronta il tema del Divario Digitale, in inglese Digital Divide, cioè la realizzazione di nuove infrastrutture di rete per raggiungere la popolazione con una connettività più o meno larga o ultra larga.
La Pubblica Amministrazione deve svolgere un ruolo proattivo di project management per attuare il progetto di realizzazione di nuove infrastrutture di rete, che abbia come obiettivo “la connettività come bene comune”.
Grazie al Decreto Crescita, il Governo stanzierà parecchi fondi (che si sommano i finanziamenti europei) dedicati alla realizzazione di nuove infrastrutture di rete.
Dobbiamo invertire il paradigma. Non più soldi pubblici a pioggia, magari mirati in virtù di un consociativismo o un’italiana tendenza alle lobbies o altro.
Il Decreto Crescita prevede un’apertura alla collaborazione privato-pubblico, con un’impostazione dei Bandi di Gara a incentivo (una modalità diversa rispetto a quella usata finora da Infratel-Sviluppo economico per creare reti anti digital divide) che favoriscono il marketing territoriale.
La Pubblica Amministrazione, proprietaria (o controllante con le municipalizzate) di infrastrutture passive, quali fiumi, strade e autostrade, collettori fognari, illuminazione stradale, si deve sedere intorno a un tavolo congiunto con gli Operatori (che hanno necessità di un’infrastruttura di rete potente per i servizi 4G, per esempio) per realizzare congiuntamente una rete della quale solo una piccola parte diventerà di proprietà della PA per rilegare le proprie sedi (uffici, biblioteche, piscine, …); grazie a questa infrastruttura di rete di proprietà la PA potrà veicolare, a costo pari a zero, le comunicazioni interne voce-video-dati e potrà rendere fruibili al cittadino, nelle proprie sedi, grazie a un accesso wi-fi libero, i servizi digitali amministrativi accedibili gratuitamente e senza limiti di tempo.
La rete del Comune può rilegarsi con altri comuni a livello provinciale, le provincie tra loro a livello regionale e così a livello nazionale.
Gli Operatori, di contro, si trovano una rete performante e capillare sulla quale veicolare i propri servizi evoluti.
Un’altra linea d’azione per abbattere il Digital Divide: ottimizzazione della spesa corrente. Una best pratice e un caso con più ombre che luci per fissare questo semplice concetto.
La Provincia di Milano ha intrapreso negli anni 2003-2007 un articolato cammino progettuale, partito dalla fase di assessment per arrivare alla redazione di capitolati tecnici di più gare a evidenza pubblica bandite con una definita strategia digitale: abbattere la spesa corrente a favore del conto capitale per realizzare una rete di proprietà performante e di qualità. L’assessment ha reso evidente la spesa, verso un Operatore, pari a circa 400.000 € all’anno per collegare 20 telecamere sul territorio. Con un progetto quinquennale (400.000 € x 5 = 2.000.000 €) la PdM ha realizzato una rete (di proprietà, in conto capitale) di 250 km in fibra ottica posata nei collettori fognari controllati dai Consorzi Provinciali, rete che interconnette non solo le 20 telecamere, ma anche le sedi provinciali sul territorio. La rete ha poi federato alcuni Comuni della Provincia.
Il Comune di Milano, con Albertini sindaco, ha privatizzato AEM proprietaria delle fibre ottiche posate a realizzare una delle reti più capillari in Europa. Grazie a questa infrastruttura nascono Fastweb e Metroweb. Albertini ottiene l’utilizzo a titolo gratuito del 15% delle fibre ottiche posate. Letizia Moratti, nel 2005, bandisce una gara (Campus 2) da 14,5 milioni di € per collegare 700 siti del Comune con una rete in fibra ottica acquistata in modalità IRU (noleggio di fibra ottica spenta). In questo caso, nessun assessment, nessuna progettualità, nessuna ottimizzazione.
In conclusione, il digital divide può essere abbattuto.
La vision è fondamentale e deve prevedere marketing territoriale e ottimizzazione della spesa corrente. Gli investimenti europei e governativi devono essere veicolati con gare a incentivo, con appalti a concorso, nell’ottica della trasparenza e della legalità.
Agenda Digitale affronta il tema Open Data.
Le Pubbliche Amministrazioni e gli organismi pubblici devono pubblicare i propri dati in formato aperto, cioè in modalità che ne permettano l’accesso e il riutilizzo, anche a fini commerciali, senza costi per i cittadini. I dati e le informazioni devono costituire un patrimonio collettivo, un bene pubblico digitale.
I dati pubblici divengono in modo esplicito un diritto dei cittadini che in questo modo hanno accesso a un’importante risorsa per costruire una migliore consapevolezza civica e per creare una nuova generazione di servizi.
In un paese in deficit di credibilità questa riforma ha lo scopo di promuovere innanzitutto la trasparenza ma soprattutto è il primo passo per creare un vero governo aperto che sappia collaborare con i cittadini e attivare percorsi di partecipazione alla gestione della cosa pubblica.
Non solo Democrazia Diretta, ma Partecipativa e Fluida con piattaforme software Open Source che permettano l’interazione con i cittadini e gli attivisti da parte degli eletti.
In tema di trasparenza, dovranno poter essere consultate apertamente le delibere, le determine, i contratti (la gestione del quinto d’obbligo è sempre un’area oscura nella gestione dei contratti), gli impegni di spesa: si dovrà poter sapere come vengono allocati i soldi pubblici; dovrà risultare evidente se, per realizzare un’opera d’importo ingente, al posto di bandire una procedura (Appalto, Gara, …) a evidenza pubblica, viene suddivisa l’opera in tanti piccoli capitoli di spesa con procedura in trattativa privata a inviti. Meccanismo nel quale s’innestano fatalmente lobbies e mafie.
La trasparenza è sinonimo di legalità.
Agenda Digitale abbatte il muro tra Stato e Cittadini.
La Pubblica Amministrazione deve avere un ruolo proattivo nel processo di digitalizzazione e semplificazione:
i. Progetto d’introduzione e normalizzazione all’utilizzo di software gratuiti (open source).
ii. Implementazione di Cloud Computing della Pubblica Amministrazione;
iii. Strutturazione dei servizi nell’ottica BYOD Bring Your Own Device;
iv. e-Procurement;
v. e-Goverment;
vi. Cittadinanza digitale per nascita, PEC e badge digitale per ogni nativo digitale;
vii. Incentivazione per le imprese che utilizzano il telelavoro e per i dipendenti della Regione Lombardia per ridurre il fenomeno del pendolarismo.
L’infrastruttura di rete è abilitante per i servizi digitali nella Sanità (ricetta elettronica, Fascicolo Elettronico Sanitario), nella Scuola (registri digitali, libri digitali, lim, teledidattica, e-Learning, corsi universitari on line e gratuiti), nella Giustizia.