“Quando si parla di un progetto Paese come quello dell’infrastrutturazione digitale, occorre una camera di regia che favorisca il dialogo e la ricerca di soluzioni comuni”. Gerardo Paloschi, membro del tavolo Tlc di Federutility lancia l’appello ai futuri governanti e auspica la creazione di una struttura ad hoc che diventi punto di riferimento per tutte le questioni legate alla digitalizzazione del Paese. “Deve maturare la consapevolezza che lo sviluppo dell’economia digitale è oggi il fattore critico per la competitività del sistema Paese e che ci sono molteplici fronti sui quali è necessario agire con urgenza ma in modo coordinato; dallo sviluppo infrastrutturale, al contesto normativo e regolatorio, allo stimolo della domanda anche mediante l’accesso ai servizi online della pubblica amministrazione, alla creazione di filiere di imprese”, sottolinea Paloschi.
L’Agenzia Digitale – ricorda – è chiamata a creare le basi per consentire al Paese di ripartire e svilupparsi. “Non si può prescindere da una roadmap che indirizzi in tempi strettissimi i temi dello sviluppo delle infrastrutture di rete di nuova generazione e di ammodernamento del sistema Paese, a partire dalla pubblica amministrazione”.
Riguardo al primo punto “il paese sta camminando a due velocità. Sulle reti mobili, a seguito dell’esito della gara per l’acquisizione del nuovo spettro di frequenze messo a disposizione, gli operatori mobili hanno avviato il dispiegamento pervasivo di reti di accesso di quarta generazione in tecnologia Lte, offrendo capacità di trasmissione abilitanti di servizi avanzati. Sul fronte delle reti fisse, i tempi incerti di ritorno degli ingenti investimenti da prevedere hanno notevolmente rallentato lo sviluppo da parte degli operatori del settore di un’infrastrutturazione massiva del Paese, basata sull’estensione capillare di cablaggi in fibra ottica. In questo contesto, le utility possono giocare un ruolo fondamentale nella riduzione dei costi di realizzazione, vista la disponibilità di infrastrutture già esistenti nel sottosuolo e l’esperienza nella gestione dei sottoservizi”.
Paesi europei come Francia e Uk – spiega Paloschi – hanno adottato politiche attuative sul territorio per la posa di infrastrutture volte al cablaggio delle intere città inserendo nei piani regolatori degli enti locali una regola tecnica in base alla quale ogni qualvolta che una amministrazione pubblica interviene sul territorio per operazioni diverse (interventi per problemi idrici, fognari, elettrici, gas o rifacimento sede stradale) è obbligata a posare un cavidotto per applicazioni future. “Alcuni amministratori pubblici del nord Italia, come Cremona e Pavia, hanno da anni recepito questa buona pratica”, sottolinea Paloschi. “Mai come ora, in questo preciso contesto di decrescita economica, un provvedimento semplice e “a costo zero” come questo, potrebbe contribuire ad accompagnare qualsiasi tipo di progetto di costituzione della nuova rete Ngna. Questo intervento potrebbe indirizzare il paese verso la copertura dell’80% del territorio in 10 anni senza la necessità di interventi pubblici straordinari”.
Il forte ritardo accumulato dall’Italia nell’adozione delle tecnologie digitali da parte di cittadini e imprese, certamente non aiuta. Così come non aiuta la frammentazione dell’ammodernamento della PA, segnala Paloschi. “Basti pensare al fatto – dice – che ci sono migliaia di portali diversi ed una miriade di infrastrutture tecnologiche scarsamente interoperabili tra loro, con una pluralità di centri decisionali, che rendono estremamente complessa e costosa l’offerta di servizi online”. Ma soprattutto “ciò che manca davvero al nostro Paese è un ecosistema favorevole fatto di una cultura digitale diffusa che sia in grado di sfruttare al meglio le tecnologie che sono già oggi ampiamente fruibili, traendo concreti vantaggi dal punto di vista della competitività dei nostri territori”.
Vero è, evidenzia di contro Paloschi che “le medie e piccole imprese stanno tenendo in piedi il settore con investimenti mirati nelle nuove tecnologie. Se da un lato l’Ict rappresenta una vera opportunità di sviluppo, dall’altro la nostra capacità di metterci in discussione in un periodo di crisi sta mostrando i primi segnali di rinnovamento. E poi ci sono casi interessanti come Cremona, Prato, Trento che dimostrano che fare si può”. Paloschi punta i riflettori in particolare sul “caso” Cremona, in particolare in tema di smart city: “Rappresenta un modello di eccellenza in Italia grazie alla presenza di un’estesa rete in fibra ottica che consente l’implementazione di tutti i servizi via internet a banda larga ed alla particolare sensibilità di istituzioni pubbliche, aziende e cittadini. Oggi oltre il 35 % degli edifici di Cremona è raggiunto dalla fibra ottica secondo il modello Ftth (Fiber To The Home) ed alla rete metropolitana di Cremona sono ormai collegati migliaia di clienti residenziali, le principali realtà produttive del territorio e la maggior parte degli uffici della PA. La storia di Cremona dovrebbe essere quella di tutta Italia”.
Da parte sua Federutility, annuncia Paloschi – intende essere elemento di stimolo e fornire spunti di riflessione – oltre che dati sulla base di quanto disponibile all’interno delle aziende rappresentate – utili ad indirizzare le politiche di sviluppo. “Il tema dell’Ict connota la capacità di servizio di alcune importanti realtà territoriali. L’obiettivo è certamente quello di non veder snaturati gli investimenti già fatti e di favorire una politica nazionale che possa sviluppare l’economia”.