Nuovo governo

I limiti culturali digitali di Letta

Se per Agenda Digitale si intendono i provvedimenti approvati nel Decreto sulla Crescita, il neo presidente è molto distante dal promuovere l’uso di Internet come fattore decisivo per lo sviluppo e la competitività della società italiana. Non si rende conto che l’economia del web è trasversale a tutto

Pubblicato il 01 Mag 2013

Michele Vianello

consulente e digital evangelist

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Ho letto con molta attenzione il discorso di insediamento di Enrico Letta. Il discorso verte tra le altre, su tre parole chiave: crescita, lavoro, giovani.

È evidente che gli investimenti nell’estensione della banda larga, nella promozione della cultura digitale nell’intera società dovrebbe essere una condizione essenziale per una politica di rilancio dell’economia “davvero innovativa”. Non voglio qui dare giudizi affrettati, sarebbe sbagliato e prematuro.

Letta afferma che i quattro settori innovativi sui quali puntare sono l’Agenda Digitale, le nanotecnologie, l’areospaziale, il biomedicale.

Qui Letta esprime un limite culturale evidente. Se per Agenda Digitale si intendono i provvedimenti approvati nel Decreto sulla Crescita siamo molto distanti dal promuovere l’uso di Internet come fattore decisivo per lo sviluppo e la competitività della società italiana.

Come è noto i provvedimenti ivi previsti non solo necessitano di decreti attuativi per poter entrare in vigore. Soprattutto, se si eccettua la parte inerente l’incubazione di impresa, il provvedimento è interamente rivolto alla Pubblica Amministrazione.

Purtroppo nella cultura italiana, non solo quella del mondo politico, Internet è ancora considerato come un “titolo”.

Non ci si rende conto che l’economia del web è trasversale a tutto ed è lo sviluppo del web che può facilitare la competitività delle imprese e la coesione sociale.

Troviamo questo concetto associato alla crisi della rappresentanza della politica laddove il Presidente del Consiglio afferma che: “…legittima istanze di innovazione, partecipazione, trasparenza sottese alla rivoluzione del web…” si trasformano nella mitologia della democrazia diretta.

Anche questa è una visione parzialmente vera.

Il web è un assieme di piattaforme che consentono alle persone di comunicare attraverso modalità mai sperimentate nel passato.

È assolutamente necessario che le forme attraverso le quali la democrazia rappresentativa (valore fondamentale dal quale non si può prescindere) venga contaminata dalle forme nuove di espressione scelte ormai dalle persone in tutto il mondo.

Ciò che manca è la consapevolezza che siamo in presenza di “mondi nuovi” che possono aiutare ad uscire dalla crisi attraverso l’innovazione, ma che consentono anche, se non governati, di destrutturare l’economia e la società. E allora, c’è più lavoro, c’é più crescita, si potrà ricomporre la rottura generazionale se ci sarà più Internet.

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