nuovi ecosistemi urbani

Smart city: 10 esempi concreti (perché non diventi un concetto vuoto)

Dieci esempi concreti di smart city ispirati dal libro “Un new deal digitale” di Bas Boorsma e dallo studio di Assolombarda“Smart cities tra concetto e pratica”. Con la convinzione che la smart city non è un insieme di soluzioni, bensì un approccio diverso su come risolvere i problemi delle comunità e del territorio

Pubblicato il 22 Nov 2018

Gianluigi Bonanomi

Formatore sulla comunicazione digitale

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Da anni si parla ormai di smart city e il rischio che resti una “buzzword”, solo un concetto di moda, è altissimo. Per evitarlo ho voluto raccogliere in questo articolo dieci esempi concreti: dimostrano che la città non solo è intelligente, ma anche attualissima.

Dieci esempi di Smart City

Mi è capitato di leggere l’interessante libro “Un new deal digitale” di Bas Boorsma, tradotto da Donata Delfino con la collaborazione di Raffaele Gareri, presidente dell’associazione “The Smart City Association Italy”. Il testo, corposo e completo, affronta tutti i temi legati alle Smart City, dalla progettazione all’etica, dalla tecnologia alla sociologia, dai soggetti in campo ai rischi. E fa molti esempi concreti legati al concetto di big data, eccone cinque.

  • In India la tecnologia blockchain viene utilizzata per il rilascio del documento di identità, sostituito da un numero di 12 cifre con input biometrici. Il sistema è usato per pagare le tasse, votare e chiedere contributi. Lo SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale italiano, va in questa direzione.
  • La piattaforma Watson di IBM può aiutare un oncologo nel suo lavoro: sfruttando i dati raccolti da 20.000 riviste scientifiche, dà consigli su misura che nessun medico o equipe sarebbe in grado di dare. Il prossimo passo sarà fare le diagnosi partendo dall’analisi del DNA.
  • I big data possono aiutarci nella lotta contro il terrorismo. Per esempio Palantir permette di costruire modelli grafici integrando diverse fonti di informazione (dalle transazioni bancarie di tutto il mondo alla quantità di pioggia caduta in una determinata zona), con strumenti di advanced analysis.
  • Per entrare direttamente in una smart city, parliamo delle strade. In futuro la raccolta dei dati permetterà di accendere la luce quando davvero serve o abbassare i prezzi dei parcheggi in un quartiere, in tempo reale, per ridurre la congestione di altre zone della città.
    Un ottimo esempio è quello di Cisco Kinetic for cities: un software che raccoglie, aggrega e fa convergere dati provenienti da settori come mobilità, rifiuti, illuminazione, ambiente, pubblica sicurezza e acqua, poi li visualizza e ne evidenzia le correlazioni in modo da reagire a moltissimi eventi, anche inattesi, con provvedimenti adeguati.
  • Come sottolineato da Dino Maurizio proprio su questo sito (Quali passi per rendere smart una città con i big data: casi di studio) è molto difficile trovare esempi italiani. Del resto Intel e Juniper Research mettono Singapore, Londra, New York, San Francisco e Chicago al top tra le città più virtuose: nessuna città italiana, e nemmeno europea. Eppure qualcosa, anche da noi, si sta muovendo: per esempio Venezia ha messo a punto un sistema misto di telecamere, sensori laser e infrarossi capaci di contare le persone presenti in città in tempo reale.

Dopo gli esempi ispirati dal libro di Boorsma, altrettanti li prendo da “Smart cities tra concetto e pratica”, studio di Assolombarda.

  • Amsterdeck è un sistema di “water quality monitoring”, ovvero di controllo della qualità dell’acqua della città di Amsterdam.
  • Il progetto MONICA, utile per ridurre l’inquinamento acustico, ha visto tra le città capofila anche Torino. Si stanno sperimentando dal 2017 tecnologie per il controllo e la gestione del rumore e indossabili (wearables) per la sicurezza.
  • Il progetto Zero Traffic Deaths In San Francisco by 2024 consiste nell’applicare a taxi e autobus tecnologie di machine learning, computer vision e robotica per ridurre gli incidenti su strada.
  • Il progetto National Steps Challenge di Singapore utilizza le wearable technologies per migliorare la salute dei cittadini.
  • Il progetto “Unteres Hausfeld” di Vienna permette, tra le altre cose, di ridurre l’utilizzo del cemento e sperimentare altri materiali meno inquinanti.

Che cos’è esattamente una smart city?

Una definizione di smart city. Secondo il report “Smart City Progetti di sviluppo e strumenti di finanziamento” dell’Osservatorio Smart City dell’ANCI, l’associazione nazionale dei Comuni italiani, si può definire Smart City “una città che, secondo una visione strategica e in maniera organica, impiega gli strumenti dell’ICT come supporto innovativo degli ambiti di gestione e nell’erogazione di servizi pubblici, grazie anche all’ausilio di partenariati pubblico-privati, per migliorare la vivibilità dei propri cittadini; utilizza informazioni provenienti dai vari ambiti in tempo reale, e sfrutta risorse sia tangibili (ad es. infrastrutture di trasporto, dell’energia e delle risorse naturali) sia intangibili (capitale umano, istruzione e conoscenza, e capitale intellettuale delle aziende); è capace di adattare se stessa ai bisogni degli utenti, promuovendo il proprio sviluppo sostenibile”.

Potrei continuare all’infinito: gli esempi, anche eclatanti, non mancano. In ogni caso, va ribadito, la smart city non è un insieme di soluzioni, bensì un approccio diverso su come risolvere i problemi di una comunità e di un territorio. Quindi ogni territorio, pur partendo dai casi pratici di altri, deve riflettere sulla propria storia e contesto, e individuare o definire il proprio percorso “smart” che si concretizzerà attraverso proprie soluzioni (magari anche diverse da quelle altrui) costruite secondo nuove logiche di business, partenariato, sostenibilità, inclusione e, in definitiva, secondo modelli di ecosistema.

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