molestie e digitale

Cyber bullismo, mobbing, stalking: i crimini relazionali nell’era digitale

Fenomeni vessatori e persecutori come il mobbing, il bullismo o lo stalking non sono certo nuovi, ma il digitale ne amplifica il raggio d’azione e gli effetti. Per prevenirli è essenziale partire dall’educazione al rispetto degli altri e delle regole. Non serve demonizzare la tecnologia, ma formare a un uso consapevole

Pubblicato il 05 Dic 2018

Isabella Corradini

Psicologa sociale, Direttore Scientifico Centro Ricerche Themis e co-fondatore del Link&Think Research Lab

cybersecurity ospedale

I temi del bullismo, del mobbing, dello stalking e della molestia in generale continuano a richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni. Soprattutto perché nell’attuale era digitale questi fenomeni si potenziano nelle azioni e negli effetti.

Per affrontare questi crimini relazionali dell’era digitale la via è una sola. Rimettere al centro la dimensione umana rispetto a quella digitale e educare a un uso consapevole dei nuovi strumenti di comunicazione.

Il problema dei crimini relazionali digitali

Attraverso le tecnologie digitali, persecuzioni e vessazioni trovano modalità di espressione rapide e impattanti e, pur rispettando la specificità dei contesti ai quali tali fenomeni sono legati (il bullismo nella scuola, il mobbing sul luogo di lavoro e lo stalking nella sfera privata) finiscono per travalicare i confini dello spazio fisico e temporale.

È ormai un fatto che le tecnologie digitali, sempre più permeanti, abbiano rivoluzionato il modo di comunicare ed il comportamento sociale delle persone, nel bene e nel male. Si vive praticamente in simbiosi con gli strumenti digitali; si arriva addirittura a star male se non si ha la possibilità di utilizzare il proprio smartphone. Innegabili sono i benefici che apportano le tecnologie digitali, ma altrettanto indiscutibili sono i rischi ed i pericoli legati al loro uso, soprattutto quando si agisce in modo inconsapevole. Quello che accade nel cyberbullismo ne è la prova: giovani vite prese di mira in quell’universo della Rete, che proprio virtuale poi non è, visto che le conseguenze per le persone sono più che reali e tangibili.

Il bullismo, il mobbing e lo stalking si accompagnano così a forme di cyberbullismo, cybermobbing e cyberstalking, con esiti talvolta tragici. Indipendentemente dall’uso del termine cyber – particolarmente attrattivo per il grande pubblico e per i media – volto a indicare la dimensione digitale, va comunque evidenziato che la molestia resta comunque tale nella sua natura. Le versioni digitali del bullismo, dello stalking e del mobbing, infatti, confermano la loro natura di azioni persecutorie e producono conseguenze reali per le vittime. Così come lo sono quelle del cybercrime in generale, sia che si tratti di una frode informatica che di una molestia perpetrata attraverso i social media: è ormai evidente che le conseguenze, infatti, non rimangono confinate nel computer o nello smartphone di chi agisce, ma arrivano dritte alle persone.

Il digitale amplifica il raggio d’azione delle molestie

Con l’ausilio delle tecnologie digitali viene semmai amplificato il raggio di azione. Nello stalking, ad esempio, sempre più le tecniche di controllo tradizionale, dal pedinamento alla telefonata, si integrano con tecniche volte a sfruttare le opportunità che la tecnologia digitale mette a disposizione, prima fra tutte le piattaforme dei social media. Queste ormai rappresentano un vero e proprio strumento di controllo. Ma anche un modo diverso con cui le persone si presentano agli altri e costruiscono la propria reputazione. Tanto che colpire la reputazione di un individuo, discreditandolo agli occhi degli altri attraverso dicerie e notizie false, è una delle strategie adottate dal molestatore, sia che si tratti di bullismo, di mobbing o di stalking. Spesso, purtroppo, con risultati garantiti per il molestatore. Il problema, infatti, è che una critica, un commento, non sono nemmeno paragonabili ad una chiacchiera da bar, dal momento che possono dar vita ad un fenomeno incontenibile, virale, tale da raggiungere un pubblico anche invisibile, ma decisamente molto vasto. Nei casi di cyberbullismo, le vittime prese di mira diventano spesso oggetto di una continua e costante denigrazione in Rete; il più delle volte esse perdono la fiducia in sé stesse, si sentono inadeguate ed incapaci di reagire. La diffusione di notizie false o distorte sortisce spesso l’effetto sperato dal molestatore. Prima di tutto perché la vittima viene a trovarsi in una condizione di inferiorità ed il più delle volte non ha la forza di difendersi. In secondo luogo, perché una volta che l’informazione è stata immessa in rete, rilanciata e condivisa, finisce per diventare virale ed è piuttosto difficile da contrastare.

Bullismo, mobbing e stalking: fenomeni che, pur essendo caratterizzati da alcune specifiche differenze, presentano innegabili punti di condivisione. Tra questi, ad esempio, la dimensione relazionale, spesso disfunzionale, caratterizzata dallo squilibrio nella relazione tra gli attori coinvolti, in grado di assumere una connotazione persino patologica.

Come affrontare questi fenomeni?

La prevenzione di qualsiasi fenomeno parte prima di tutto dalla conoscenza delle sue dinamiche. Così, dall’analisi anche comparativa tra cyber bullismo, mobbing e stalking, emergono alcuni punti chiave utili a delineare le strategie di prevenzione più idonee.

Considerato che la disfunzionalità della relazione ed il contesto digitale rappresentano due comuni denominatori delle molestie, va da sé che una prima e irrinunciabile risposta da dare è di tipo educativo-formativo. Appare quanto mai indispensabile sensibilizzare ad una cultura del rispetto altrui e delle regole, al fine di promuovere, soprattutto nelle giovani generazioni, una responsabilizzazione attiva.

Inoltre, considerata la forte preponderanza della componente digitale, l’uso consapevole delle tecnologie digitali diventa una priorità che non può essere più ignorata. In tal senso, non si vogliono demonizzare le tecnologie digitali, ma esaltarne il loro ruolo positivo in accordo al corretto utilizzo. Un messaggio calzante anche con riferimento al più vasto campo della cyber security, dove i risultati non certo brillanti finora ottenuti dovrebbero far riflettere sulle strategie da intraprendere. Spesso, infatti, è proprio il fattore umano ad essere l’elemento debole del processo di sicurezza, e dunque su questo si dovrebbe investire in termini educativi e formativi.

È necessario rimettere al centro la dimensione umana rispetto a quella digitale. Ed è questa la vera sfida che ci attende nel prossimo futuro.

Di tutto questo si è parlato alla presentazione del libro di Isabella Corradini “Crimini relazionali nell’era digitale. Conoscere per prevenire. Cyber bullismo-mobbing-stalking”. Roma, 5 dicembre 2018 ore 17.30 Più Libri Più Liberi.

Con l’autrice è intervenuta Lorella Zanardo, attivista e scrittrice ed Enrico Nardelli, professore ordinario di informatica presso Università di Roma “Tor Vergata”.

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