La ruota “padagogica” – dalla crasi tra Pedagogia (l’anima della ruota, la sua ragione d’essere) e iPad, il primo dispositivo per cui fu adattata – può essere definita lo “strumento degli strumenti” per una scuola digitale che ponga l’alunno al centro del suo percorso di sviluppo.
Si tratta sostanzialmente di uno strumento che invita a ripensare profondamente tutto il processo di apprendimento inserendo le tecnologie in un meccanismo armonico unitario, che tenga conto della Tassonomia di Bloom, dell’apprendimento sociale ed emotivo, del modello SAMR (Sostituzione, Aumento, Modifica e Ridefinizione di Ruben Puentedura), della motivazione e concepisca l’attività di Learning Design come una continua riflessione, grazie ad alcune domande suggerite agli utilizzatori perché acquisiscano una sempre maggiore consapevolezza.
L’idea di fondo della Ruota Padagogica
Dopo decenni in cui la formazione dei docenti si era focalizzata sull’insegnamento e le sue tecniche e strategie, da qualche anno a questa parte le tematiche dello sviluppo professionale del personale della scuola sono incentrate sempre più sull’apprendimento. Ma perché il cambiamento di focus non sia solo di facciata, occorre ripensare profondamente tutto il processo. La magia delle app presentate ai colleghi durante un corso per ottenere l’effetto “wow!” durano lo spazio di una serata, il tempo di una presentazione, lo spot di un seminario; l’episodicità con cui spesso vengono poi utilizzate fa sì che la loro utilità si vanifichi e, al contrario, le faccia considerare un carico aggiuntivo di lavoro, perché l’insegnante le deve preparare prima della lezione. L’idea di fondo, invece, proposta dalla ruota padagogica è che l’alunno sia direttamente coinvolto nel proprio processo di apprendimento e sia messo in condizione di effettuare delle scelte, provando ad utilizzare le app suggerite perché rispondenti ad alcuni criteri fondamentali, in particolare: la possibilità di raggiungere uno o più obiettivi della Tassonomia di Bloom, la necessità di rendere attiva, coinvolgente e motivante l’attività, che vengano attivate delle dinamiche che potenzino l’apprendimento sociale ed emotivo, che la cosiddetta innovazione didattica passi piano piano da un livello di semplice sostituzione di una tecnologia con un’altra ad uno di completa ridefinizione del compito e così via .
Attraverso la proposta di Verbi di azione e di Attività utili per pianificare il percorso e la selezione delle App maggiormente utili a raggiungere gli obiettivi della Tassonomia di Bloom, classificate in base allo step del Modella SAMR a cui si riferiscono, il Poster agevola docenti e alunni nella progettazione di Unità di Apprendimento su tematiche diverse e di diversa durata.
La storia della ruota
La Padagogy Wheel, tradotta in italiano come Ruota Padagogica, dovrebbe essere più correttamente scritta utilizzando un trattino: Pad-agogy deriva infatti dalla crasi tra Pedagogia (l’anima della Ruota, la sua ragione d’essere) e iPad, il primo dispositivo per cui fu adattata. Nella sue tre versioni: stampabile per IOS, Android e desktop (in cui le app sono tutte linkate ai siti corrispondenti) è scaricabile con licenza Creative Commons Attribution-nonCommercial-ShareAlike 4.0 dal mio blog Scuola e scuole o da quello di Allan Carrington, Designing Outcomes, che la presenta in circa 25 lingue diverse: il progetto del professore australiano è, infatti, quello di creare una rete mondiale di insegnanti e di studenti che utilizzino questo strumento per progettare percorsi di apprendimento. Perché ciò sia possibile, il blog si avvale di quelli che vengono chiamati Language Champions, docenti che si sono offerti di tradurre il poster della Ruota nella loro lingua e che si impegnano a diffonderla secondo lo spirito che ha ispirato Carrington nel creare il suo blog e cioè una Ruota in ogni classe, anzi, una Ruota per ogni alunno. Stranamente, fino allo scorso anno, non esisteva una traduzione italiana, e la ruota era diffusa anche nel nostro paese, nella sua versione inglese, cosa che ne permetteva una diffusione abbastanza limitata a pochi “addetti ai lavori”. A marzo di quest’anno è stata pubblicata la versione italiana, curata dalla sottoscritta, ed è cominciata, già dalla fine del 2017, un’opera di disseminazione tra i docenti delle scuole di ordine e grado, grazie a diversi Seminari (Conferenza MOVE presso l’Orientale di Napoli, Conferenza Tesol Italy, Webinar sulla piattaforma eTwinning, ecc.). Ma il vero salto di qualità nella diffusione della Ruota e del suo Poster è stato determinato dalle iniziative denominate Teachers Matter, nell’ambito delle varie #Futura PNSD, in particolare Ancona, Chianciano, Roma, Caserta, Macerata, Campobasso. Durante i seminari molti insegnanti si sono avvicinati per la prima volta alla Ruota ed hanno dimostrato un interesse che fa ben sperare per le prospettive di sviluppo che essa si propone: creare una rete di docenti che provino, in una sorta di Ricerca-azione, ad utilizzarla per la creazione di un percorso di apprendimento e che diano un feedback per consentire di apportare, se necessario, le opportune modifiche. Gli stessi seminari e il feedback dei corsisti mi hanno dato modo di riflettere molto proprio sull’aspetto pedagogico: durante le presentazioni sorvolavo sulla descrizione della Tassonomia di Bloom e sulle sue problematiche, dando per scontato che, per la preparazione ai concorsi per l’accesso ai ruoli di docente si studiasse in modo approfondito. Ho avuto modo invece di constatare come quella fosse proprio la parte che interessasse di più tutti quei docenti che, magari espertissimi sotto l’aspetto tecnologico, erano carenti sugli autori che dovrebbero costituire il bagaglio basilare per ogni docente. Da qui il titolo “Ritorno al Futuro”: ci prepariamo al futuro tecnologico recuperando il bagaglio culturale della pedagogia.
Una breve storia della Ruota, che non è stata inventata, ma solo implementata da Carrington, è presente sul Poster stesso.
Che cosa non è la padagogy wheel
La Padagogy Wheel, come già detto, non deve essere intesa come la sola Ruota centrale, ma va considerato il Poster nella sua interezza, in quanto la parte più propriamente pedagogica si trova proprio nelle sezioni laterali, che spiegano, ad esempio, i criteri di selezione delle app, il modello SAMR, le domande che servono per riflettere sul processo che si sta cercando di attivare ecc.
Non è una lista tematica di app, perché la parte più propriamente tecnologica è uno strumento, funzionale al raggiungimento delle motivazioni pedagogiche, e non il fine del percorso. Le sua varie componenti sono intese come ingranaggi che interagiscono fra loro e che consentono al sistema “apprendimento” di funzionare se tutti insieme funzionano; se uno solo si blocca o non viene utilizzato, il processo si vanifica e perde la propria efficacia.
Il cuore della Ruota è l’attenzione a quelli che vengono chiamati “attributi dei laureati”; questa definizione, che evidenzia come la ruota nasca in ambito universitario, può essere fuorviante, perché in realtà lo strumento è funzionale a tutti i gradi di scuola, anzi, sarebbe auspicabile un suo utilizzo verticale, in modo che, da strumento per l’insegnante, divenga ausilio per gli alunni, consentendo loro di sviluppare anche l’autonomia, il senso critico, la responsabilità, l’assunzione dei ruoli, la cooperazione e tutto ciò che va sotto il nome di apprendimento sociale ed emotivo.
Gli attributi dei laureati
L’espressione “Attributi dei laureati”, nella definizione che ne dà il professor William Scott, dell’Università di Bath, è un elenco di conoscenze, competenze e valori che un’istituzione stabilisce come dichiarazione di intenti affinché:
“… tutti laureati, alla fine dei loro studi, a prescindere da background, interessi e la laurea ottenuta, posseggano e siano in grado di vivere nel resto del mondo queste conoscenze, abilità e valori attraverso il loro lavoro e anche attraverso la loro vita”.
Ogni volta che si attua un percorso di apprendimento, il docente si deve chiedere se, come e quanto profondamente questa sua azione abbia cambiato l’alunno che ha di fronte, in riferimento a cose come: pensiero critico, analitico e creativo, autonomia intellettuale, capacità comunicativa , flessibilità, capacità di lavorare in gruppo, inclusività, cittadinanza (globale) attiva, apertura alla diversità culturale, autonomia di apprendimento, integrità, leadership etica e così via. La somiglianza di queste componenti con le cosiddette Competenze chiave è evidente e sottolinea l’importanza della Ruota nella progettazione dell’apprendimento.
SAMR
Il nocciolo della ruota, il suo vero scopo, come sottolinea lo stesso Carrington, è infatti l’insegnamento/apprendimento trasformativo, cioè la possibilità di formare studenti indipendenti, autodiretti, automotivati, capaci di senso critico e di orientare il loro lavoro, aperti a punti di vista alternativi e differenti, che abbiano sviluppato fortemente capacità di pensiero di ordine superiore. E ciò e possibile solo se un apprendimento così concepito diventa strutturale, non episodico, non sporadico, ma sistematico; questo è ciò che si augura Allan Carrington, sta a noi fare in modo che il suo sogno si avveri, per il bene dei nostri alunni.