Il piano Industria 4.0 deve imboccare un nuovo corso e diventare occasione per ripensare l’intero processo produttivo, e questo non può avvenire puntando soltanto sugli incentivi: ben venga, certo, la proroga del credito d’imposta e il reintegro dell’iper-ammortamento, ma servono strategie e stimoli alle attività di affiancamento e consulenza negli ambiti della cyber security, dei big data, dell’e-marketing, della blockchain, dell’intelligenza artificiale, di internet delle cose. Insomma, di tutto ciò che può davvero dare valore aggiunto alle nostre imprese del Made in Italy e ai prodotti che queste immettono sul mercato.
Il cambio di rotta del Governo
Intanto, è già positivo che il Governo sia tornato sui suoi passi per quanto riguarda il credito d’imposta e l’iper-ammortamento, due misure previste dal piano Industria 4.0 del precedente esecutivo.
Che il vento governativo verso Industria 4.0 fosse cambiato lo si era capito, come si era capito già da giorni che il tavolo con Confindustria e le altre associazioni imprenditoriali che aveva incontrato nello scorso weekend prima Salvini, poi Di Maio, evidentemente aveva avuto il suo peso.
Insomma, tra corpi intermedi e Governo è probabile disgelo, ma le nostre imprese cosa ci guadagneranno?
Indubbiamente la proroga del credito d’imposta sulla formazione 4.0 sarà un passo avanti significativo per confermare una politica industriale che punti a colmare l’evidente digital divide culturale italiano, prima di tutto di noi imprenditori, ma anche dei nostri collaboratori e più in generale degli italiani tutti.
Insisto a sostenere come negli ultimi anni abbiamo operato troppo in direzione dell’offerta, stimolando troppo poco la domanda. Dopo infrastruttura e tecnologia, ci stiamo accorgendo che dobbiamo avere un mercato e i principali indicatori ci dicono che a livello di utilizzo degli strumenti web siamo costantemente fanalino di coda.
Investire per formare
Dobbiamo investire per formare, per alfabetizzare, per avvicinare le persone alla rete, investire nelle tecnologie emergenti vuol dire avvicinarci alle altre nazioni europee. Serve per colmare il “digital divide culturale”, di cui soffre il nostro Paese. Il nuovo grande sforzo, dell’intero sistema produttivo e associativo, quindi va fatto nello stimolare l’alfabetizzazione digitale, sia per le imprese, che per i cittadini, che sono alla fine il primo mercato di riferimento, andando nella direzione del Single Digital Market.
Lo sottolinea molto bene Giulio Pedrollo, vicepresidente per la politica industriale di Confindustria, quand afferma: “iniziamo a vedere nel Governo un ascolto e una proattività diversa, e il credito di imposta per la formazione 4.0 è una conquista importante. Si ritorna a mettere l’accento su industria 4.0 così com’era quindi, smonto le riforme che funzionano, poi mi accorgo che ci sono elementi positivi e li rimetto”.
Il ritorno dell’iper-ammortamento
Un provvedimento quello degli incentivi alla formazione che va a beneficio soprattutto delle PMI (piccole medie imprese), infatti le grandi aziende solitamente formano autonomamente le risorse umane da adeguare ai nuovi standard tecnologici. Le piccole imprese, invece, grazie agli incentivi possano sfruttare al meglio le opportunità offerte da Industria 4.0, vanno invogliate ad investire in questo senso.
Altro aspetto caratterizzante Industria 4.0, almeno nella vecchia versione Calenda, è il ritorno dell’iper-ammortamento per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro al 280%: ed è quanto prevede un emendamento dei relatori, presentato in questi giorni in Parlamento, che stabilisce un incremento del 180% da sommare all’ammortamento del 100% sui beni ad alta tecnologia già esistente. Con un subemendamento a firma dei 5 Stelle, anche il movimento chiede che la percentuale sia rivista ma fissando il tetto al 270%.
Per l’iperammortamento sono previste tre aliquote: 250% per gli investimenti fino a 2,5 milioni; 200% fino a 10 milioni e 150% fino a 20 milioni. Complessivamente si tratta di un taglio del 175% sui beni materiali e al 120% sui beni immateriali.
Fin qui il reintegro delle partite “basic” delle politiche governative intraprese nel Paese. Ma, a mio avviso, ancora non basta!
Dopo gli incentivi, le strategie
Non possiamo vivere di soli incentivi che ovviamente dopo l’euforia del primo, forse secondo, anno sono inevitabilmente destinati a scemare. Servono politiche, servono strategie, serve non perdere il passo con il resto d’Europa, questo ci dice il famoso indice DESI.
La strada accennata e in parte intrapresa da Di Maio di non fermarsi solo ai macchinari in fabbrica, ma puntare sui processi produttivi, quelli che danno valore aggiunto al prodotto/servizio è quella giusta, caro Ministro, ma dobbiamo crederci.
Serve, a mio avviso, imboccare un nuovo corso anche in quella che noi chiamiamo Industria 4.0, il vecchio piano Calenda va aggiornato, il mondo corre in tre anni...
Ribadisco per l’ennesima volta che Industria 4.0 serve a migliorare i processi per dare valore aggiunto al prodotto/servizio, in particolare rivolgendosi alla enorme platea delle PMI italiane.
Ripensare l’intero processo produttivo
Insisto infatti nel dire che Industria 4.0 come è nata in Germania e poi evoluta in Giappone e in tante altre economie manifatturiere, è prima di tutto l’occasione di ripensare le nostre imprese in una logica 4.0, non solo cambiando i macchinari, ma ripensando il processo produttivo, l’organizzazione, fino ai prodotti/servizi al consumatore. Ecco quindi che vanno stimolate le attività di affiancamento e consulenza e urge puntare su Information Tecnology e Cyber Phisical, ovvero la piena integrazione tra IT e digitale.