In un 2019 in cui, a fronte della pervasività degli strumenti digitali, un infarto può portare una persona alla morte, alla menomazione o, semplicemente, non avere conseguenze in base alla regione o alla ASL di appartenenza del paziente, è difficile dire quali saranno le priorità per la Sanità digitale. Non ho, quindi, previsioni vere e proprie, ho speranze. Speranze che i temi caldi vengano affrontati. E i temi più caldi sono la telemedicina, i big data, l’intelligenza artificiale (AI), il rapporto tra pubblico e privato nell’innovazione del SSN, infine le competenze digitali.
Prima però di addentrarmi nello specifico di questi temi, vorrei partire da una citazione musicale, e da una vicenda molto personale che mi ha portato a riflettere su quanto repentinamente sia cambiato il modo in cui viviamo.
“Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’ e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò. Da quando sei partito c’è una grossa novità, l’anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va”. Lucio Dalla racconta un mondo che verrà, un mondo di speranza, ma noi cosa ci possiamo aspettare nel sistema Salute dal nuovo anno, visto che in questo qualcosa ancora qui non va? “La televisione ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando”
Non credo che sarà tre volte Natale ma credo che qualcosa dovrà cambiare, siamo davanti a grandi opportunità e a forze potenti che venture capitalist, assicurazioni sanitarie, aziende e governi, nazionale e regionali non possono perdere.
“La forza scorre potente attorno a te” ripeteva il maestro Jedi e la forza è quella di una Rete ormai parte integrante della nostra vita, ad ogni livello. La recente scomparsa di mio suocero mi ha fatto pensare, ci si guarda sempre indietro in questi casi, e ho visto come è cambiato in pochissimo tempo il mondo attorno a noi. Lui aveva acquistato mobili di pregio, quadri di pregio, aveva una collezione di macchine fotografiche, di francobolli, argenteria e tutte quelle cose che un signore di buona famiglia considerava investimenti in beni che possono anche essere goduti tutti i giorni, anche solo con la vista. Ora quei quadri non hanno praticamente più valore, i mobili antichi valgono molto meno di quando li ha acquistati, l’argenteria, anche di fine Ottocento vale il peso del metallo, le macchine fotografiche poche lire, e sei fortunato se le prendono. I beni che erano da sempre stati il rifugio delle famiglie benestanti sono diventati un peso e la rivoluzione digitale ha certamente parte della colpa di questi cambiamenti di valore degli oggetti. “Sono cambiati e tempi” mi dicono dalle case d’aste, “i fiori non li vuole più nessuno”. Purtroppo, è così con molta parte del nostro SSN, ancorato all’equivalente dei mobili e dei quadri di valore, di patrimoni “tangibili” e basato sulla spina dorsale digitale del nostro SSN, il Fax!
La salute nuovo terreno di battaglia politica
Come fanno queste riflessioni ad essere parte della trasformazione digitale che tutti stiamo aspettando? In primis queste riflessioni sono un grande esempio del fatto che le trasformazioni non sono mai indolori; nei secoli scorsi le grandi trasformazioni più che dalla scienza erano portate dalle guerre, che hanno sempre portato dolore. Oggi le guerre nell’occidente si combattono con l’economia, a colpi di spread, di fusioni, di acquisizioni, di dazi e di migranti, tra le nazioni ed all’interno delle nazioni, tra grandi gruppi economici.
La salute è terreno di battaglia. In una mia recente intervista con una giornalista del “Fatto Quotidiano” l’intervistatrice mi ha fatto riflettere sul fatto che nel 2019 ci sono regioni con le Reti di telemedicina dell’emergenza per Stroke ed Infarto ed altre senza. Il risultato? Nel 2019 in Italia si può morire d’infarto, restarne gravemente menomati oppure uscirne senza alcuna conseguenza per il semplice fatto di essere nella regione giusta o nell’ASL giusta. Se sei nella giusta ASL sei seguito per il diabete, per lo scompenso cardiaco, se sei in quella a fianco hai solo liste di attesa di mesi. Al di qua del Po gli infermieri dell’ambulanza non possono metterti una flebo di glucosata per ipoglicemia, al di là si. E al di qua del Po, per quanto ne so, non è neppure previsto un teleconsulto con il medico del 118 per essere autorizzati a mettere la flebo, nel 2019!
Se il cambiamento non migliora le cose
Il mondo è cambiato ma non sempre come avremmo voluto, proprio come accade nel caso di mio suocero, chi ha deciso che gli infermieri potevano compiere atti sanitari è stato radiato dall’ordine dei medici, non sarebbe stato più semplice fornire loro un’App sul cellulare per il teleconsulto? TytoCare permette alle mamme di vistare i propri cari e non lo possono fare gli infermieri del 118? La salute è terreno di battaglia politica, appunto, ed il cittadino, il paziente diventa come quel bambino della scuola di Corzano che scrive “ Poi Dio dirà: “Fate silenzio tutti quanti!”. E poi li dividerà. A uno qua e a un altro là. Qualcuno che vuole fare il furbo vuole mettersi di qua, ma Dio lo vede e gli dice: “Uè, addò vai!”. (…) e io, speriamo che me la cavo.” Il cittadino paziente spera solo di cavarsela, appunto. Mesi di contenzioso giudiziario per esercizio abusivo della professione sanitaria per i tecnici di radiologia che eseguivano esami RX refertati a distanza dal radiologo, finiti nel nulla.
Il cambiamento è arrivato ma ancora siamo ai progetti speciali “Smartcosi” “Homecardio” Pippo, Pluto e Topolino. Quante televisite sono state fatte? Quali progetti di telemedicina specialistica sono attivi? La telerefertazione, care Regioni, non è la telemedicina, nelle linee di indirizzo nazionali, che avete approvato, la Telerefertazione non appare tra le attività di telemedicina, e non per caso, basta usare il tasto CTRL-F e scrivere telerefertazione , “not found” è la risposta.
La Teleassistenza che tutte citate è di ambito sociale e solo marginalmente sanitario, è ora di sviluppare la Telemedicina specialistica, la cura, il prendersi cura, basta con le chiacchiere! E soprattutto, voi che vi lamentate della mancanza di rimborsabilità a livello nazionale, cosa vorreste rimborsato? Una tecnologia o un atto sanitario? Ovviamente l’atto sanitario e allora smettetela di definire le cose per la tecnologia usata, che vuol dire “telemonitoraggio” quale atto sanitario rappresenta? Una Televisita specialistica? Un accesso infermieristico domiciliare? Un teleconsulto presso il proprio MMG o PLS? Un teleconsulto tra professionisti sanitari?
Partiamo allora con una disamina dei temi che dovranno essere necessariamente affrontati con serietà in questo nuovo anno.
Telemedicina
Si diffonde sempre di più, gli smartphone le APP, i dispositivi connessi, la speranza? L’aggiornamento delle linee di indirizzo della telemedicina, introdotte nel 2014 ed ancora oggi documento di riferimento nazionale, recepito con apposite delibere dalle regioni, è una attività indispensabile. La commissione tecnica paritetica del ministero della Salute per lo sviluppo della telemedicina nazionale, che coordino, ha svolto il proprio compito, ha contattato Regioni, stakeholder industriali, rappresentanti del personale sanitario ed ha elaborato alcune bozze ma il lavoro deve essere integrato con i suggerimenti di altri attori e deve essere integrato nel documento nazionale. I temi principali da aggiornare emersi sono relativi alle nuove tecnologie legate al mondo IoT, al mondo “mobile”, alla cyber security e infine ai temi caldi di autorizzazione ed accreditamento.
Big Data, l’importanza dell’interoperabilità
Una delle fonti di big data sanitari è il fascicolo sanitario elettronico (FSE), in via di implementazione in tutta Italia. La speranza è il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, o meglio, come far utilizzare al meglio il FSE attuale, colonna portante del big data e della medicina personalizzata. È emerso che le regioni che hanno iniziato per prime l’implementazione del FSE oggi si trovano con un database di documenti in formato PDF, ben poco utilizzabili per il data mining, mentre le regioni con implementazione più recente hanno la maggior parte dei dati in HL7 o altri formati interoperabili, utilizzabili in progetti di Big Data e/o interfacciabili con strumenti di intelligenza artificiale, per evolversi in progetti di medicina personalizzata e non rimanere un semplice CdC, “cassetto del comò” digitale.
Maggiore sinergia pubblico-privato
Regole, sostegno ed indirizzo, cooperazione. Il privato si sta muovendo velocemente sull’innovazione digitale, assicurazioni, case di cura, società di mutuo soccorso, fornitori. C’è però il forte freno di regole ancora incerte e della babele regionale tecnico/amministrativa, non in grado di far fronte ad una telemedicina privata regionale o peggio, di dimensioni sovraregionali. Come fare per eseguire un teleconsulto od una Televisita nella regione X con il centro medico nella regione Y? Chi autorizza il centro nella regione X? E se il centro erogatore è nella regione Y perché chiedere una autorizzazione sanitaria al centro servizi nella regione Y? È indispensabile per lo sviluppo del sistema gestire, promuovere i rapporti con il privato sull’innovazione. La speranza è che Il privato ed il pubblico possano creare sinergia per supportare l’innovazione
Competenze digitali
Le competenze digitali dei leader del SSN nazionale sono un tema chiave. La eLeardeship (capacità di guidare la trasformazione digitale) delle direzioni strategiche, la speranza è che arrivino le competenze digitali certificate ed obbligatorie per i direttori di struttura e per gli operatori del SSN. Senza di queste non si andrà lontano perché l’innovatore digitale non capito viene trattato come fu trattata Cassandra.
“Chi di speranza vive disperato muore” dice il proverbio, io leggo anche i tempi e oltre alle speranze penso di poter leggere nella “forza” delle linee di tendenza, che portano comunque verso una sanità digitale che pian piano si integra nel nostro SSN.
Le tendenze che fanno ben sperare
- Le gare per i servizi di telemedicina cominciano ad apparire in ambito regionale. Per ora i servizi sono frammentati, “inventati” di volta in volta, in balia spesso delle proposte dei fornitori più che dei sanitari ma lentamente i cittadini acquistano consapevolezza del diritto alla salute digitale e chiedono servizi. Il mercato assicurativo è molto indietro, il 75% dei gruppi assicurativi americani offre la telemedicina nei propri piani sanitari ma viene richiesta da meno dell’1% degli assicurati e in Europa, pur con meno offerta, la domanda è ancora bassa. L’offerta si raffinerà e crescerà la domanda, una domanda di servizi utili, da parte di pazienti consapevoli e al crescere dell’offerta del settore privato anche il pubblico aumenterà la propria offerta, per ridurre le liste di attesa, gli sprechi, i costi ingiustificati, problemi che esistono da anni ma manca la capacità di provare soluzioni complesse per problemi complessi.
- La medicina di precisione basata sui Big Data si fa pian piano strada tra i medici più illuminati mentre l’Evidence Based Medicine arretra, sempre più minata alla base dai dati del mondo reale opposti a quelli dei grandi trial dove sono tutti perfetti ed i dati sono sempre evidenti e scintillanti. Nuove terapie, nuovi schemi sempre più personalizzati e non solo per la conoscenza del genoma e dei dati del mondo reale, ma anche più semplicemente per l’aderenza terapeutica sempre migliore resa possibile anche con le tecnologie digitali.
- Una nuova consapevolezza del prendersi cura, prima che curare, il concetto anglosassone dell’Healthcare ora viene declinato come Health and Care, salute e cura, due cose separate, ciascuna da affrontare con una strategia e la sanità digitale è lo strumento ideale per “prendersi cura”
- La silver economy, il Long Term care, la cura non solo dell’episodio di malattia ma una cura che parte dai parametri vitali rilevati con un dispositivo IoT, dai farmaci assunti, dall’esame obiettivo per seguire un paziente con “tagliandi” personalizzati come quelli di una automobile fino ad una offerta di tecnologie di assistenza agli atti della vita quotidiana, per evitare l’inevitabile decadimento fisico legato alla solitudine ed alla poca cura di se stessi di molti pazienti anziani lontani dalla famiglia. Servizi domiciliari socio-sanitari supportati dalla tecnologia per il monitoraggio dei pazienti più fragili, per non doverli portare in emergenza al pronto soccorso all’arrivo del caldo o del freddo.
Queste sono a mio parere le principali tendenze, ai governanti le strategie e la gestione del sistema. Una cosa è certa: è ora di muoversi.