cittadinanza digitale

App IO, la prova: “Ecco perché rivoluzionerà il rapporto con la pubblica amministrazione”

Provata per due settimane, l’app del Team Digitale è un viaggio nel futuro digitale della pubblica amministrazione. IO, che arriverà nella seconda metà di quest’anno, potrebbe così migliorare davvero il rapporto tra cittadini e PA tramite il digitale. Ecco come

Pubblicato il 23 Gen 2019

Federico D'Incà

Questore della Camera, M5S

io

Già entro la seconda metà di quest’anno, l‘app IO potrebbe essere disponibile per tutti, e rivoluzionare, una volta e per sempre, il nostro rapporto con la pubblica amministrazione.

Io che l’ho provata posso anticipare che per due settimane ho vissuto nel futuro digitale della pubblica amministrazione. Ed è stato bellissimo.

Pensateci un po’: pagare la retta scolastica di vostro figlio o il bollo dell’auto, una contravvenzione o la tassa sui rifiuti, tutto in un click, in modo rapido e sicuro tramite una semplice applicazione per il vostro smartphone. Niente carte, niente smarrimenti di quelle carte. Chi preferirebbe la fila allo sportello? Chi dimenticarsene, e rimediare con gli interessi?

Tutta la PA in un’app

Una app che vi avvisa se la carta d’identità è in scadenza, e consente di prendere appuntamento per il rinnovo; una volta cliccato, eccolo sincronizzato sul vostro calendario digitale. L’allerta meteo, una ordinanza comunale? Vi raggiungono tramite una notifica sull’app, come se il rapporto tra cittadino e amministrazioni pubbliche si consumasse su un social network.

Basta accedere con una identità certificata — SPID, la prima volta, poi solo un codice PIN — e il gioco è fatto: tutti i messaggi da e per la PA, tutti i pagamenti verso lo Stato, tutta la documentazione, in un’unica soluzione, chiara e semplice da usare.

“IO”, una nuova era per l’eGov

Non è un sogno, ma la realtà che il Team Digitale del governo italiano sta già realizzando tramite l’app “IO”, l’applicazione che potrebbe davvero rivoluzionare l’eGovernment, e in particolare risolvere l’endemico problema del nostro paese: che i servizi digitali ci sono, ma non vengono usati che da una minoranza esigua della popolazione.

Lo sappiamo, i problemi non mancano, a livello infrastrutturale (i tristemente famosi ritardi di connettività) e culturale (le scarse competenze digitali, a tutti i livelli). Ma dopo avere preso parte, insieme a circa 40 colleghi parlamentari del Movimento 5 Stelle e anche della Lega, a una prima sperimentazione sul campo di “IO”, posso dire con certezza che le cose stanno per cambiare, e radicalmente.

Chiunque lo direbbe, dopo aver provato quanto sia semplice pagare una multa o rinnovare l’iscrizione ai servizi scolastici tramite “IO”. Basta ottenere una identità SPID (il passaggio meno intuitivo, ma che è attualmente in fase di semplificazione), registrare la propria carta di credito (tramite l’integrazione col circuito di pagamenti sicuri, PagoPA) e imparare, in pochi minuti, a districarsi tra i servizi offerti. Già per la sperimentazione ne erano attivi diversi, e saranno sempre di più.

Una killer app per la PA digitale

Dopo le due settimane di prova, il responso dei partecipanti è stato unanime: già in beta, la app funziona. Pochi e di scarso rilievo i bug da segnalare, il che lascia pensare che davvero entro la seconda metà dell’anno il servizio possa essere lanciato presso il grande pubblico. Certo, la carta di credito usata durante il test era di prova, così come le transazioni.

Ma l’impressione di essere di fronte a una vera e propria “killer application” per la PA digitale è forte, e resta impigliata al desiderio di continuare a usarla una volta terminata la sperimentazione. Al prossimo documento cartaceo ricevuto, la tentazione di lanciare l’app, e pagare semplicemente inquadrandolo con un QR code, è già irresistibile. E perché mai sto ricevendo una comunicazione cartacea? Viene da chiedersi.

È la più grande lezione del presente, forse: una volta che un servizio è stato “disintermediato” con successo, e a beneficio di tutti, non si torna più indietro.

Un approccio citizen first

Del resto, il Team sta sviluppando “IO” secondo un approccio “citizens first”: prima i cittadini. E si vede. L’app è stata concepita solo dopo una attività di ascolto dei loro reali bisogni, il che aumenta ulteriormente le chance di utilizzo; è inclusiva, perché basta avere uno smartphone, per usarla; ed è digitale e personalizzata, sì, ma nel rispetto di privacy e sicurezza informatica: PIN e dati biometrici per accedere all’app (sì, l’obiettivo, a regime, è farlo con un tocco o uno sguardo) sono infatti cifrati e conservati solo nel telefono.

Sappiamo bene che non basta digitalizzare il paese per risolverne tutti i problemi; ma l’innovazione portata da “IO” è grande, perché semplifica davvero la vita dei cittadini. E in più, consente ingenti risparmi. A ciascuno di noi, ma anche alle PA. Si pensi al Comune di Gallarate, che già oggi può permettersi di scontare l’importo della TARI se corrisposto online.

Insieme all’attività del governo e del Parlamento su temi cruciali della nostra era, dall’intelligenza artificiale al 5G passando per l’etica dell’automazione, gli investimenti in startup innovative e la formazione di una classe di cittadini digitalmente consapevoli, l’app “IO” potrebbe dare un contributo decisivo per portare l’Italia fuori dal gruppo degli inseguitori della rivoluzione digitale, e posizionarla finalmente tra i leader: quelli che fanno innovazione, invece di subirla o faticosamente adeguarvisi.

E se, come ricordava il teorico dei media Neil Postman già nel 1992, all’alba della rivoluzione digitale, non c’è critica tecnologica intelligente, seria, che non parta dal riconoscerne i benefici, questo contribuirà anche a migliorare la nostra consapevolezza critica del rapporto tra nuove tecnologie e governo della cosa pubblica.

È un’occasione da non perdere. E non la perderemo.

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