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Le potenze investono sull’intelligenza artificiale: il ruolo dell’Europa tra Usa e Cina

La Cina vuole diventare la più grande potenza mondiale nel campo dell’IA entro il 2030; gli Usa sono leader nella competizione internazionale per la consolidata struttura del mondo accademico e le capacità del Darpa, la Ue è in ritardo, ma si sta mobilitando. Le iniziative dei ricercatori per colmare il gap europeo

Pubblicato il 22 Feb 2019

Piero Poccianti

past president AIxIA

Artificial-Intelligence

Gli impatti dell’Intelligenza artificiale sulla società, sull’economia e persino sull’ambiente si preannunciano significativi. Ecco perché molti Paesi – dal Canada all’India, dagli Emirati Arabi Uniti alla Tunisia – hanno cominciato a definire strategie per la ricerca e le applicazioni industriali.

In questo momento storico, gli occhi di tutto il mondo sono però puntati su Cina, USA e Europa. Tre potenze che hanno storie, culture e approcci diversi non soltanto nel campo dell’Intelligenza Artificiale, ma anche politico, economico e sociale.

Approfondiamo di seguito i tre diversi approcci con un focus finale sulle nuove strategie proposte dai ricercatori europei per colmare i punti deboli del Vecchio Continente (primo fra tutti la mancanza di una cultura comune capace di definire una strategia collettiva, ma anche l’eccessiva attenzione alla protezione dei dati che potrebbe avere effetti negativi sullo sviluppo del mercato e in termini di ricerca).

Intelligenza artificiale, da spauracchio a must have

Fino a qualche anno fa chi parlava di Intelligenza Artificiale era guardato con sospetto, spesso deriso; il termine, nella migliore delle ipotesi veniva mascherato: Gartner Group parlava di smart tecnologies.

Dal 2011 però qualcosa è cambiato. Dopo che Watson ha battuto i grandi campioni di Jeopardy l’onda di entusiasmo per l’IA ha cominciato a crescere.

Siamo ancora molto lontani dal realizzare un’intelligenza artificiale simile all’uomo, ma abbiamo macchine e applicazioni che, in compiti specifici, operano come o meglio dell’uomo.

Nel 2016, a fine mandato, l’amministrazione Obama ha redatto due studi sugli impatti dell’IA negli USA per stabilire delle politiche tese ad incrementare gli effetti positivi e limitare i possibili danni. Il Canada invece è stato il primo Paese ad annunciare il suo piano di investimenti nel 2017 con un documento governativo, a cui hanno fatto seguito altri Paesi che hanno redatto documenti simili e stanziato fondi rilevanti per supportare i piani di ricerca e sviluppo su questa materia.

Gli Emirati Arabi Uniti, così come il Giappone, hanno lanciato la loro strategia sempre nel 2017, l’India ha formulato invece il proprio piano nel 2018, mentre la Corea del Sud ha recentemente annunciato un piano quinquennale di investimenti di sviluppo e ricerca in IA. Ci sono poi piani a diverso livello di avanzamento in Malesia, Singapore, e Taiwan. Il Messico e la Russia hanno dichiarato le loro priorità e strategie, mentre Tunisia e Kenia hanno formato delle task forces per studiare lo sviluppo dell’IA in Africa. Molti Paesi nordici e dei Balcani hanno formato infine una collaborazione nel 2018 per incrementare la loro capacità di sviluppo in questo campo.

I tre approcci all’IA: Cina, USA e Europa

La Cina è contraddistinta da una lingua comune, ma diversa da quella degli altri Paesi. Un fattore che si rivela da una parte una barriera alla collaborazione e dall’altra il motore per la creazione di un enorme mercato interno difficilmente accessibile ai giganti Usa.

Questa strategia ha portato alla nascita di nuovi giganti che impiegano una grandissima quantità di persone e definiscono infrastrutture capaci di far prosperare anche aziende di più piccola dimensione. È lampante una difficoltà maggiore nell’attrarre talenti esteri, ma si stanno impegnando per farlo. Bisogna inoltre constatare che lo Stato interviene in modo massiccio finanziando infrastrutture che permettono di utilizzare l’IA sia nelle città che nella PA e stimolando la crescita di standard per la creazione di nuovi servizi.

Gli Stati Uniti sono invece caratterizzati da un’economia sempre più basata su colossi di mercato come Google, Amazon, Facebook, IBM e Microsoft e da una forte capacità militare rappresentata dal Darpa (il Dipartimento della Difesa Americano). In questo scenario la ricerca accademica risulta altrettanto significativa e attrattiva considerata anche la sua storia che spazia su tutti i paradigmi dell’IA. Presupporti importanti che posizionano gli USA come uno dei Paesi a forte immigrazione di talenti grazie anche a stipendi e condizioni da favola.

L’Europa, infine, è ancora una frammentazione di Stati. È evidente la mancanza di una strategia comune, di centri aggreganti di ricerca in grado di consolidare la ricerca industriale. A tutto ciò si aggiunge anche una carenza di visione da parte delle aziende che sta provocando non solo una emorragia di cervelli ma anche e soprattutto uno dei punti di criticità maggiormente significativi. Ad oggi l’Eurozona si sta concentrando sulle regole di protezione dei dati che rappresentano una fonte significativa di conoscenza per gli algoritmi di apprendimento. Questa attenzione potrebbe però rivelarsi nefasta in termini di crescita del mercato e della ricerca, a meno che non si riescano ad individuare soluzioni che consentano di proteggere i dati delle persone e i loro diritti, senza depotenziare la possibilità di usarli per il bene comune.

La Cina

Tra i passi più recenti della Cina in tema AI, oltre al New-Generation Artificial Intelligence Development Plan del 2017, troviamo lo stanziamento da parte del governo di 2 miliardi di dollari di in ricerca e sviluppo e l’annuncio di un altro investimento di 2.1 miliardi di dollari per il parco tecnologico sull’AI in Pechino, entrambi del 2018. Sempre il governo ha messo a disposizione anche enormi moli di dati e liberalizzato l’accesso a queste fonti. Inoltre è giusto evidenziare anche gli investimenti in ricerca di IA delle gigantesche aziende cinesi come Baidu, Alibaba, Tencent e Huawei così come quelli delle società di investimento – vedi Sinovation Ventures e altre.

Ad oggi la Cina ha comunque dichiarato di voler diventare, da qui al 2030, la più grande potenza mondiale nel campo dell’IA secondo tre passi con precisi obiettivi temporali:

  • 2020 – rendere competitive a livello internazionale le applicazioni e le tecnologie di IA.
  • 2025 – contribuire in modo significativo alle evoluzioni della ricerca di base nel campo dell’AI rendendo le applicazioni e la tecnologia al top nel panorama mondiale.
  • 2030 –  diventare il maggior centro di innovazione nel campo dell’IA

Con questo preciso scopo il Paese sta cominciando ad attrarre ricercatori da altre parti del mondo per accrescere la ricerca che attualmente è focalizzata molto sulla computer vision mentre risulta carente sul trattamento del linguaggio e sulla rappresentazione della conoscenza. L’investimento in education e ricerca è imponente, anche se il numero di citazioni degli articoli a livello internazionale denuncia un approccio ancora poco internazionale e scarsa collaborazione con le altre realtà.

Il supporto governativo è comunque sostanzioso e importante anche a livello di startup. I fondi sono notevoli e vogliono permettere la diffusione di soluzioni per trasformare le città, il sistema di trasporti, di pagamento, di distribuzione, e di istruzione. In Cina ci sono anche molte meno remore ad applicare sistemi di IA in considerazione di regole di protezione della privacy o di altre norme di protezione individuale. In alcune scuole cinesi, ad esempio, sono state installate webcam che percepiscono il grado di attenzione degli studenti e riportano queste informazioni direttamente ai docenti.

Stati Uniti

Gli Usa appaiono come leader nella competizione internazionale sull’IA per la consolidata struttura del mondo accademico che vanta una lunga tradizione di laboratori interdisciplinari e la tendenza a creare collaborazioni worldwide. Significativo anche il ruolo giocato dal Darpa che ha formulato un piano strategico sull’intelligenza Artificiale di 2 miliardi di dollari con l’obiettivo di superare i limiti delle attuali tecnologie e arrivare a quello che chiamano Contextual Adaptation. Oggi il focus principale del Dipartimento della Difesa Americano è il “common sense reasoning“, ossia la capacità di base di percepire, comprendere e giudicare temi e soggetti di discussione che sono comunemente condivisi e che possono essere ragionevolmente previsti. Una skill non ancora alla portata degli attuali costrutti di IA e che rappresenta un significativo passo avanti anche nella capacità delle macchine di spiegare il loro comportamento, uno dei principali limiti delle attuali deep neural network.

Arrivando all’attualità, è di pochi giorni fa, un nuovo piano di investimenti formulato dall’amministrazione Trump per rilanciare la supremazia Usa nel campo dell’IA, minacciata dalle dichiarazioni e dalle azioni della  Cina.

L’“American AI Initiative” è impostato come “approccio su più fronti”, incentrato su cinque pilastri: Ricerca e Sviluppo; Accesso a Dati e Modelli; Creazione di Standard; Diffusione di Competenze tecniche e Collegamenti internazionali.

Al momento però non è ancora chiaro quanto il piano abbia reali possibilità di concretizzarsi e quanto invece sia una dichiarazione di intenti senza un preciso piano di attuazione.

Europa

L’Europa, pur avendo il più alto livello di produzione scientifica e collaborazione internazionale, ha assistito negli ultimi anni ad una sostanziosa perdita di talenti nel mondo della ricerca che emigrano verso Paesi con più alta opportunità di carriera e stipendio (USA e Cina). Una tendenza alquanto preoccupante perché se non verrà invertita quanto prima, porterà l’Europa a perdere la sua capacità di competere nel campo dell’IA in breve tempo.

Nell’ultimo periodo sembra però che la regione si stia mobilitando. Lo scorso aprile la Commissione Europea ha dichiarato il proprio approccio all’IA basato su un incremento degli investimenti pubblici e privati, su una maggiore consapevolezza dei cambiamenti socio economici e sulla creazione di un framework appropriato da un punto di vista etico e legale.

Ha invocato anche una cooperazione tra stati denominata “European AI Alliance” dichiarando di voler incrementare gli investimenti in IA di 1.5 miliardi di Euro nel periodo 2018-2020. Un primo investimento che potrebbe richiamare un ulteriore incremento di fondi per 2,5 miliardi di euro da parte di partner pubblici e privati in aree collegate. Tuttavia non si può negare che gli investimenti europei sono e rimangono insufficienti per competere con quelli di Cina e Usa.

A ciò si aggiunge anche la mancanza di una propria strategia, al di là di quella dei singoli Stati, che tenga in considerazione gli aspetti etici.

Nuove iniziative europee

Proprio per contrastare una strategia debole, un basso livello di investimento e una eccessiva frammentazione stanno nascendo delle iniziative proposte dai ricercatori per unire le forze e creare quel piano d’azione che risulta ancora latente. Le principali sono CLAIRE e ELLIS.

CLAIRE

L’iniziativa Confederation of Laboratories for Artificial Intelligence Research in Europe nasce da un movimento dal basso di ricercatori, laboratori ed associazioni scientifiche che prende spunto anche dal modello del CERN. L’obiettivo primario consiste nel rafforzare la ricerca e l’innovazione creando una confederazione di laboratori per la ricerca in AI capace di comprendere una rete di centri di eccellenza e una infrastruttura operante come snodo centrale. In dettaglio:

  • concentrarsi su applicazioni di AI a favore dell’uomo che non mirino a rimpiazzarlo ma a supportarlo e facilitarlo
  • incrementare i fondi dedicati alle ricerche in essere, a nuove opportunità e ad interessi chiave per il continente.
  • attrarre stakeholders per trovare meccanismi di partecipazione dei cittadini, dell’industria e del settore pubblico insieme a startup innovative.
  • definire e risolvere sfide in vari settori e in un vasto insieme di applicazioni, includendo la salute, il manufactoring, trasporti, la ricerca scientifica, i servizi finanziari e l’intrattenimento.

ELLIS

L’iniziativa European Laboratory for Learning and Intelligent Systems è invece di origine Anglo-Franco-Tedesca, con una natura maggiormente verticistica, focalizzata sulla creazione di una rete di laboratori di eccellenza, principalmente impegnati nel machine learning. Attualmente sta convergendo in Claire.

Ad oggi il Governo Italiano è il primo a livello europeo ad aver scritto una lettera di Endorsment per Claire e a supportare in modo esplicito l’iniziativa.

Il 27 e 28 Febbraio 2019 si terrà a Roma il convegno di Claire presso il CNR e l’ENEA.

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BIBLIOGRAFIA

Kai-Fu-Lee  AI Superpowers. China, Silicon Valley, and the New World Order Settembre 2018

Elsevier Artificial Intelligence: How knowledge is created, transferred, and used Trends in China, Europe, and the United States Gennaio 2019

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