INNOVAZIONE DIGITALE

Diritto fondamentale di accesso ad Internet: come fare e perché

Il recente Rapporto DESI evidenzia la necessità di un intervento normativo che qualifichi l’accesso ad Internet come diritto fondamentale. Il veicolo può essere un intervento di modifica del Trattato sull’Unione europea

Pubblicato il 16 Apr 2015

Angelo Alù

studioso di processi di innovazione tecnologica e digitale

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Il riconoscimento del diritto di accesso ad Internet tra i principi fondamentali dell’Unione europea, mediante un intervento di modifica del Trattato sull’Unione europea è in grado di risolvere una volta per tutte le conseguenze negative del digital divide esistente a livello europeo, migliorando l’alfabetizzazione e l’inclusione digitale in Europea per potenziare le condizioni di realizzazione del mercato unico europeo.

In assenza di un intervento normativo di questa portata, infatti, il rischio inevitabile è quello di realizzare un’Europea a due velocità, in cui ciascun Paese intraprende un proprio percorso differenziato nella predisposizione di programmi e strategie nazionali per la rimozione del digital divide, con l’inevitabile duplice esistenza di cittadini europei di “seria A” (inclusi digitali) e cittadini europei di “serie B” (esclusi digitali).

Internet richiede l’elaborazione di nuovi interventi normativi che siano in grado di attuare una concreta uguaglianza digitale europea che si realizza con l’avvento della Società dell’Informazione per garantire la diffusione generalizzata delle nuove tecnologie.

Riflessioni in parte confermate anche dalla già Vice Presidente della Commissione europea Neelie Kroes (Responsabile per l’Agenda Digitale Europea nella precedente legislatura), in occasione del suo ultimo discorso conclusivo del suo straordinario mandato istituzionale, quando dice che è “intollerabile che l’Europa viaggi a due velocità, impedendo al continente di innovarsi, in modo da recuperare il divario accumulato con Nord America e Asia”, auspicando in tal senso il definitivo avvento del “Rinascimento Digitale” per generare sviluppo e innovazione.

Lo scenario di diffusione disomogenea del digital divide è confermato dal recente Rapporto DESI (Digital Economy and Society Index) pubblicato dalla Commissione europea il 24 febbraio 2015 per monitorare lo stato reale della digitalizzazione degli Stati membri in base al nuovo indice dell’economia e delle società digitali che, utilizzando cinque specifici parametri, fotografa per ogni paese le condizioni effettive di diffusione della connettività, delle competenze digitali, della capacità d’uso di Internet nelle concrete attività online da parte dei singoli cittadini, dell’integrazione e dello sviluppo delle tecnologie digitali e dei servizi pubblici digitali erogati via web dalle PA, per predisporre una classifica generale sul livello delle prestazioni digitali esistenti in ogni paese.

Le conclusioni del Rapporto sono particolarmente preoccupanti dal momento che fotografano una significativa spaccatura digitale tra gli Stati membri destinata ad alimentare rilevanti differenze socio-economiche nel continente europeo.

A parte la negativa posizione dell’Italia che si colloca nella parte bassa della classifica al 25º posto su 28 Stati membri dell’UE (con un punteggio di 0,36) precedendo soltanto Grecia, Bulgaria e Romania, emerge una diffusione della digitalizzazione non uniforme, con dirette ripercussioni negative sulla concreta attuazione del mercato unico digitale.

Il quadro di riferimento, infatti, evidenzia una significativa irregolarità nel processo di sviluppo dei servizi digitali in Europea che consente di raggruppare i singoli paesi in base al livello delle prestazioni digitali raggiunte, al punto tale da considerare tecnologicamente virtuosi Danimarca, Svezia, Paesi Bassi e Finlandia, sempre più leader nel processo di innovazione e sviluppo digitale, mentre in una posizione intermedia di progressiva crescita si collocano Belgio, Regno Unito, Estonia, Lussemburgo, Irlanda, Germania, Lituania, Spagna, Austria, Francia, Malta, Portogallo e Repubblica Ceca, a differenza dei risultati negativi realizzati da Lettonia, Slovenia, Ungheria, Slovacchia, Cipro, Polonia, Croazia, Italia, Grecia, Bulgaria e Romania, in condizioni di sviluppo particolarmente lente ed arretrate e sempre più in ritardo con il resto dell’Europa.

Tale situazione non fa altro che confermare un trend negativo stabile destinato ad alimentare il digital divide esistente in Europea, ostacolando le possibilità di crescita economica e sociale oggi influenzata in maniera determinante dalla diffusione delle tecnologie digitali.

Non è un caso che i Paesi ai primi posti della classifica abbiano raggiunto elevati standard di benessere economico non riscontrabili nei Paesi in ritardo tecnologico che occupano le ultime posizioni, costretti ad affrontare una grave crisi socio-economica sempre più endemica ed irreversibile, alla luce della stretta ed oggettiva correlazione che intercorre tra diffusione delle tecnologie digitali e sviluppo del sistema economico.

Per tale ragione, con Generazione Ypsilon da tempo proponiamo il Manifesto #dirittodiaccesso per un’Europa ed un’Italia Digitale: vogliamo evidenziare la necessità di predisporre una nuova configurazione dei principi fondamentali per garantire il diritto di accesso ad Internet tra i principi fondamentali.

Oggi, nella cronaca attuale quando si parla dei rapporti tra Unione europea e Stati membri si tende sempre ad evidenziare il solito scenario di indebitamento cronico che richiede continui sacrifici, pressioni, adempimenti in una tipica prospettiva finanziario-contabile sempre più distante dalla gente, dimenticando che l’essenza vera dell’Europa è rappresentata dall’innovativa idea di una cittadinanza sociale comune, fortemente compromessa dalle gravi ricadute socio-economiche che alimentano il digital divide provocando una preoccupante condizione di diseguaglianza digitale che ostacola il consapevole esercizio dei fondamentali diritti di cittadinanza europea.

Oggi sarebbe bello immaginare un’Europa creativa, innovativa e visionaria che formalizzi finalmente il riconoscimento del diritto di accesso ad Internet tra i principi fondamentali europei.

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