l'esempio

Blockchain per l’antiriclaggio, quali regole: il caso di San Marino

La blockchain impone una riflessione sulla predisposizione di adeguate norme antiriciclaggio, per garantire la trasparenza dei processi: la repubblica di San Marino ha emesso un decreto per normare la tecnologia, sottolineando questo aspetto, utile da approfondire per valutare gli scenari possibili anche in Italia

Pubblicato il 21 Mar 2019

AI semantica

La riflessione sulla predisposizione di apposite norme antiriclaggio in relazione alla blockchain trova un esempio nel decreto della Repubblica di San Marino su questa tecnologia.

Lo Stato infatti pone l’accento sulla disciplina antiriciclaggio nell’ottica di rendere trasparente una tecnologia avvertita dai più ancora come misteriosa ed evitare transazioni losche. Ancora presto per parlarne relativamente all’Italia, si attende infatti il regolamento previsto per maggio per capire come la tecnologia potrà essere applicata in concreto: il caso sanmarinese diviene dunque interessante per vedere le possibili soluzioni adottate dalla repubblica per regolamentare il rapporto tra blockchain e misure antiriciclaggio.

La repubblica di San Marino ha puntato sulla nuova tecnologia con l’obiettivo di attrarre investimenti e lanciare l’economia locale, escludendo per il momento la disciplina delle criptovalute: “A monte viene assicurata la massima trasparenza e vengono rimbalzati tutti quei soggetti o tutte quelle operazioni che non siano in linea con gli standard di San Marino”, spiega ad AgendaDigitale.eu Stefano Loconte, professore di Diritto tributario all’Università LUM Jean Monnet, che ha collaborato alla realizzazione della nuova normativa.

Le regole della blockchain di San Marino

San Marino attraverso la blockchain punta a diventare un hub tecnologico internazionale. Secondo la normativa di San Marino è prevista la possibilità di emettere due generi di token, quelli di utilizzo e quelli di investimento. Il processo di autorizzazione comincia con il riconoscimento del soggetto da parte dell’Istituto per l’innovazione di San Marino e la successiva iscrizione in un registro dedicato.

Al momento di presentare l’Initial token offering ed emettere i token, un ente dopo essere stato riconosciuto da San Marino Innovation (istituto per la digitalizzazione della repubblica di San Marino), dovrà realizzare whitepaper e note di sintesi, oltre a pubblicizzare i token senza inganni o ambiguità. Nel presentare token di investimento, per l’offerta al pubblico servirà un prospetto informativo che segua i dettami della Direttiva europea Prospetti. Per emettere i token, San Marino prevede per gli enti blockchain anche la possibilità dell’istituto del trust in alternativa – o in aggiunta – alla costituzione di una società sanmarinese. Il trust si pone come interlocutore unico verso l’emittente dei token. Tramite il trust, si potranno gestire sepratamente dall’attività del soggetto che emette i token sia l’emissione dei token stessi che i rapporti con i clienti.

Il Decreto per l’emissione di token prevede anche incentivi fiscali. La legge sanmarinese stabilisce infatti anche l’esenzione fiscale ai fini IGR per i redditi ottenuti da operazioni effettuate con i token. Nell’ottica di San Marino, il decreto dovrebbe attrarre investitori ma “non di aprire il mercato indiscriminatamente, grazie al vaglio molto rigido in termini di qualità dei capitali che verranno lasciati entrare, con adeguate verifiche in forma rafforzata e presidi antiriciclaggio“, viene spiegato in una nota ufficiale sanmarinese di presentazione della legge.

Blockchain e antiriciclaggio

Nel lanciare il proprio decreto sulla blockchain, le autorità di San Marino hanno voluto sottolineare proprio questo aspetto legato al controllo in materia di antiriciclaggio. Nello specifico, le procedure e le richieste di emissione dei token per la legge della repubblica devono essere sottoposte a controlli costanti, con particolare attenzione alla verifica in forma rafforzata, escludendo dalle procedure quei soggetti che non sono sottoposti a controlli nelle loro giurisdizioni di provenienza.

Loconte spiega: “Il decreto si pone ai massimi livelli di allerta con riferimento alle procedure antiriciclaggio perché non solo espressamente prevede che tutte le operazioni finiscano nell’alveo della disciplina in materia, ma tutti i soggetti e tutte le operazioni vengono assoggettate a verifica cosiddetta rafforzata, quindi quella procedura particolare all’interno della disciplina antiriciclaggio”. In aggiunta viene previsto “che potranno avere a che fare con questo mondo di San Marino soltanto quei soggetti appartenenti a giurisdizioni che assicurino livelli qualitativi almeno uguali a quelli di San Marino“. Loconte ha specificato con un esempio: “Qualora il Paese di una società che ritenesse di fare un’operazione a San Marino non avesse una disciplina antiricclaggio in linea con gli standard sanmarinesi non potrà avervi accesso”.

La strada per la blockchain italiana

Con la realizzazione di un decreto ad hoc a San Marino, è utile segnalare anche l’attuale situazione italiana. In Italia la definizione giuridica di blockchain è stata stabilita con il DL Semplificazioni. Un gruppo di esperti di questa tecnologia è al lavoro su richiesta del Mise per stabilire una strategia nazionale al riguardo, la cui conclusione è prevista entro aprile 2019. Ancora troppo presto però per parlare della relazione tra la tecnologia e le norme antiriciclaggio in Italia: infatti la legge fornisce un’indicazione di cosa si intende con blockchain e come viene riconosciuta a livello giuridico, ma non delinea ancora il preciso quadro normativo entro cui procedere alla sua applicazione: “La normativa necessiterà di un regolamento che dovrà essere emesso entro il 13 maggio 2019 – precisa Loconte -. In Italia abbiamo una norma che non è ancora operativa”.

Secondo l’esperto, “la norma è sicuramente importante perché indica che cosa l’Italia considera blockchain, una strada e tutto ciò che ne deriva, quindi è sicuramente un approccio molto importante“. Tuttavia, serve completezza per definire come in concreto la normativa andrà ad agire sulle applicazioni della tecnologia blockchain: “La norma, come del resto tutte le leggi, ha una portata generale. Sarà dunque molto importante vedere come sarà il regolamento, che dovrà passare dal generale al particolare e dirci quindi come la norma dovrà essere applicata in concreto”, commenta l’avvocato Loconte.

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