Semplificazione amministrativa, lo “spacchettamento” attuato dal Governo del disegno di legge di dicembre 2018 apre a uno scenario in chiaroscuro: da un lato spiana la strada all’agevolazione delle procedure attraverso una serie di misure. Dall’altra, l’istituzione di nuovi organi costituzionali e il ricorso alla leva della codificazione rischia di ostacolare la semplificazione stessa.
Ecco gli “effetti collaterali” del provvedimento e gli eventuali passi da intraprendere.
Decreto legge semplificazioni imprese e PA e pacchetto deleghe
Dopo l’approvazione del decreto legge sulle disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e la Pubblica amministrazione, il Consiglio dei Ministri continua ad occuparsi di semplificazione. E successivamente all’adozione in via preliminare di un disegno di legge per avere dal Parlamento la delega a istituire una Commissione permanente su questo tema, ha approvato – più di recente – 10 disegni di legge di delega per la semplificazione, il riassetto normativo e la codificazione di una grande varietà di settori della legislazione italiana.
Un “pacchetto di deleghe” così esteso da rappresentare una situazione alquanto inedita, per certi versi equivalente a un vero e proprio esautoramento di Camera e Senato, che si vedrebbero così sottratte ampia parte della funzione legislativa che gli attribuisce la nostra Costituzione.
Apprezziamo il fatto che esponenti dell’attuale maggioranza abbiano voluto acquisire il nostro punto di vista rispetto alle leggi che riterremmo necessario o opportuno abrogare in quanto superflue. Risposte che a breve presenteremo.
Consultare associazioni di categoria come la nostra che, sebbene siano meno rappresentative degli ordini professionali e delle più grandi centrali sindacali e imprenditoriali, esprimono solide competenze e conoscenze nell’ambito delle proprie professioni è senza dubbio meritevole.
I vantaggi del provvedimento
A tale proposito, stiamo valutando i pro e i contro dell’eventuale abolizione delle condizioni normative della licenza relativa alla nostra attività. Condizioni che risalgono addirittura al Regio Decreto n. 773 del 1931 (ex art. 115) e svolgono soltanto una funzione autorizzativa, nulla dicendo in merito alla disciplina dei professionisti delle pratiche amministrative.
Un provvedimento del quale nessuno mai si ricorda, tant’è che in ogni occasione siamo costretti a rammentarne l’esistenza al Legislatore, o che quando va bene viene abusivamente millantato, visto il sempre più frequente proliferare di soggetti che, grazie all’assenza di controlli e alle scorciatoie permesse dalle nuove tecnologie, disbrigano pratiche amministrative per conto terzi senza disporre di alcuna licenza. Viene perciò da chiedersi a cosa serva un’autorizzazione quando essa è talmente disconosciuta da non riuscire ad evitare forme di concorrenza sleale, frodi e danni ai consumatori.
Al di là di questo esempio, tornando ai contenuti del disegno di legge sulle deleghe, l’osservazione più importante da fare è che ancora una volta si corre il rischio che la via per la semplificazione passi anzitutto attraverso la regolamentazione.
Se, da un lato, il riassetto normativo promosso dal governo è chiaramente finalizzato a uno snellimento delle procedure amministrative, dall’altro il richiamo allo strumento della codificazione fa presagire quanto il riordino che si intende realizzare sia ancora una volta prevalentemente regolamentare.
Gli svantaggi della superfetazione di leggi
Perseguire l’obiettivo della semplificazione ricorrendo allo strumento della codificazione evidenzia infatti un paradosso.
È vero che nelle intenzioni del governo la razionalizzazione della normativa esistente dovrebbe essere affiancata dal monitoraggio dei tempi dei procedimenti e dei risultati pratici raggiunti dalle amministrazioni sul territorio (nostra ricerca Suap 2017 andava in quella direzione), al fine di mettere in luce le best practices che possono aiutare la Pubblica amministrazione a migliorare la sua attività di supporto a cittadini e imprese.
Ed è altrettanto vero che nella valutazione di efficacia ed efficienza delle prestazioni, soprattutto rispetto al numero di procedimenti amministrativi conclusi e ai tempi della loro esecuzione, la previsione di meccanismi premiali e di effetti reputazionali, al fianco dei soliti interventi di tipo disciplinare e sanzionatorio, dovrebbe favorire l’affermazione di un sistema degli incentivi più attento ai risultati che agli adempimenti. Aspetti sui quali non possiamo che esprimere un giudizio positivo.
Così come non possiamo che guardare con favore all’intenzione dichiarata di voler eliminare autorizzazioni e adempimenti ritenuti non indispensabili, ridurre fasi e numero delle amministrazioni coinvolte nei provvedimenti di autorizzazione amministrativa, adottare moduli standardizzati per i diversi tipi di procedimento (SUAP e SUE) che benché in alcuni contesti già previsti e presenti, continuano ad essere oggetto di personalizzazioni da parte delle varie amministrazioni.
Ma per fare questo non basta occuparsi del riassetto delle disposizioni normative attraverso il lavoro di commissioni e cabine di regia.
Ecco le strade giuste da percorrere
Un approccio efficace alla semplificazione comporta infatti un’attenzione prioritaria alla definizione di nuove forme di governance e alla progettazione di nuovi sistemi di incentivi per “regolare” le procedure in maniera più rapida, efficace ed efficiente.
E ciò riguarda solo in parte il riassetto normativo, e forse ancor meno la codificazione, mentre in una prospettiva organizzativa e manageriale, più attenta alla sostanza che non alla forma, dovrebbe rivolgersi all’analisi, al monitoraggio e alla valutazione dei processi amministrativi, sotto la guida di specialisti ed esperti dei singoli settori di intervento.
Il disegno di legge sulle deleghe in materia di semplificazione riapre una partita importante per la Pubblica amministrazione italiana e per l’intero sistema paese. Dal nostro punto di vista, in esso si ritrovano aspetti positivi e negativi. Ciò che conta, però, è che alla fine prevalga un’idea della semplificazione volta a introdurre forme più flessibili e leggere di regolazione invece che a riproporre il solito inefficace rigido schema della produzione di leggi a mezzo di leggi.