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Cloud e data center a Roma, Marzano: “Ecco la strategia che fa di Roma Capitale un riferimento”

In piena sintonia con gli indirizzi sulle “Infrastrutture” indicati nel Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2019-2021, la strategia di razionalizzazione e sviluppo del data center fa di Roma Capitale un punto di riferimento tra le amministrazioni locali. Ecco azioni, obiettivi e prossimi passi

Pubblicato il 28 Mar 2019

Flavia Marzano

Digital Transformation Consultant

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La scelta di Roma Capitale è il rafforzamento della capacità del data center di ospitare dati e applicazioni dell’amministrazione con una scelta chiara sul cloud enabling.

Questo perché lo sviluppo di una smart city e la realizzazione di una reale trasformazione digitale dell’amministrazione locale possono avvenire soltanto sulla base di una idonea infrastruttura tecnologica.

La strategia di razionalizzazione e sviluppo del data center riveste quindi primaria importanza perché, di fatto, definisce il “carattere” della trasformazione, in termini anche di governance sulle tecnologie e sulle applicazioni.

Innanzitutto, la nostra scelta si fonda su una logica di cloud privato della Pubblica Amministrazione, attraverso un’architettura OpenStack e l’utilizzo dei container, ponendosi anche come avanguardia nel panorama delle amministrazioni locali e territoriali. Il tutto in piena sintonia con gli indirizzi nazionali sulle “Infrastrutture” indicati nel Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2019-2021 recentemente approvato.

Data center e cloud a Roma Capitale: strategia e obiettivi

La strategia di Roma Capitale, descritta anche nel Piano Triennale ICT dell’amministrazione, prevede la realizzazione di un nuovo modello di produzione in cui l’assunzione di base è di privilegiare il mantenimento dei dati in un Data Center gestito dall’amministrazione, potenzialmente utilizzabile dalle società partecipate, dagli altri comuni della città metropolitana e federabile con i data center di altri Enti pubblici. Tutto questo dovrà procedere nell’ottica di economie di scala utili a una ottimizzazione delle risorse economiche, consentendo la standardizzazione e l’interoperabilità dei processi e dei sistemi e aumentando il numero dei servizi fruibili on-line.

Partendo nel 2016 da una situazione di elevata frammentazione tecnologica e gestionale oltre che dalla presenza di rilevanti lock-in da fornitori, il piano che abbiamo avviato tende pertanto a:

  • garantire sempre meglio la continuità operativa delle funzioni applicative dell’Ente;
  • realizzare un modello di servizio con caratteristiche di flessibilità e scalabilità tecnica finalizzato a supportare le funzioni applicative e le architetture connesse dal Data Center;
  • sviluppare una progressiva evoluzione e reingegnerizzazione dell’infrastruttura, attraverso un programma di semplificazione e di standardizzazione finalizzato a introdurre tecnologie largamente diffuse, tra loro fungibili;
  • rimuovere le condizioni di lock-in tecnologico, anche attraverso un piano di investimento pluriennale finalizzato al superamento della frammentazione gestionale e a disporre di sistemi hardware di Roma Capitale;
  • soddisfare da parte di Roma Capitale i requisiti richiesti ai PSN (Poli Strategici Nazionali), anche federandosi con altri Enti, con la possibilità di offrire servizi applicativi ed elaborativi ad altre pubbliche amministrazioni in modalità conforme ai dettati AgID, valutando in itinere, secondo opportunità, se procedere con l’acquisizione diretta degli asset (percorso di prima scelta), o con altre formule compatibili con tale obiettivo.

Il data center di Roma Capitale oggi

Roma Capitale dispone di un Data Center primario, gestito in via diretta e a proprio uso esclusivo, grazie al quale produce larga parte dei servizi IT offerti a oltre 15.000 utenti interni, ai 15 Municipi che costituiscono Roma Capitale, alle partecipate, a enti esterni, ai cittadini ed alle imprese presenti sul territorio. Il sito primario, connesso a oltre 200 sedi locali e alla rete nazionale della P.A. (SPC), occupa una superficie di 1.100 mq.

Il Data Center dispone di una sala server, comprensiva di sistemi di elaborazione e Storage Area Network centrale, e di una sala telecomunicazioni, per la connettività. I sistemi di produzione sono garantiti da configurazioni in alta affidabilità e da un servizio di Disaster Recovery, coerente con i requisiti del Codice dell’Amministrazione Digitale, che assicura il ripristino da remoto delle principali banche dati e applicazioni. Un uso esteso della virtualizzazione abilita logiche efficienti di assegnazione delle risorse elaborative e una centralizzazione quasi completa delle funzioni applicative.

Le azioni in corso

L’iniziativa di razionalizzazione del data center, formalizzata ad ottobre 2017 in una memoria di Giunta capitolina, oltre che indirizzare l’evoluzione dei servizi di Roma Capitale verso un cloud privato dell’Ente, consente di far convergere gli investimenti di altre PA e/o aziende del gruppo su Roma capitale, realizzando un polo di investimento per la fornitura di servizi (capacità elaborativa/memorizzazione, disaster recovery, servizi container, etc.) anche in collaborazione con altri Enti territoriali.

Tra le azioni in corso, attualmente stiamo valutando e realizzando anche il consolidamento di data center di piccole dimensioni di cui si erano dotate diverse strutture di Roma Capitale o che comunque all’amministrazione fanno riferimento (ad esempio dipartimenti, istituzione biblioteche, società partecipate).

Nell’ambito di un’architettura OpenStack, sistema operativo open source cloud e modulare, è stato avviato inoltre il percorso di ristrutturazione del parco applicativo in una logica “container-oriented”, in modo da garantire che le applicazioni possano essere astratte dall’ambiente in cui sono eseguite. Questo disaccoppiamento consente di eseguire facilmente e in modo coerente il rilascio e la messa in esercizio delle applicazioni basate su container, indipendentemente dall’ambiente di esecuzione finale.

L’impatto è positivo anche sul modello di sviluppo, in quanto ad esempio gli sviluppatori possono concentrarsi sulla logica e le dipendenze dell’applicazione, mentre i tecnici dell’area Infrastrutture possono concentrarsi sul rilascio e sulla gestione, senza preoccuparsi di dettagli relativi alle applicazioni (versioni software, configurazioni specifiche dell’applicazione). D’altra parte, poiché questo cambiamento influisce sull’architettura dei sistemi, obbliga ad una maggiore integrazione e un più elevato coordinamento tra politiche e attività applicative e infrastrutturali. Un cambiamento profondo, con impatti positivi molto significativi anche in termini di neutralità tecnologica.

Prossimi passi

La sfida della razionalizzazione del data center e del passaggio al Cloud è alla base della trasformazione digitale dell’amministrazione, anche per abilitare cambiamenti significativi nel modello organizzativo e nei processi operativi, oltre che pratiche di lavoro agile.

I progressi che possiamo già oggi registrare sul fronte del superamento del lock-in, dell’adozione della logica del cloud enabling, grazie a una scelta strategica netta, ci pone tra le amministrazioni locali che possono anche proporsi tra i punti di riferimento e di supporto per l’attuazione del Piano Triennale per l’ICT della PA.

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