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Razionalizzare i datacenter: il piano

I problemi da affrontare. I tasselli a cui l’Agenzia per l’Italia digitale sta lavorando: infrastrutture, sicurezza, riduzione dei ced. Oltre a scrivere le regole e a definire gli standard, l’Agenzia si configura come soggetto propulsore delle attività a livello territoriale, perché ciascun territorio è un pezzo dell’infrastruttura nazionale. Grazie a sistemi cross border

Pubblicato il 19 Set 2013

Roberto Moriondo

Direttore Generale Comune di Novara - Direttivo ANDIGEL

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Il Piano per la razionalizzazione delle infrastrutture pubbliche è tra gli interventi diretti dell’Agenzia per l’Italia Digitale.

I problemi da affrontare:

§ Un’infrastruttura dispersa e frammentata. Dal punto di vista dei luoghi, sono almeno 4.000 i siti da cui vengono erogati i servizi pubblici.

§ Manca un sistema di asset management.

§ C’è un problema di interoperabilità dei servizi.

§ Il costo dell’ICT pubblico, compresi quelli del personale, sfiora i 10 miliardi di euro/anno.

§ Le valutazioni della Commissione UE sulla qualità dei servizi al cittadino vede l’Italia agli ultimi posti della graduatoria dei paesi.

Solo con infrastrutture solide si potrà pensare ai servizi: il Decreto Legge 179 (il Decreto Crescita 2.0)[1] ha cercato di portare una visione sistemica dei problemi della PA assegnando all’Agenzia la predisposizione di un piano ad hoc. Il Piano per le infrastrutture dovrà prevedere anche il ricorso al cloud, paradigma su cui la Commissione UE intende investire e che richiede infrastrutture compatibili con le tecnologie cloud.

I tasselli su cui l’Agenzia sta operando:

1. Infrastrutture di rete di telecomunicazioni. Si sta ridisegnando l’architettura della rete pubblica di connettività dove convergeranno fonia e dati. La gara SPC dovrebbe chiudersi entro l’anno.

2. Sicurezza. Mettere in sicurezza l’infrastruttura pubblica è una priorità. Bruxelles richiede un CERT nazionale. Il DPCM di inizio 2013[2] ha tentato di disegnare le responsabilità della sicurezza nazionale, tema di organizzazione e di processo che porterà nuove tecnologie, nuove competenze e anche nuova occupazione.

3. Razionalizzazione dell’infrastruttura con la riduzione dei datacenter pubblici. Portare i datacenter a non più di 40 tra PA centrale e PA locale; rendere visibile l’infrastruttura pubblica, dotarla di sistemi di asset management e di un catalogo dei servizi.

Quello della riduzione dei datacenter è uno sforzo che si sta facendo in tutto il mondo. In Francia, con il progetto Andromed, i datacenter sono stati ridotti a 5, con 2 miliardi di euro di investimento che sono rientrati in 18 mesi. La riduzione dei datacenter è una direttrice strategica a cui l’AGID sta lavorando ma che necessita del supporto delle regioni.

Conclusioni

L’infrastruttura tecnologica purtroppo in Italia non è mai stata considerata – soprattutto nel pubblico – strategica. Tutta la spesa è spesa corrente, non patrimonializziamo niente. Bruxelles sta facendo politica industriale sulle infrastrutture tecnologiche e su di esse si gioca la competitività dei territori. Non possiamo continuare a essere perdenti, come è già avvenuto con i 60 miliardi dei vecchi Fondi strutturali: ne abbiamo spesi solo 18.

PA e operatori devono attuare una profonda riqualificazione della domanda e dell’offerta: dobbiamo realizzare un grande sistema di infrastrutture per poterci confrontare con il sistema europeo.

Il sistema non è solo un fatto di norme, è doverosa la compartecipazione di tutti. Individuare puntualmente ruoli e responsabilità: nessuna frammentazione, ma un ruolo per un ente operante sul territorio. Per le infrastrutture, saranno le Regioni gli enti responsabili. Le linee guida sul cloud presenti sul sito dell’Agenzia danno indicazioni precise a chi opera sul territorio. Oltre a scrivere le regole e a definire gli standard, l’Agenzia si configura come soggetto propulsore delle attività a livello territoriale, perché ciascun territorio è un pezzo dell’infrastruttura nazionale.

Qualche esempio

Alcuni dei progetti di servizi che andremo a realizzare saranno sistemi cross border. Il sistema delle anagrafiche nazionale prevede oggi che esse siano allocate presso ciascuno degli 8.000 comuni. Il Decreto 179 prevede che entro due anni siano smantellati i sistemi comunali e realizzate piattaforme centrali, un sistema unico dotato di sistemi di disaster recovery. I comuni manterranno la proprietà dei dati e, attraverso il SPC ridisegnato potranno collegarsi.

Dovremo disporre di un sistema centrale con cui interagire anche dall’estero, che insieme alla ridefinizione dell’identità digitale cui stiamo lavorando a livello europeo, farà del cittadino italiano un cittadino europeo.

[1] La Legge 221/12 di conversione del decreto è stato pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 18 dicembre 2012. Il provvedimento contiene norme sull’attuazione dell’Agenda Digitale, sul domicilio digitale e sui pagamenti elettronici della PA.

[2] DPCM 24 gennaio 2013 recante “indirizzi per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica nazionale”.

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