Decreto scavi

De Tommaso (Anfov): “Bene le minitrincee, ma altre norme vanno corrette”

Il giudizio non è completamente positivo, secondo Anfov. Le minitrincee non bastano: il decreto dimentica alcune modifiche normative, per esempio sul riutilizzo delle infrastrutture, sulle tasse locali. Il processo di standardizzazione delle regole non è ultimato. E poi, il grande dubbio: un recente sondaggio Anfov evidenzia che le aziende non sono ancora pronte per la fibra

Pubblicato il 01 Ott 2013

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Difficile dare un parere completamente positivo al decreto, tranne il prendere atto della la buona volontà dimostrata dal legislatore nel cercare di regolare un tema che è in sospeso dal 1998 (più o meno la data di inizio della liberalizzazione del settore).

Ci si è giustamente concentrati, nella critica al decreto, sull’uso delle minitrincee, osservando come sia inefficiente la limitazione alla stesura delle stesse sui marciapiedi, vietandone l’impiego in carreggiata. Confermo per mia diretta esperienza il mio parere sull’inefficienza e la pericolosità della decisione, in quanto sotto i marciapiedi “viaggiano” già la maggior parte dei sottoservizi; ed è sempre più difficoltoso trovare spazio per le reti in fibra. Talvolta è molto difficile non causare danni alle infrastrutture esistenti. E ciò rallenta enormemente il lavoro.

Vorrei però porre l’attenzione ai temi regolatori di dettaglio, che era opportuno fossero presi in miglior considerazione nel decreto. Nel 2009 ANFoV, nel suo documento NOTE TECNICHE PER LO SVILUPPO IN ITALIA DI UNA INFRASTRUTTURA NGN, presentato, tra gli altri ad AGCOM, e presente sul sito dell’associazione, elencava otto pagine di normative da migliorare; non mi risulta che siano state prese in completa considerazione (vedi nel documento da pagina 60 in poi; per esempio il decreto non tocca le proposte di Anfov sul diritto al riutilizzo delle infrastrutture e sulle tasse locali, Ndr.).

Vorrei però concludere invitando le Autorità coinvolte nella promozione di progetti di stesura della fibra ottica, ad aggiornarsi in tema di Digital Divide sul territorio italiano. Da una nostra analisi effettuata di recente intervistando mille aziende italiane poste in zone a “Digital Divide” di cinque regioni del Centro-Nord, è risultato infatti che queste aziende sono soddisfatte dei servizi che hanno.

Le motivazioni di ciò sono :

1. Le “aziende” che sussistono in queste aree sono molto piccole, con poche esigenze e con poca propensione alla spesa ICT

2. Esistono sostanziosi programmi di stesura di fibra ottica, già quasi completati, da parte di tre-quattro operatori.

3. Esistono tecnologie wireless molto efficienti che hanno già abbattuto gran parte del Digital Divide. Tra cui: WiMax, Fixed-Wireless, Satellitare.

L’LTE dovrebbe poi abbattere quasi completamente il divario esistente. Ovviamente queste tecnologie non potranno magari dare la banda “ultra-larga”; ma, viste le risultanze della ricerca di cui sopra, quante aziende nelle aree a Digital Divide la desiderano, e sono disposti a pagarla ?

Dico queste cose in quanto, in un momento di necessità di dosaggio accurato della spesa pubblica, potrebbe apparire uno spreco stendere fibra a mo’ di “cattedrale nel deserto”.

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