Quanto accaduto ieri con l’attacco perpetrato da Anonymous Italia ai sistemi di Posta Elettronica Certificata degli avvocati iscritti all’Ordine di Roma rappresenta appieno il l degrado che il nostro intero sistema-Paese sta attraversando.
Difficile dire cosa sia più imbarazzante: un Ordine Professionale che seleziona i suoi fornitori senza darsi pena di verificare l’adeguatezza delle misure di sicurezza o gli stessi provider, che sembrano ignorare le regole più ovvie della protezione dei dati.
E poi ci sarebbero gli utenti (professionisti, dai quali ci si aspetterebbe un minino di attenzione e consapevolezza) che, ricevuta la password di accesso alla PEC (in chiaro e via e-mail), non si preoccupano minimamente di modificarla…o, se lo fanno, scelgono “avvocato” o “nomecongnome”. In tutto questo, la cosa fa più notizia sono le e-mail di Virginia Raggi. E questo la dice lunga anche sulla percezione di quanto successo da parte di tutti…
Del resto innovazione digitale e protezione dei dati sono pilastri ormai su cui dovrebbero reggersi l’economia e la cultura di un Paese.
Invece la “privacy” in Italia ormai si aggroviglia le viscere tra certificazioni farlocche e il mercato dei DPO che si dipana in modo miracoloso ricordando la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ormai ci sono DPO uni e trini che accettano centinaia di incarichi a buon mercato e che, comprensibilmente, non possono preoccuparsi di esaminare i contratti, svolgere audit, censire i sistemi informativi, sollecitare proattività a attenzione sui temi della protezione dei dati personali….e migliaia di organizzazioni con l’acquolina in bocca per “aver risolto” così facilmente il “problema”.
E queste sono le conseguenze.
Ora, spero, non tanto in sanzioni dimostrative del Garante, ma in una bella class action da parte dei malcapitati.
Son avvocati, no? Si ricordino di esserlo…
Magari parleremo anche di questo al #Digeat2019, in programma il 30 maggio a Roma, presso il Tetro Eliseo (https://www.digeat.it/)