Gli accadimenti di questi giorni ci riportano in qualche modo a discutere ancora una volta di metodo. O meglio, i media, alla ricerca del gossip, si sbracciano a stanare questa “scomunica” di Re Beppe ai due deputati firmatari dell’emendamento di abolizione del reato di clandestinità, cercando di minare l’immagine del MoVimento 5 Stelle, continuando a riproporre il solito cliché del “dittatore” che muove i propri burattini.
Per come l’ho vissuto e lo sto vivendo io, il MoVimento è l’unica realtà che è riuscita a interpretare le potenzialità di disintermediazione, di aggregazione, di agevolazione alla partecipazione che ha la rete sia nella sua accezione digitale sia in quella reale (nelle piazze, nei gazebo, negli eventi …).
Gianroberto Casaleggio afferma “mostratemi un politico che non capisce Internet e io vi mostrerò un perdente” e sintetizza così la scintilla che ha scatenato la parabola evolutiva del M5S che, in pochi mesi, arriva al 25,8% senza finanziamenti pubblici.
L’utilizzo della rete in politica, o nel sociale, non è così semplice da essere interpretato e noi italiani siamo, a parer mio, con un “digital divide” accentuato sia culturale sia tecnologico.
A metà settembre ho partecipato all’evento “i Codici Software della Democrazia” che aveva come payoff “piattaforme web per la politica”, argomento sul quale si stanno confrontando, da prospettive differenti, tutte le forze politiche.
A parte i tecnicismi (Liquid Feedback, Airesis, …), è emerso che per contribuire al cambiamento bisogna essere “involved” e non “committed”.
Il mio amico Enrico mi ha suggerito questo concetto spiegandomi il ruolo dei diversi attori coinvolti nella preparazione delle uova al prosciutto:
il maiale è committed cioè parte del processo; viene cresciuto, fatto ingrassare per poi fare la fine che conosciamo.
La gallina è involved cioè coinvolta nel processo; viene cresciuta, nutrita al fine di produrre uova.
Allora, la rete è un media fantastico per coinvolgere “galline” che producono idee (“uova”) che diventano progetti virtuosi grazie al lavoro collaborativo, al confronto, alla condivisione in una realtà orizzontale, non verticistica per definizione.
La rete è una piattaforma abilitante a scardinare meccanismi sociali e perfino di mercato e trasforma i comportamenti sociali, nel turismo, nel cibo, nell’ambiente.
In ogni settore esiste un progetto peer to peer e di fronte alla complessità contemporanea e alla penuria di risorse, dobbiamo ripensare la progettazione e il ruolo delle istituzioni partendo da due nuovi assunti: le informazioni rilevanti possono essere raccolte attraverso l’uso dei media sociali e lo spazio pubblico deve essere ridefinito alla luce dei dati e delle nuove possibili interazioni.
La rete è uno strumento che permette di condividere e aggregare skills e conoscenze rilevanti spesso strategiche.
Il web ridefinisce lo spazio e la dialettica tra cittadini e Pubbliche Amministrazioni.
Il M5S ha superato –sta cercando di superare- l’approccio centralista con i cittadini considerati consumatori passivi (committed), considerando gli elettori cittadini attivi (involved).
Ma quanti di noi sono involved?
La famosa regola (1-9-90) che fotografa le attività in rete, forse ci fornisce una risposta. 1 scrive, 9 fanno “mi piace”, 90 leggono e basta.
Allora forse non siamo ancora così pronti, così involved, per usare la rete per tutte le potenzialità che offre.
È un percorso culturale lento, ma inesorabile. Il M5S è sulla cresta di quest’onda anomala che sta ancora montando, non è ancora al culmine.
Forse è meglio (è più strategico) interagire con strumenti semplici che permettano poche chiare funzionalità, per poi, passo dopo passo, allargare il respiro.
Le soluzioni software (anche open source) sono disponibili per soddisfare qualsiasi esigenza, quali l’informazione (blog, social network, …), la discussione (forum), la condivisione tematica (Meet-Up), l’approfondimento verticale (Wiki), il processo di discussione-voto (Liquid Feedback, Airesis, …), …
Forse oggi è tattico interagire con un blog rispondendo a semplici sondaggi (anche a risposta multipla) magari essendosi fatta un’opinione in una navigata sui social network o in un percorso nel forum/MeetUp o, per i più volenterosi, in un wiki di approfondimento.
È strategico costruire una piattaforma che si arricchisce strada facendo di “app” per esigenze sempre più complesse.
In conclusione, per tornare alla “scomunica” di Re Beppe, direi che può essere interpretato come un invito ai Parlamentari a fare più gli “involved” e usare più la rete per coinvolgere altri per confrontarsi e decidere insieme.
Manca la piattaforma? È vero. Ma ricordiamoci che abbiamo costruito il Programma M5S (della Lombardia) lavorando sulle piattaforme MeetUp, poi Wiki e infine Liquid Feedback.
In seconda istanza ci sono molti “involved” che vorrebbero fare rete in maniera più efficace e molti “committed” che vorrebbero fare il salto: bisogna prenderli per mano con app semplici e intuitive per poi arrivare a soluzioni più complesse e performanti.
Uscendo di metafora, è fenomenale la democrazia liquida, è fenomenale il potere di delega trasparente e multipla, è fenomenale immaginare che un editor complesso basato su AKOMAN TOSO ti permetta di scrivere una proposta di legge, è devastante il potere del voto palese… Questa è la strada.
Andiamo tranquilli. Iniziamo con un SI / NO / Forse, con sotto il “perché hai votato così” e l’autenticazione con la mail.
È il primo passo perché i committed diventino involved.
Forse è il passaggio da Democrazia Diretta (tutte le questioni vengono risolte con un sondaggio/referendum) a Democrazia Liquida, nella quale ci vuole più impegno, nella quale la reciprocità deve essere “coraggiosa”, cioè si fanno le azioni a prescindere dalla risposta altrui. Ricordiamoci che il MoVimento sta cercando di introdurre nei Comuni e nelle Regioni il Referendum Propositivo senza Quorum, un passo in avanti della Democrazia Diretta.
Infine, la trasparenza di questi processi porta fiducia. Con la fiducia io mi butto, mi metto in gioco anche perché è chiaro e condiviso l’obiettivo: quello che la rete dirà verrà portato all’interno delle istituzioni. E questa è la prima regola del coinvolgimento, del fare gruppo e del successo nell’utilizzo di strumenti e piattaforme digitali.”