L’Italia ha bisogno più che mai di apertura internazionale, collaborazione e amicizia con i Paesi esteri. Questo richiederà una nuova diplomazia, internazionale tecnologica e innovativa e un nuovo programma di formazione continua della diplomazia stessa.
Vi spiego perché secondo me per raggiungere più facilmente questi obiettivi potremmo prendere ad esempio le best practices di Boston, Seattle, Austin ma anche il nuovo pragmatismo americano: una politica incentrata a usare i target più deboli come grimaldello per il riscatto e la ripresa, la gestione dei rischi e disastri ambientali come opportunità di ricostruzione e crescita di tutta la comunità. Un Paese più responsabile e molto inclusivo.
Una convinzione che nasce dalla mia recente esperienza: da poco sono tornata dagli Stati Uniti dove sono stata ospite del dipartimento di Stato come rappresentante italiana al programma di scambio professionale IVLP assieme ad altri 27 partecipanti provenienti da diversi Paesi del mondo.
Il programma ILVPIl programma è nato nel 1940 per promuovere una migliore comprensione degli Stati Uniti in altri paesi e aumentare la comprensione reciproca tra il popolo americano e i popoli di altri paesi. L’intuizione del Dipartimento di Stato americano è da anni, mediante la partecipazione all’IVLP, quella di offrire a leader internazionali attuali ed emergenti di vari settori, dall’impresa ai media, dall’arte alla politica, l’opportunità di sperimentare la ricchezza e la diversità della vita politica, economica, sociale e culturale ‘a stelle e strisce’ attraverso scambi progettati nel dettaglio che riflettono gli interessi specifici dei partecipanti e gli obiettivi di diplomazia del governo degli Stati Uniti. Una diplomazia “people to people” capace di costruire una rete di contatti e un dialogo schietto e senza filtri nei rapporti transatlantici. In passato vi hanno partecipato tra gli altri: Tony Blair, Nicolas Sarkozy, Giovanni Falcone, Sergio Mattarella, Angela Merkel, Indira Gandhi, e molti altri. Un viaggio attraverso l’America delle istituzioni di Washington Dc passando per Boston, Seattle, Texas. |
Ho attraversato 4 Stati molto diversi, ai primi posti per competitività come il Massachusetts al primo posto del ranking del Beacon Hill Institute per indice di competitività grazie a ottime politiche ambientali, esportazioni e attrazione investimenti stranieri basso tasso di disoccupazione e alti tassi di istruzione. Sull’indice incide fortemente l’impatto economico dei centri di ricerca e sviluppo di scienza e ingegneria sul prodotto interno lordo dello Stato del Massachusetts e il numero di laureati in discipline tecnologiche e di impiegati nel settore hi-tech.
Felice di aver vissuto anche se per poco il meraviglioso stato del Texas nella top five del rating di competitività del Beacon Hill Institute che spicca per apertura internazionale e sviluppo collegamenti ma quello che più ti resta nel cuore è in assoluto il magico incastro tra uomo natura selvaggia e tecnologia.
La cultura del “give back”
A Boston si diramano lungo la Main Street 20 distretti indipendenti 8000 imprese che impiegano per il 75% immigrati.
La cultura del give back è diffusa a livello capillare così come quella del vicinato che consente un solido ecosistema di innovazione e cooperazione. A tal fine è nato il portale che supporta la community di giovani e innovatori aggregando tutta l’offerta di eventi, finanziamenti e opportunità che possa rispondere alle esigenze di studenti e potenziali imprenditori
Ottimo anche il modello di Interise che assiste con formazione mentoring le comunità a basso reddito nel fare impresa e nella crescita.
Uno dei punti governativi di maggiore attenzione è la parità di genere.
A Cambridge le università collaborano strettamente con i coworking e le grandi aziende cofinanziano l’innovazione, meno diffusa invece è la buona pratica dell’open innovation che ho apprezzato in Italia nel team di Sos di Bari.
PMI e smart city viste dagli Usa
Nel mio caso, il programma di visite e incontri incontri ha riguardato il tema dello sviluppo di piccole e medie imprese come motore di prosperità e stabilità. Ma le cose che più mi hanno colpito sono il nuovo American Dream e le nuove sfide su cui si sta lavorando in Usa, che spiegano bene la ripresa economica:
- Delocalizzazione nelle aree rurali per contrastare la crisi
- Investimenti in nuove tecnologie e distretti produttivi
- Prevenzione dei rischi ambientali e nuova gestione manageriale e finanziaria del post catastrofi naturali
- Nuove opere pubbliche a basso impatto ambientale
- Sviluppo imprese su classi svantaggiate
Inoltre è in corso un vero e proprio ritorno alle smart city. Sì lo so, in Italia smart city è una parola probabilmente abusata, inflazionata. Maurizio Carta l’ha sostituita con augmented city, in ogni caso parliamo di città ideale, città felice, città bella.
Beh, l’America su questo ha da insegnare molto, e io mi sono letteralmente innamorata di Seattle e Austin. Seattle è un esempio di nuovo antropocentrismo, con il più alto salario minimo per i lavoratori, è la città felice con 600mila abitanti, e le più importanti 500 aziende di tecnologia di Forbes. Seattle è in piena trasformazione e molto vivace. È un cambiamento radicale: qui le strade per le auto vengono abbattute per costruire strade e parchi per le persone.
La strategia di Seattle per le PMI
E grazie a una politica davvero rilevante di assistenza e valorizzazione delle piccole medie imprese, si concentra sull’offerta di consulenza anche attraverso i big data e sull’accettazione del fallimento. La Camera di commercio di Seattle aggrega e guida le imprese. Ho trovato davvero affascinante la strategia intrapresa sulle piccole medie imprese. La grande associazione delle imprese Greater Seattle supporta le strategie con big data che orientano le decisioni e in momenti di crisi riposizionano le imprese in quartieri meno costosi
Gli stipendi sono il 30% più alti della media e il benessere è diffuso.
Score, una fondazione di grande qualità, sviluppa imprese concentrandosi sulle classi deboli, il “give back”, la cultura del dono, pervade aziende di successo che sostengono le startup e i singoli cittadini che dedicano parte del loro tempo al prossimo. “Violet Crown”, questo il soprannome che ha Austin per via del bagliore colorato della luce sulle colline subito dopo il tramonto. E mentre in Italia partono i lavori per la mobilità sostenibile, Austin, nota come clean air city, è nei primi posti dei ranking Forbes per vivibilità e solidarietà per i Millennials.
Anche Boston è molto interessante: l’amministrazione investe sulle donne, sulle piccole e medie imprese e con una politica “place-based” intorno alla main street e servizio legale gratuito, microcredito, servizi di design per un buon posizionamento e attrazione investitori (clicca qui per approfondire). Concludendo mi auguro che la flessibilità e l’apertura delle aziende, istituzioni e fondazioni americane incontrate durante IVLP mi consenta nei prossimi anni di aprire nuove collaborazioni tra il nostro Paese e gli Stati Uniti, da sempre amici.
Last but not least doveroso ricordare i miei colleghi provenienti da altri 27 Paesi del Mondo: Sri Lanka, Giordania, Arabia Saudita, Mexico, Israele, India, Pakistan, Afghanistan, Kuwait, Tunisia, Svizzera, Slovenia, Guyana, Trinidad e Tobago, Laos, Tajikistan, Cambogia, Egitto, Azzorre, Tanzania, Bahamas, Cipro, Bangladesh, Libano, Svizzera, Palestina. Il dialogo con loro è una finestra sul mondo.
Grazie ai miei colleghi sono cresciuta un po’ di più e mi sento responsabile verso il loro Paese e il mio.