Il quadro

Agenda, tante promesse, piccoli passi

Confortano le parole di Ragosa, impegnato da mesi in una difficile partita istituzionale. Ma i veri fondi disponibili per l’Agenda risultano essere quelli per le smart cities. E per ora appare velleitario il piano per cambiare la PA

Pubblicato il 04 Nov 2013

Guelfo Tagliavini

Federmanager-Agenzia per l’Italia Digitale

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“Adelante Pedro si puedes, con juicio”.

Riprendendo un famoso passo dei Promessi Sposi verrebbe il desiderio di associarlo alle vicende della nostra balbettante Agenda digitale.

Ma per fortuna le ultime dichiarazioni di Agostino Ragosa, direttore generale dell’Agenzia per l’Italia digitale, da mesi impegnato in una non facile partita giocata tra le varie istituzioni che presidiano la “governance” dei processi di innovazione del nostro Paese , risultano di qualche conforto.

E’ passato più di un anno da quando fu istituita dal governo Monti la cabina di regia (quante cabine e quanti registi) da cui ha tratto linfa il cosiddetto Decreto Crescita o 2.0; un corposo insieme di norme concepite per cambiare radicalmente il volto della nostra Pubblica amministrazione , delle imprese e dei cittadini nella direzione dell’applicazione di criteri di efficienza e semplificazione nell’erogazione , gestione e fruizione di servizi essenziali per lo sviluppo e modernizzazione del Paese.

In un contesto di generale crisi economica e sociale si è da più parti affermato e documentato che un rapido e coerente impegno finanziario e politico nei settori a più elevato ritorno degli investimenti (infrastrutture immateriali, servizi a valore aggiunto, applicativi, innovazione tecnologica e di processo) rappresenta l’unica terapia in grado di risvegliare un comparto industriale che perde da oltre un decennio percentuali dell’ordine del 3/4 percento all’anno in termini di volumi e valore.

Ma proviamo a tracciare il piano di avanzamento lavori dell’Agenzia in questo anno di vita.

Un dettagliato stato di attuazione della Agenda Digitale Italiana è puntualmente riportato nella tabella di “monitoraggio scadenze Agenda Digitale”, che mette in evidenza come molti mesi siano stati dedicati a mettere a punto aspetti normativi e procedurali resi ancora più complessi dalla pesante ed eterogenea struttura di gestione dell’Agenzia.

Proviamo a fare un passo in avanti, si fa per dire, in quella che definiremmo la fase operativa che prevede l’attuazione di una serie di progetti che hanno come scopo primario la digitalizzazione della PA .

Orbene ci rendiamo conto che gli unici investimenti messi in campo sono quelli relativi al programma “smart cities” area Centro nord e area Sud del Paese e, con tutte le incertezze del caso, il piano a sostegno delle cosiddette “start up innovative”.

Considerando che Agid non ha ancora uno statuto e non dispone di una struttura operativa risulta generoso, ma riteniamo ancora velleitario l’impegno più volte manifestato orientato a rivoluzionare la infrastruttura ICT della PA centrale e locale attraverso il riordino e la razionalizzazione dei “data center” e delle relative funzioni di controllo e gestione.

Non si parla quasi più di “digital divide ”anche in ragione del fatto che la quota di investimenti ipotizzata dal Decreto del Fare sarebbe sufficiente a malapena a coprire il gap di connessione di un territorio equivalente a mezzo quartiere di Roma.

Non entriamo in merito alle diatribe politiche, agli scontri tra operatori di Tlc, ai contrasti tra le varie Autority relativamente alla larga /larghissima banda, che non è quella “Bassotti”.

Prendiamola un po’ a ridere anche se questa strana storia è fatta di aziende che falliscono, di licenziamenti, di perdita di centri di eccellenza, di abbandono di investimenti da parte di realtà multinazionali che hanno orientato le proprie scelte verso Paesi ed Aree meglio attrezzate sotto il profilo della capacità di programmazione economica di un contesto sociale.

E’ un delitto verificare che negli ultimi tre anni un milione di giovani sotto i trentacinque anni (fonte ISTAT) abbia perso il posto di lavoro o peggio non si siano create le condizioni per recuperare una situazione di assoluta emergenza.

Assistere a questa disordinata corsa di giovani diplomati e laureati verso altri Paesi nella convinzione che da noi non ci siano più prospettive di occupazione e sviluppo è il più grave peccato che le precedenti generazioni abbiano commesso.

I piani e i progetti dell’Agenda Digitale se realmente e tempestivamente attuati hanno la possibilità di contribuire in modo efficace a ridurre la situazione di crisi in cui ormai versiamo da oltre un decennio.

Non sarà certo la soluzione a tutti i problemi ma, un impegno deciso della politica in tal senso, potrà essere determinante per dare una boccata d’ossigeno a questa asfittica situazione in cui ci siamo venuti colpevolmente a trovare.

Ci auguriamo che l’ultima nomina in ordine di tempo, quella di Francesco Caio definito Mister Agenda Digitale, fortemente voluta dal presidente Letta in ruolo di cerniera tra Governo e Agenzia rappresenti un elemento di effettivo raccordo e di forte spinta nella direzione di attuazione dell’Agenda Digitale.

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