Ritardi

Infrastrutture hardware, stallo governativo

Debolezze su vari fronti. Fondi banda ultra larga, governance, regolamentazione, architettura generale della rete. Va meglio sulle infrastrutture software, grazie a Caio e a Ragosa. L’analisi del vicepresidente di Stati Generali dell’Innovazione

Pubblicato il 12 Nov 2013

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Come sulle infrastrutture fisiche anche su quelle digitali il nostro Paese sconta un ritardo che danneggia le possibilità di crescita e di sviluppo, infrastrutture digitali che sono fondamentali per lo sviluppo efficace dell’Agenda Digitale, dalle smart communities ai sistemi di trasporto intelligenti al commercio elettronico.

Riflessioni diverse sono però da fare sui due fronti delle infrastrutture hardware e software.

In particolare, su quelle hardware credo ci sia un pericoloso stallo governativo rispetto a più punti di vista

· dell’effettiva disponibilità di connessione in banda larga e ultralarga secondo quanto previsto dall’Agenda Digitale Europea (notevolissimo il ritardo italiano sui 30 e sui 100Mps, e il Piano nazionale sulla Banda Larga non prevede recuperi su questo fronte) e dell’effettivo utilizzo anche da parte dell’apparato pubblico (esempio eclatante quello delle scuole, ancora in percentuale consistente non connesse o parzialmente connesse ad Internet per uso didattico);

· dell’architettura generale della rete, nel senso dell’integrazione tra rete fissa e mobile, che meriterebbe una pianificazione organica;

· della governance, nel senso soprattutto del ruolo che deve rivestire l’istituzione pubblica rispetto alla proprietà e allo sviluppo della rete rispetto ai grandi operatori privati. Qui sarebbe auspicabile decidere finalmente sul tema dello scorporo e della golden share Telecom e portare a livello nazionale quella che sta emergendo come necessaria politica di regioni (vedi l’esperienza dell’Umbria) ed enti locali;

· del tipo di regolamentazione verso il mercato, oggi ingessato sui grandi operatori, e per cui invece si potrebbe promuovere la partecipazione attiva di cittadini e piccoli operatori territoriali (adottando, ad esempio, la proposta della “fibra dei cittadini” che può liberare risorse e consentire una rapida copertura delle aree residenziali).

Sulle infrastrutture software ci sono in questo periodo delle aree di maggiore attenzione, grazie:

· alla spinta dell’Agid, ma anche delle aziende private, per una rapida diffusione del Cloud e quindi anche del progetto di razionalizzazione dei Data Center della PA;

· all’identificazione da parte del Commissario Caio dell’anagrafe unica e dell’identità digitale come priorità del piano governativo sul digitale.

Non sembra adeguata al contrario l’attenzione attuale, in particolare:

· sul fronte della Cyber Security, tema impostato e avviato dal governo Monti, e che non sembra oggi sufficientemente sostenuto;

· sul riuso e sull’interoperabilità applicativa, elementi cardine per una vera evoluzione dei sistemi informativi della PA.

Insomma, qualche movimento, ma ancora non siamo alla reale consapevolezza dell’importanza strategica di questo tema e di quanto sia fondamentale un approccio organico: le infrastrutture sono da sviluppare mentre, allo stesso tempo, si sviluppano i servizi e la cultura. E questo non accade per caso, ma avviene quando c’è, appunto, una strategia organica, in cui si integrano politica industriale, politica della PA digitale e sviluppo della cultura digitale.

Questo significa costruire il futuro.

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