Anche le software house fornitrici della PA devono fare la loro parte nel percorso di digitalizzazione e semplificazione della pubblica amministrazione, per il bene di tutti.
E’ questo uno degli spunti che ho potuto trarre dall’incontro dal titolo “Completiamo insieme il sistema operativo del Paese”, organizzato dal Team Digitale lo scorso 2 luglio a Roma, con lo scopo di coinvolgere ancora di più le software house fornitrici della PA in questo complesso ma fondamentale processo di trasformazione della pubblica amministrazione.
La previsione di Diego Piacentini
L’incontro mirava anche a dare un seguito al primo incontro di questo tipo avvenuto nel 2017, sempre nello stesso periodo e voluto dall’allora Commissario Straordinario Diego Piacentini.
Piacentini aveva capito a pochi mesi dal suo investimento, che senza una crescita non solo della PA, ma anche dei suoi fornitori, il sistema operativo del paese non poteva cambiare.
L’incontro avvenuto il 2 Luglio ha permesso al Team Digitale di fare un punto della situazione su ogni progetti in corso e di portare alcuni “case studies” o “PA” che hanno collaborato ad alcuni progetti, a presentare il proprio punto di vista, nell’ottica di ascoltare le esigenze dell’utente finale.
Il percorso delle PA verso il cloud
Come ConsorzioIT, insieme a Cristian Lusardi, abbiamo potuto avere un piccolo spazio per segnalare due challenge con call to action e una challenge con opportunity che speriamo possano essere colte dai fornitori della PA, per aiutare le PA stesse a iniziare il percorso di migrazione al cloud, ormai avviato dopo la pubblicazione del Cloud Enablement Kit.
Challenge 1 – Supporto alla compilazione del Kit e al cloud enablement
Serve supporto da parte dei fornitori di soluzioni software della PA per permettere ai comuni la completa comprensione del funzionamento delle loro applicazioni e dell’utilizzo effettivo.
Call to action 1
I fornitori software per aiutare la PA potrebbero/dovrebbero:
- Preparare una documentazione tecnica adeguata alla compilazione del kit e alla comprensione dello stack tecnologico da parte degli enti, in modo da poterla consegnare agli enti o ai futuri centri di competenza su richiesta. In tale modo questi ultimi potrebbero avere comprensione dell’intero stack tecnologico delle applicazioni che vogliono migrare al cloud
- Fornire strumenti per la comprensione del reale utilizzo delle soluzioni come parte integrante delle soluzioni (monitorazzio dell’utilizzo effettivo first). La PA compra soluzioni che poi nel tempo vengono più o meno utilizzare. Sarebbe importante dentro le applicazioni avere delle dashboard che misurino l’utilizzo effettivo, in modo da capire quali applicazioni davvero vengono utilizzate e quanto. In tale modo, si capirebbe quali sono le applicazioni “core”, quali applicazioni potrebbero essere dismesse eventualmente perchè poco utilizzate e quindi poter disporre di soldi per investirli in servizi più efficaci. Anche in ottica riusco questo è importante, perchè si potrebbe fare riuso laddove si abbiano anche metriche di utilizzo: ha poco senso fare riusco di un’applicazione non utilizzata.
- Essere aperte nello sviluppo ai vari strumenti utilizzabili nel cloud, tenendo conto delle logiche del cloud. Ad esempio un’applicazione che funziona solo sotto windows nel cloud è limitante, perchè non permette la scelta anche di linux, che su alcuni cloud provider permette risparmi anche del 50%.
- Iniziare a creare al proprio interno dei team di devops, superando la ormai vecchia logica del programmatore e del sistema. Ormai con i devops o gli full stack developer, si parla non più di orizzontalità di competenze, ma di verticalità di competenze. La Pa avrebbe bisogno quindi di trovare competenze che siano superiori nei fornitori, che spesso usano l’obsolescenza della PA come alibi per non migliorare e innovare il mercato.
- Sarebbe interessante una volta create community devops interne alle software house, fare una grande community esterna, tra devops dei fornitori software della PA, ma forse questo è un po’ futurista.
Challenge 2 – API e Integrazioni
Necessità di aprire i software con api, permettendo integrazioni di informazioni, in ottica di interoperabilità, open data e così via.
Call to action 2
I fornitori software per aiutare la PA potrebbero/dovrebbero:
- Passare i software da monoliti chiusi a integrati e integrabili. Spesso ai fornitori della PA piace il lockin, perché sentono di tenere il cliente sotto il loro controllo. Questo purtroppo rallenta sia loro che i clienti, che nella PA sono già abbastanza lenti di loro. Il lock in inoltre comporta necessità di integrazioni solo all’interno della propria software house, semplificando le interazioni. L’ipotesi sarebbe quella (che peraltro ipotesi poco è visto che Anpr e pagopa tanto per dirne due hanno già creato necessità di collegamento tra sistemi), abbandonare il vecchio metodo dell’integrazione basata su tracciati e csv, e passare al mondo delle API, dei servizi Rest, delle integrazioni in real time senza batch. Questo comporta uno sforzo di integrazione iniziale superiore, ma un’aggiunta di valore finale notevole. Il valore è indicato dal tempo (realtime) in cui avvengono le comunicazioni e dal fatto che la PA non deve occuparsi dell’integrazione come fa oggi, facendo da intermediario tra due fornitori, ma li deve solo mettere in contatto e spiegare l’obiettivo, saranno poi i fornitori a comunicare dando la soluzione.
- Rendere l’integrazione la normalità e non un’eccezione, pensare che essere interoperabili, aperti e pronti all’integrazione è un’opportunità di rendere il mercato più mobile, più fluido e soprattutto di costruire servizi che oggi nemmeno ci sono, in una logica di Composizione inter-PA: in questo caso un insieme di applicazioni comunicano, anche in maniera bidirezionale, al fine di comporre una nuova logica applicativa ottenuta dalla loro interazione, ed erogare questa a sua volta come servizio a valore aggiunto.
Challenge 3
L’esigenza delle nostre aziende e dei nostri enti è di poterci concentrare sull’erogazione dei servizi. Abbiamo quindi bisogno di soluzioni già cloud-compliant che ci permettano di semplificare la parte di ingegnerizzazione dando l’opportunità di scelta fra i vari servizi cloud.
Opportunity
Qui ci sono due grosse opportunità da valutare, di crescita culturale.
La prima prevede il passare da sviluppare le applicazioni per il solo “adempimento normativo” del CAD, della legge, o della circolare Agid, a sviluppare anche tendendo conto dell’Innovazione Tecnologica presente nel piano triennale e nel mondo tecnologico.. Questo permette di portare vero valore aggiunto nella PA. Quindi saltare dalla logica del “minimo sforzo massimo risultato” a “giusto sforzo eccellente risultato” in modo da aiutare (ricordiamo lo scopo dell’evento del 2 Luglio) Agid e Team a cambiare davvero la PA.
Partire dalle reali esigenze degli utenti
Oltre a tenere conto dell’innovazione tecnologica, è importante iniziare a partire dagli user needs (le esigenze reali degli utenti). Probabilmente essendo il pubblico formato per oltre il 70% de personale sopra i 50 anni, lo user needs attualmente più richiesto sarà “quando andrò in pensione?”. Del resto la PA dovrà progressivamente essere rinnovata e una serie di mentalità da dinosauri tecnologici verranno soppiantate dall’arrivo di millenials che avranno un sacco di idee su come semplificarsi e semplificare la vita e il lavoro. Questa ondata di aria fresca va intercettata per innovare davvero la PA.
Da parte nostra stiamo già facendo esperimenti in tal senso, coinvolgendo i cittadini come supporto locale, alla beta di IO; abbiamo creato un tavolo di lavoro tra ragionerie (7) per raccogliere i requisiti per attivare e rendere migliore possibile la riconciliazione in pagoPA. Sicuramente piccoli passi, ma passi importanti e situazioni che solo qualche anno fa era impossibile anche solo pensare.
Sperando di aver dato qualche spunto di riflessione, chiudo con una frase che mi ha molto colpito, presente nelle slide dell’evento e che ha fatto un po’, per me, da slogan dell’esperienza di Roma:
La digitalizzazione dei servizi della PA mira a semplificare i doveri e avvicinare i diritti.
Anche le software house fornitrici della PA, a mio avviso, devono fare la loro parte in questo percorso, per il bene di tutti noi italiani. Dipende come vogliono vedere la PA: una mucca da mungere o un partner con cui crescere insieme?