il commento

Mayer: “Bene golden power 5G, ma ora potenziamo la cyber defence italiana”

L’azione dell’Italia deve essere coerente con quanto l’Europa sta mettendo in campo in stretto collegamento con la consolidata strategia cyberdefence della Nato, su cui il Governo sembra ancora troppo distratto

Pubblicato il 12 Lug 2019

Marco Mayer

Professore straordinario di storia dell'intelligence, corso di laurea magistrale in studi internazionali, Link Campus University

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In merito al nuovo decreto sulla golden power 5G, c’è da dire che le nuove cornici giuridiche servono veramente solo se spingono gli organismi competenti a potenziare le loro capacità tecnico- operative. Buona parte degli accordi raggiunti dalle grandi aziende telecom sono noti, in altri casi le trattative tra operatori e/o vendor sono ancora in corso, ma presto saranno di pubblico dominio.

In questo scenario è comunque positivo ricevere tempestivamente informazioni ufficiali sia su accordi societari sia su contratti di collaborazione industriale, supply chain, appalti e forniture pubbliche.

Tuttavia non possiamo dimenticare un aspetto cruciale: al di là del rafforzamento  degli strumenti giuridici gli attacchi ostili, lo spionaggio industriale e l’apertura di  falle nei perimetri di protezione sono invisibili finché non sono identificati.

Potenziare la nostra cyberdefence in ottica Nato

La partita vera che si vince o si perde è questa. La gravità delle ingerenze esterne varia, ma quando  tocca la sicurezza nazionale essa può chiamare direttamente in causa l’ art. 5 dell’ Alleanza Atlantica e la sicurezza collettiva dell’ Unione Europea. Pertanto al di là del decreto – ed al di là degli adempimenti formali ad essi connessi  – molto dipenderà dalla efficacia  della polizia di  prevenzione e dall’incisività del controspionaggio dentro e fuori i confini. 

Anche quando ci occupiamo del settore civile l’ispirazione di fondo deve essere coerente con quanto l’Europa sta mettendo in campo in stretto collegamento con la consolidata strategia Cyberdefence della NATO.

A cui per inciso MISE e MEF dovrebbe guardare con maggiore attenzione.

Le incertezze e le oscillazioni nella politica internazionale rendono il quadro relativamente fluido, ma la salvaguardia degli interessi nazionali e la promozione delle libertà costituzionali dei cittadini costituiscono i presupposti per prevenire  i profili  illiberali ed i rischi  di controllo statale sulla vita dei cittadini che la rivoluzione del 5G può obiettivamente facilitare. L’imperativo è innovare senza cedere alle sirene del totalitarismo digitale.

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