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Ministero dell’Innovazione, e ora? Gli step per trasformare (davvero) il Paese

Consolidamento dell’ex Team Digitale; deleghe concrete e dotazione economica adeguata al nuovo ministero; supporto incondizionato al ministro ma nel rispetto delle altre istituzioni dello Stato; due diligence tecnologica da parte di tutti i ministeri. Ecco alcuni dei passi necessari per una vera svolta digitale

Pubblicato il 11 Set 2019

Rocco Panetta

Partner Panetta Studio Legale e IAPP Country Leader per l’Italia

innovazione digitale

La mossa del Presidente Conte di creare un apposito ministero per l’Innovazione ha davvero soddisfatto e anche travalicato in positivo ogni più roseo auspicio manifestato da tanti osservatori. L’identificazione, poi, di una persona come Paola Pisano, giovane, competente, entusiasta e visionaria, con esperienza tecnica, professionale e politica specifica, guadagnata sul campo, proprio nel settore, spinge ad essere molto ottimisti, ma anche ad aspettarsi traguardi ambiziosi. Che dato il convergere di una serie di circostanze sembrano finalmente raggiungibili attraverso una serie di step e accortezze. Vediamo quali.

Una crisi risolta in fretta. E ora?

A velocità sostenuta la crisi di ferragosto si è conclusa con la costituzione di nuove intese ed equilibri parlamentari e la creazione di un nuovo Governo. Il Primo Ministro incaricato, Giuseppe Conte, ha costituito in tempi record la squadra dei ministri che, nelle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, hanno giurato di servire il Paese. Si è anche tenuto un primo Consiglio dei Ministri in attesa del voto di fiducia parlamentare, durante il quale sono stati messi a segno alcuni colpi importanti, sia sul fronte comunitario, con la designazione dell’ex Premier Paolo Gentiloni come Commissario europeo, sia su quello interno con l’esercizio del cosiddetto golden power sulle operazioni connesse al 5G.

Fin qui è cronaca di questi giorni, ma niente paura, non è mia intenzione sostituirmi o improvvisarmi commentatore politico in alcun modo. E’ tuttavia balzata alla attenzione dei migliori commentatori anzitutto la creazione di un apposito ministero per l’Innovazione e quindi qualche breve riflessione appare necessaria.

Appena una settimana fa scrivevo proprio su queste pagine della necessità indifferibile di verticalizzare al massimo livello possibile i temi del digitale, volendo includere, in tale definizione, tutti i temi legati al governo di Internet, alle reti di nuova generazione, all’uso dei dati e alla privacy, all’Intelligenza artificiale, alla cyber security, e a quant’altro ruotasse intorno all’interconnesso mondo caratterizzato dal binomio tecnologico-digitale, individuando con coraggio e determinazione quantomeno un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio se non un Ministro ad hoc per affrontare le diverse sfide.

Ed elencavo talune positive azioni compiute dagli ultimi tre governi, nel corso degli ultimi tre anni – perché si, ahimè, abbiamo cambiato quasi un Governo all’anno negli ultimi tempi, in barba alla stabilità politico-istituzionale tanto agognata – dalla strategia sulla banda ultralarga al 5G, dalla partecipazione dell’Italia al gruppo europeo sulla Blockchain, alla costituzione dapprima di un Team Digitale e poi di un vero e proprio Dipartimento per la Trasformazione Digitale – che dovrebbe adesso costituire la base operativa del nuovo Ministero – dalla costituzione di tavoli di esperti per affrontare i temi ad alto contenuto tecnologico ed etico, fino alla messa in opera di concrete strategie per facilitare la cosiddetta industria 4.0.

Il momento di attuare la svolta digitale

Questo è il momento di agire, infatti, di dare al Paese quella svolta digitale che da tanto tempo è attesa, sia per migliorare i servizi e i rapporti tra lo Stato centrale, le imprese, gli enti locali ed i cittadini, sia per introdurre la tanto vagheggiata leva tecnologica per far ripartire l’economia dell’Italia, puntando ad uno sviluppo sostenibile e vigoroso al tempo stesso. Ma non rincorrendo il modello americano, che per storia, geopolitica, quadro regolatorio profondamente diverso non possiamo – e non dobbiamo – emulare. Quanto per spingere a livello nazionale ed europeo sull’acceleratore delle opportunità che il momento storico e le tecnologie ci offrono, contribuendo a rinforzare a livello europeo una terza via al digitale che potremmo definire etica, diversa dal modello americano e cinese, e frutto dell’armonica applicazione della Carta dei diritti di Nizza e del Trattato di Lisbona alle dinamiche tecnologiche in atto.

Gli step necessari

Nel metodo partendo dal programma di Governo stilato dalle forze politiche che rappresentano al momento la maggioranza in Parlamento, mi pare che il primo step indifferibile ed ineludibile non passa non essere rappresentato dal consolidamento necessario dell’ex Team Digitale e dalla relativa sua trasformazione nel nuovo Dipartimento per la Trasformazione Digitale.

L’azione di un Ministro, per quanto visionario e competente, ed i suoi risultati concreti sono funzione dell’efficienza e preparazione delle donne e degli uomini che lo supportano.

E’ altrettanto importante e prioritario che al neo istituito Ministero vengano assegnate deleghe concrete, in grado di incidere profondamente nel tessuto economico-sociale ed istituzionale del Paese, riconciliando e recuperando le varie deleghe in materia sparse presso altri Ministeri ed istituzioni dello Stato, senza dimenticare di fornire il Ministero dell’Innovazione di una dotazione economica degna di questo nome, pur restando un dicastero senza portafoglio attivato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Occorre poi che il Governo e lo Stato parlino di digitale attraverso una sola voce: quella della Ministra Pisano, con il supporto pieno ed incondizionato della Presidenza del Consiglio, e che non vi siano equivoci rispetto a chi possa e debba attuare le relative politiche di Governo, anche attraverso tavoli di consultazione, che poi però si trasformino in atti concreti: dalla consultazione bisogna poi passare all’azione!

Al tempo stesso occorrerà sempre ricordare il ruolo fondamentale, su questi temi, che giocano altre importanti istituzioni dello Stato, quali sono le Autorità indipendenti. Si dovrà infatti evitare di pretermettere o ignorare gli autorevoli pareri ed i provvedimenti di Agcom, Antitrust e, sopra tutte, del Garante per la protezione dei dati personali.

Può sembrare scontato, ma non lo è. Spesso, negli ultimi anni i pareri obbligatori delle Autorità non sono stati acquisiti o sono stati solo in parte o per nulla considerati e ciò ha prodotto un pericoloso precedente che va definitivamente superato.

Sono queste le tre istituzioni che per competenza ed indiscussa esperienza possono guidare e consigliare – nel rispetto dei rispettivi ruoli e funzioni – l’azione della Ministra nelle maglie di tre complessi e sempre più interconnessi universi regolamentari.

E ricordiamoci sempre, al riguardo, che Agcom e Garante Privacy stanno con urgenza aspettando il rinnovo dei rispettivi Collegi da parte del Parlamento: ci si augura che il componimento della crisi politica e la creazione di nuovi equilibri parlamentari possano sbloccare lo stallo in cui da mesi sono state inchiodate tali importanti istituzioni, fondamentali per lo sviluppo e la crescita, non solo economica, della società italiana.

Sarà poi importante che tutti i ministeri svolgano una azione di due diligence tecnologica, individuando nelle rispettive competenze e nei settori di proprio governo quali ambiti e quali azioni debbano essere messi a fattor comune per permettere al neo istituito Ministero dell’Innovazione di poter guidare la volata. Con la creazione di un dicastero ad hoc ci si augura di veder conclusa la stagione delle sovrapposizioni e delle strategie digitali contraddittorie ed includenti messe spesso in campo da diversi attori istituzionali che hanno viaggiato in netta rotta di collisione gli uni con gli altri.

Ben fatto, caro Presidente Conte, davvero ben fatto ed “in bocca al lupo” alla Ministra Pisano, il Paese vi guarda ed è nelle vostre mani.

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