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Mobile 4G, le cose che non vanno

Le frequenze non sono ancora tutte disponibili. Le coperture lasciano a desiderare pur essendo in linea con l’Europa. Le prestazioni banda ultra larga sono solo millantate. Il mercato richiede di più

Pubblicato il 16 Dic 2013

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In Italia il governo ha terminato nel settembre 2011 la gara per le frequenze LTE ( ossia 4G) a 800, 1800 e 2600 Mhz.

Al momento però non tutte le frequenze sono a disposizione. Questo significa che in nel caso di molti operatori e di molte aree ci possono essere problemi nel caso della copertura all’interno degli edifici.

Nei mesi scorsi ci sono state poi polemiche sulle possibili interferenze col digitale terrestre, che hanno presumibilmente rallentato i lavori di estensione del 4G. Ci sono inoltre ostacoli generati al rischio ambientale di installazione di nuove antenne. Tra l’altro l’Italia oggi impone limiti di esposizione a campi elettromagnetici pari a 6 v/m; una soglia nettamente inferiore a quella indicata nella Raccomandazione 1999/519/EC del Parlamento Europeo e a quelle . in molti paesi europei dove le soglie limite sono comprese tra i 42 e i 60 v/m.

I principali operatori telefonici italiani sono comunque al lavoro per offrire 4G ai loro clienti, ma per ora il problema più grande per molti di loro è la copertura. TIM ha iniziato per prima e ha costruito la copertura su 4G di 30 città italiane, numero che sta aumentando man mano che il servizio viene attivato in altre zone. Vodafone ha una rete con 4G limitata, che per ora copre otto città e con velocità massime (nella realtà molto teoriche) di 70 Mbit per secondo, che dovrebbero essere portate a 100 entro fine anno con l’aggiunta di molte altre città. TRE offre il suo servizio solamente a Roma e Milano, entro il confine del Grande Raccordo Anulare nel primo caso e delle tangenziali nel secondo. Wind è limitata ad aree di Roma e Milano, ai principali aeroporti, alla fiera di rho, al politecnico di milano e la sapienza. entro il 2014 saranno collegate altre 18 fra le principali città.

L’Italia non è ultima in Europa; ma dobbiamo ma non c’è tanto da stare contenti; infatti gli USA dichiarano di aver coperto il 90% della popolazione, mentre in Europa metà degli stati membri ha chiesto di rinviare l’uso delle frequenze a 800 Mhz. L’Italia è, insieme a Francia, Germania e UK, in regola.

Quindi dovremmo essere felici per come sta procedendo il 4G in Italia?

La clientela non pare d’accordo. Le prestazioni come al solito sono solo millantate, ma mai reali (a quando una legge che imponga un minimo di banda garantita in base al contratto?). Le velocita’ reali del 4G, infatti sono nettamente inferiori a quelle dichiarate (e in qualche caso contrattualizzate) . Test recenti che ho visto in Rete danno infatti velocità massime di 12 Mbps, con una media di 5-6 Mbps.

Molti dicono “sarebbe meglio avere una copertura del territorio maggiore e possibilmente WIFI gratis nei centri urbani e sui mezzi di trasporto, piuttosto che dare il 4G. A questi prezzi!”. Infatti, come sappiamo, la ma,ggior parte delle offerte 4G non è “flat”, ossia prevede un massimo di Gbytes scaricabili in un mese con l’abbonamento base. Quindi appare semplicemente come un 3G “più caro”, che però non è ancora in grado di dare le velocità dichiarate.

Assolutamente non può essere visto, quindi (per i costi) come sostituto alla DSL; e questo è ovvio, se consideriamo che comunque il 4G fornisce servizi in mobilità. Ma non è, per ora, neanche la panacea per l’abbattimento del Digital Divide come molti speravano; in quanto la disponibilità iniziale appare che sarà solo nei grossi centri abitati. Non sembra neanche dare poi le velocità proclamate (fino 100 Mbps!).

Molti di noi sanno quanto tecnicamente (e commercialmente) possa essere difficile avere la “banda minima garantita” con collegamenti wireless, o DSL. Ma i clienti la vogliono; e si sentono, spesso, al momento, presi in giro quando fanno uno “speed-test” sulle velocità di download o di upload.

Frasi contrattuali che dicono più o meno “le prestazioni contrattualizzate di xMbps non possono essere garantite in assoluto e in presenza di sovraccarichi di traffico possono essere significativamente rallentate” non sono più accettate dal mercato. E molte Autorità di Regolamentazione stanno cercando (senza significativi risultati, al momento) di fare chiarezza.

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