Shanthia intravedeva Kanio negli spiragli lasciati dalle colonne. La passeggiata real-vera della città ricostruita. Tremila anni di storia. Stipati in memorie non connesse. Le uniche rimaste. Le terme fumanti. Qualche ombra mancante. Qualche granito cedente. Qualche brusio saltellante. Qualche liquido abbondante. Qualche baco. Così li chiamavano ancora. Lui ansimava. Stralunava. Disperava. Eloquiava del futuro. Le parole sono una confezione. Occorre sempre spacchettarle. Shanthia non riusciva a sentirlo. Troppo tempio fra loro. Due farfalle bianche. Discorrevano. Attente.
Il bus rosso sudava oltre il ponte sospeso. “C’è qualche segnale da Ateni, quella millenaria… quella ricostruita dai calcolatori…” le dita fendenti di Stefano Magli, l’agente di memoria antica della Memory Squad 11. “È qualcuno che ha una memoria… mi sembra… di inibizione” Magli interpretava segni corrotti. Interrotti. Disfatti. Dedotti. “È una memoria in estinzione… è la prima che ci capita… averla prima del suo totale spegnimento sarebbe un bel colpo… è un regolatore dell’ira…” Il sudore intrigava le gote. “Non ci sono omicidi da oltre centoventi anni in tutta la galassia…” Le labbra lo costringevano in pensieri. “Non sappiamo se il grande ictus mnemonico ha annientato anche le memorie non connesse…” Le dita indicavano la scaletta. Gli agenti capivano al volo. Si vomitavano fuori dal bus. Voleggiavano le biciclette d’ordinanza. Bruciavano verso il fiume. Verso Ateni.
Le due farfalle svirgolavano le piccole statue della vasta vasca. Termale. Shanthia ora vide bene il marito Kanio. Chinarsi. In avanti. Baciava. Un’altra. Dopo il Grande Ictus Mnemonico stava tornando l’imprevisto. Si restituiva il futuro. Sublime ansia. Sapiente ignoranza. Affollata solitudine. Onesto imbroglio. Incolmabile pieno.
Lui baciava un’altra. Le due farfalle interferirono gli occhi di Shanthia. Gli occhi dell’imprevisto. Una farfalla acuminata. L’afferrò. La impugnò. Spallò il colonnato. Lui baciava un’altra. Lo urlò straziata. Il futuro si srotolava. L’imprevisto assaporava. La lama si alzava. La lama scendeva. Zampillava. Squarciava. Ripeteva. Insisteva. Massacrava. Uccideva l’imprevisto. Vendicava il futuro. L’assassinio più dolce.
Magli le afferrava il polso. La memoria era esangue. Il coltello più veloce. Trapassava la mano di Magli. Il sangue esplodeva. La guardò impazzire. La guardò immobile. Devastato. La memoria azzerata. Pulita. Persa. Lui la baciò.
Magli a mani vuote. Si voltò: “Non è in lei.”
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