Nel vuoto
Teneva l’enorme pomodoro fra le mani e guardava fisso l’agricoltore, di attraente mezza età. Le poche nuvole scorrevano al vento e smussavano a tratti lo splendore naturale del rosso.
“Siamo tutti senza memorie reticolari… dobbiamo trattare…” eloquò pensieroso l’acquirente.
L’agricoltore lo fulminò con gli occhi e saettò le pupille più volte a destra e sinistra come per avvisarlo che qualcuno poteva sentirlo, sussurrando: “Sa bene che è vietato trattare… da sempre…”
“Questo non è vero! Fino a due secoli fa il prezzo era ancora il punto d’incontro della domanda con l’offerta!” replicò puntiglioso Stefano Magli l’agente di Memoria Antica della Memory Squad 11, ora nelle vesti di copertura di un acquirente al mercato degli orti: “Sono già passati sette giorni dal Grande Ictus Mnemonico… Adesso siamo senza memorie connesse, quindi senza il prezzo espresso dalla stessa merce, dunque possiamo tornare a trattare sul prezzo, se ne siamo capaci…”
L’agricoltore posò le mani curate e possenti sul pomodoro e se lo riprese con decisione. “Io stavo zitto e il pomodoro parlava, spiegava all’acquirente il perché del suo costo. Dialogavate col pomodoro, con la frutta… caro professore… Lei è un professore, vero?” Aspirò l’aria con forza e sentì gli umori del tramonto mischiati a quelli del suo interlocutore. Ed ebbe paura. Sauq sentiva l’odore del falso professore. Il cielo era libero. Le folate lo avevano pulito.
“Ragazzi io vado a casa, fa buio e fa freddo!”. Era solo un modo di dire. Ma pronunciato da quell’agricoltore, era una specie di comando per tutti. La città veniva illuminata a giorno, come tutte le città. Il 10 di marzo, ai tropici, faceva caldo. Gli amici dell’agricoltore capirono che il “professore” rappresentava un qualche pericolo. In minuti chiusero i loro stand agricoli da mercato di strada e inforcarono le bici, dileguandosi in pochi attimi. “Vado anch’io, professore, è tardi…” volle scusarsi Sauq. Saltò in sella, collocò l’enorme pomodoro nel grande cestello anteriore e partì veloce. “Arrivederci professore!” Stefano Magli lo guardò gonfiare, splendido, i muscoli sui pedali. Sauq, si voltò all’indietro e incontrò gli occhi famelici di Magli.
Il pomodoro traballucciava nel grande cestello anteriore e, senza accorgersene, si tirava dietro tutta la Memory Squad 11. La sua memoria, pur non connessa, lo faceva parlare agli strumenti di scandaglio della squadra. La bicicletta di Sauq volava verso casa.
Ora Sauq era fermo a un semaforo. Ma l’enorme pomodoro tremava, sobbalzava come fossero ancora in corsa. Sauq aveva capito. Era l’enorme pomodoro ad indicare la strada agli inseguitori. Sauq scorse, fra tutti i ciclisti fermi al rosso, un Grande Corridore, col casco decorato di allori. Gli sembrava di conoscerlo o era semplicemente molto noto a tutti. Gli mise il pomodoro nel cestello di coda, urlandogli “Salvalo! Ti inseguiranno!” Scattò il verde insieme ai ciclisti. Il campione distaccò tutti in poche pedalate.
Sauq arrivò al suo palazzo-terrazzi. Salì in casa, con la bici, al 42esimo piano, l’ultimo. Raggiuse il terrazzo. Sotto una palma c’era il campione, sudato, sorridente. Ai suoi piedi l’enorme pomodoro che lo aspettava. “Cosa ci fate voi qui?” chiese Sauq. “Abito al piano di sotto, Sauq. Ci siamo incontrati tante volte sulla rampa…” Sauq lo memorizzo e disse: “Peggio di così non poteva andare! Il pomodoro li avrà condotti qui… Fra poco ci saranno tutti addosso!”
I sei della Memory Squad arrivarono poco dopo stravolti e madidi. “Il segnale si è fermato qui, in questo palazzo-terrazzi, Akila” ansimò Afro Allaa, l’agente navigatore. “Saliamo la rampa fino a quando il segnale arriva al massimo, lì ci sarà il pomodoro, ma soprattutto l’agricoltore!” ordinò la comandante Akila Khaspros. Ripresero a pedalare fino alla cima dell’edificio. La porta era aperta. Attraversarono rumorosamente l’appartamento di Sauq e sfociarono nel lussureggiante orto pensile.
Stefano Magli guardò fisso negli occhi l’agricoltore e capì di essersene semplicemente innamorato. L’agricoltore restituì lo sguardo con una richiesta di libertà assoluta.
Gli altri componenti della Memory Squad capirono solo ora di trovarsi davanti all’unico erede dei Maestri d’Orti da terrazzo e da tetto. Gli si strinsero attorno. Senza le memorie connesse era il solo abitante della Galassia in grado di ripristinare la filiera alimentare del Pianeta. Ma dovevano costringerlo a rompere i voti della libertà non negoziabile dell’anarchia degli orti. La città fluorescente sbiancava le stelle.
Saud afferrò l’enorme pomodoro, lo strinse a sé e gli sussurrò “Preparati a volare”. Sgusciò rapido oltre il terrazzo, nel vuoto.
(11-continua)