Il convoglio della riforma della comunicazione pubblica italiana – la “legge 151” che riformerà la 150/2000 – si è finalmente messo in cammino, con l’avvio, voluto dal nuovo ministro della PA, Fabiana Dadone, di un Gruppo di lavoro che, in un lasso temporale abbastanza risicato, dovrà avviare la riforma della comunicazione e fornire al contempo indirizzi per una Social media policy nazionale.
La ministra, dopo aver voluto imprimere al suo mandato il segno virtuoso della partecipazione e dell’attivismo civico – a partire dalle consultazioni pubbliche – dopo aver incontrato una delegazione di PAsocial e le associazioni dei giornalisti – intende così rispondere a un bisogno avvertito da anni, perché l’impianto della 150 è vecchio come una macchina da scrivere mentre le leggi degli ultimi 15 anni sono tutte incentrate sulla cittadinanza digitale e sui diritti dell’utente.
Ci sono proposte ormai dettagliate e condivise sulla nuova organizzazione degli uffici, con giornalisti pubblici e comunicatori distinti nei profili ma uniti nel lavoro quotidiano, e sulla centralità di social, chat, podcast e app, intesi come leve di una svolta qualitativa e interattiva dei servizi pubblici.
Indice degli argomenti
Comunicazione pubblica e Open Government Partnership
La commissione, che ho l’onore di coordinare, si chiama “Gruppo di lavoro per Social Media Policy nazionale e legge 151-riforma comunicazione pubblica”. La sua riunione di insediamento si è tenuta il 9 gennaio 2020 a Palazzo Vidoni, sede del Ministero PA, e comprende PAsocial, Ferpi, Associazione della Comunicazione pubblica, Ordine dei Giornalisti, Federazione della Stampa, Gruppo uffici stampa, Agcom, Conferenza facoltà di Scienze della Comunicazione, Dipartimento Informazione ed Editoria, tecnici del Formez e naturalmente Ufficio legislativo del Dipartimento Funzione Pubblica, che dovrebbe poi trasformare in norme le indicazioni del Gdl.
Dato molto significativo: il Gruppo non è ancorato alla polvere dei ministeri ma incardinato nel quadro della partecipazione italiana all’Open Government Partnership (OGP). Si tratta di un fiore all’occhiello del nostro paese, una partnership internazionale che vuole promuovere negli stati aderenti (ormai più di 70) il sostegno ad iniziative volte ad accrescere l’uso dei dati aperti, la trasparenza, la partecipazione dei cittadini, l’accountability degli amministratori, l’uso dei servizi digitali e le competenze digitali nelle amministrazioni e tra i decisori pubblici (i contenuti, a livello internazionale e nazionale).
Al momento il Team Ogp Italia, coordinato da Stefano Pizzicannella, è impegnato a realizzare il suo quarto Piano d’azione per l’Open Government, che prevede 10 azioni strategiche e concrete in cui molte amministrazioni sono impegnate. Tra queste l’azione 6, “Cultura dell’Amministrazione Aperta”, di cui è responsabile Marco Marrazza, ha l’ambizione di diffondere la cultura dell’apertura tra gli amministratori, apertura che può intendersi come trasparenza verso il cittadino ma anche come capacità di coinvolgerlo nelle scelte che l’amministrazione pubblica quotidianamente affronta. Per questo è stato ritenuto cruciale il tema della comunicazione pubblica e di chi è chiamato ad attuarla, anche in relazione al mondo social on line che in questi recenti decenni si è enormemente sviluppato.
Da qui, su impulso del Ministro PA Fabiana Dadone, il Gruppo di Lavoro sui temi della comunicazione pubblica digitale è stato chiamato a elaborare, in tempi molto contenuti, delle linee guida per una Social media policy nazionale e proposte per avviare un percorso di riforma della legge 150/2000.
Il percorso concettuale e operativo
Nel documento che fa da Term of Reference del Gdl si può leggere qual è stato il percorso concettuale e operativo fin qui compiuto, che ha portato ad un “semilavorato” condiviso che faciliterà non poco il cammino.
“Dopo quasi tre decenni di riforme tese a rendere la PA più aperta e trasparente (la legge 241 sull’accesso agli atti risale al 1990), oggi può dirsi che la loro ricaduta concreta dipende soprattutto da un elemento: la svolta dalla PA dell’adempimento a quella della realizzazione, basata sulla rilevazione dei bisogni del cittadino, sottoposta al suo giudizio e aperta alle sue proposte migliorative. Dall’atto al risultato; dalla risposta al servizio. Molte delle riforme degli scorsi anni, sebbene dense di novità centrate su un nuovo protagonismo del cittadino (cittadinanza digitale, trasparenza totale, consultazioni pubbliche, performance “partecipata” ecc), si presentano più come dichiarazioni d’intenti che come programmi operativi. Si tratta, in sintesi, di leggi-manifesto, nel senso che introducono innovazioni rilevanti ma bisognose non solo di una fase di concretizzazione in termini organizzativi ma soprattutto: a) di una forte condivisione fra i dipendenti pubblici; b) di consapevolezza fra i cittadini, in particolare sui temi di impatto pratico come servizi digitali, nuovo perimetro della trasparenza, snellimento dei processi amministrativi e valutazione. Occorrono peraltro professionalità adeguate in grado di gestire il passaggio da una comunicazione unilaterale e formale ad una comunicazione “a due vie” e in tempo reale, che solleciti la partecipazione attiva del cittadino. Il cittadino dovrà quindi essere accompagnato per ridurre il digital divide, interrogato per rimuovere errori e disfunzioni, interpellato per ricevere proposte di integrazione, miglioramento e sviluppo dei servizi”.
Trasparenza comunicativa, profili professionali e organizzazione degli uffici
Molto significativo il passaggio sulla trasparenza, che nelle intenzioni del Gdl, va recuperata come funzione essenzialmente comunicativa: “Nel campo della trasparenza, che è l’abito contemporaneo della comunicazione al cittadino, prevale un’interpretazione adempitiva e di fatto né collegata alla performance né distinguibile dalle attività preventive della corruzione. È del tutto trascurata la “trasparenza comunicativa”, cioè quella finalizzata al controllo civico sulla qualità dei servizi. Sul piano organizzativo, è necessario che la gestione della Trasparenza-accountability sia separata da quella della Trasparenza-anticorruzione: potrebbe essere utile che la prima torni sotto la diretta gestione della Funzione Pubblica e, negli uffici, afferisca alla comunicazione, così come previsto anche dagli ultimi CCNL del pubblico impiego. Si renderà quindi necessario distinguere il responsabile anticorruzione (di profilo giuridico) da quello della trasparenza (di profilo giornalistico-comunicativo)”.
Poi ci sono i passaggi sui profili professionali e l’organizzazione degli uffici: “Nel settore della comunicazione le figure professionali restano quelle della legge 150/2000, una normativa ormai del tutto superata anche perché risale ad un’epoca in cui nelle pa il web quasi non esisteva. Nei recenti CCNL del pubblico impiego – funzioni centrali, funzioni locali, istruzione e sanità – sono stati introdotti i nuovi profili dell’informazione e della comunicazione, fra cui il “giornalista pubblico” e lo “specialista della comunicazione istituzionale”. Ma la materia è ancora in gran parte da definire.
Uso dei social network
Da portare avanti è anche il percorso sull’uso dei social, sempre più diffusi nelle PA con esiti anche di altissima qualità, ma ancora non riconosciuti nell’organizzazione pubblica, salvo un brano della circolare 2/2017 sulla trasparenza che fu inserito dall’associazione PAsocial e che, ad oggi, costituisce l’unica citazione dell’uso di queste nuove potentissime tecnologie nella comunicazione pubblica italiana. È avvertita l’utilità di un quadro di riferimento che uniformi i termini di servizio nell’uso dei social (tone of voice, privacy, tempi di risposta, off topic, piano editoriale, interattività), e ciò potrebbe essere ottenuto con una Social Media Policy nazionale di indirizzo per tutte le pubbliche amministrazioni. Accanto a questo, occorre un percorso che porti al riconoscimento delle professionalità impegnate in questa inedita frontiera della comunicazione pubblica”.
Il documento si conclude indicando i “due settori di lavoro principali”:
- La piena diffusione dei social media e delle app di messaggistica come strumenti professionali e sistematici di comunicazione con il cittadino, con la definizione di una Social Media Policy di indirizzo per le pa;
- L’elaborazione di proposte sulla comunicazione pubblica – “legge 151” – finalizzate alla revisione della legislazione attuale e incentrate sui nuovi profili della comunicazione pubblica (giornalista pubblico e specialista della comunicazione istituzionale) e della comunicazione e informazione digitale, con competenze estesa alla trasparenza comunicativa, intesa come controllo civico e intervento dei cittadini sulla qualità dei servizi pubblici, la citizen satisfaction e naturalmente l’uso sistematico e professionale dei social. I responsabili della comunicazione (giornalisti e comunicatori) e della trasparenza potranno in questo modo uscire da una logica di compartimenti stagni e di solo funzionariato teso al riempimento di “caselle” per assumere il ruolo di garanti del rapporto con l’utente e agenti della Citizen Satisfaction, che opereranno secondo gli indirizzi del Ministero PA al fine di promuovere una stagione di attivismo civico, utile a superare la spirale di demotivazione e isolamento che ha reso sempre parziali le riforme di questi ultimi anni. Riferimento organizzativo può essere un ufficio unificato Comunicazione Stampa e Servizi al cittadino, che unisce i diversi desk di lavoro al servizio della qualità della prestazione.
I tempi della commissione, per esplicita volontà del ministro, saranno molto brevi. In particolare, sulla legge 151 si punta a concludere entro circa 1 mese, mentre sulla Social media policy nazionale il progetto è di portare alla Settimana dell’Amministrazione Aperta 2020, nel prossimo marzo, una prima bozza. Riguardo alla legge, si è stabilito di toccare come base minima i seguenti punti: finalità della legge (il digitale per cittadinanza e partecipazione); organizzazione dell’ufficio unificato; orari di lavoro e competenze; profili e titoli + formazione; piano comunicazione e legame con piano della performance; sanzioni; presidio fisso su comunicazione pubblica successivo alla riforma; previdenza e assistenza.