Xina Shaiira, analista del terreno e dell’ambiente, seconda in comando della Memory Squad 11, alzò lo sguardo inchiodandolo sul’amica Marnii. “Marnii, tu lo sai già, non possiamo neppure parlarne! Anche se volessi non mi è permesso far nulla… le memorie sono sconnesse… tutte, anche quelle cromosomiche. Semplicemente questo tuo matrimonio non s’ha da fare…” Goccie di birra lacrimarono sul vetro curvo dell’alto bicchiere. “Niente matrimonio a distanza. Devi attendere che il tuo Veert torni con la colonia astrale.”
“Ma ci impiegherà ancora quattro anni! Abbiamo preparato tutto! Invitate più di mille persone! Faranno la festa in telepresenza, come si usa… Non posso rinunciare al grande ballo finale… Tutti insieme, da ogni parte della Galassia, tutti sulla stessa pedana! Lo sogno da anni! Anche Veert lo vuole, ma l’ha detto cento volte!”
“Io non posso. Punto. Sono di una Memory Squad pubblica. Le memorie riattivate sono ancora pochissime… Son tutte riservate alle emergenze collettive. Sono passati solo ventitré giorni dal Grande Ictus Mnemonico…”
Marnii salì sull’autobus turistico, rosso. Erano più di quattro secoli che era rosso. Guadagnò i gradini a chiocciola e si sedette nell’unico posto vuoto del piano superiore, panoramico. Erano tutti in ascolto della guida, salvo un giovane riccioluto. “Sono Marnii” sussurrò. “Bene Marnii, incontrarsi alla vecchia maniera pulisce la mente e aggiusta il tempo.” Marnii non capì. “Ho bisogno di una memoria di festa di matrimonio globale…” “Chi sposi?” “Si chiama Veert, capitano di una colonia… arriverà sulla terra solo fra quattro anni. È un matrimonio del desiderio, mi capisce?…” “Mi chiamo Yhomson.” Anche Yhomson non capì. “Capisco” disse Yhomson. Le fissò il collo. Marnii lo girava a scatti per scaricarsi dai piccoli imbarazzi. “Vuole anche il gran ballo finale?” “È soprattutto per quello che sono qui!” Le sue mani volteggiavano già.
L’autobus si fermò. Tutti i turisti si voltarono per ammirare il maestoso e luccicante tempio. Marnii e Yhomson scesero rapidi in strada.
“Per di qua”, disse Yhomson. La mano sulla spalla di Marnii per indicarle una via stretta. La città vecchia era pulita e odorosa. L’agente Xina Shaiira li agguantò con lo sguardo mentre attraversavano la piazzetta, oltre la fontana. Si tenne a distanza. Non li perse d’occhio. “Li ho intercettati… appena lui le passa la memoria li blocco…” comunicò alla base. “Bene così!” assentì Akila Khaspros, la comandate della squadra.
Marnii entrò nella bottega. Lui si appoggiò al muro. L’agente Shaiira si fermò. Fece finta di guardare con interesse la facciata di un antico palazzo. L’aveva visto fare in un vecchissimo film belga. Marnii uscì splendida vestita di bianco, mutando all’arancione nel tramonto ormai prossimo. Yhomson si mise a correre. Lei lo imitò. Entrambi ritornarono sui loro passi, verso Shaiira. Quasi la investirono. Shaiira, incantata, perse i suoi occhi nelle antiche trine del vestito da sposa.
“Mi dia la memoria! Il mio Veert è pronto! Ne sono sicura!… Yhomson, dammi la memoria! Questo è l’accordo per quel tuo compenso esorbitante!” Ancora le mani volteggiavano nella corsa frusciante.
“Non c’è compenso sufficiente per tutto questo… Il ballo sarà la mia paga…” Yhomson era sfacciato, ingordo, sarbesco e sudato nella fuga notturna verso la pedana illuminata.
La musica riempiva le gonne e le suntuose giacche. Marnii volteggiava eccitata. Sfiorava l’agente Shaiira, impietrita nell’ombra. Marnii respirava la sua improvvisa felicità. Veert sulla colonia ansimava mentre le ombre della notte corta lo chiudevano nella sua perenne attesa.
Gli amici e i parenti danzavano nei cinque continenti e nelle colonie a vista. Il matrimonio non c’era stato. Un ballo non fu mai tanto intenso, quasi violento. Marnii si librava nell’aria sbiancata da antiche lampade. Fu così che Yhomson le rubò il cuore.
(15-continua la serie. Ogni episodio è “chiuso”)