Dopo il riuscitissimo evento 360summit industry 4.0 svoltosi mercoledì alla Camera dei Deputati a Roma ho provato a mettere insieme – in estrema sintesi – luci e ombre del piano governativo su Industria 4.0
ECCO I VIDEO DELL’EVENTO: QUI E QUI
Luci
1-Punto positivo, certamente il fatto che il Piano 4.0, seppur in ritardo rispetto ad altre nazioni europee, sia alla fine arrivato. Questo è molto importante perché si è finalmente iniziato a definire una strategia Paese su quella che è la quarta rivoluzione industriale, il cambio di paradigma del sistema industriale italiano, la digital transformation.
2-Altro punto a favore il fatto che da quando governo, esperti del settore e associazioni di categoria hanno iniziato a fare seminari o road show in giro per l’Italia, il tema è entrato nell’agenda della PA e nella testa degli imprenditori più illuminati. Siamo ancora alla dissemination, alla evengelizzazione, ma è un primo passo, nonostante ci ricordava il Politecnico di Milano che circa un terzo degli imprenditori ancora non sa cosa sia IoT.
3-Altro punto positivo il fatto che il piano punta a realizzare una rete nel Paese, anzi due reti, quella della ricerca (Competence Center) e quella del desk digitale al servizio delle imprese (Digital Innovation Hub). Bene quindi che si punti ad una specializzazione dei vari centri di eccellenza per evitare doppioni e sovrapposizioni.
Ombre
1-Innanzitutto, va benissimo l’iperammortamento al 250%, ma Industria 4.0 non deve essere ridotta ad uno sconto fiscale. A costo di essere ripetitivi Industria4.0 deve essere il risultato di un ripensamento del sistema industriale del Paese, che arrivi alla profonda reingegnerizzazione dei processi e che colleghi ricerca e imprese. In tutti gli incontri dove partecipo la prima domanda di diversi colleghi imprenditori è sullo sgravio fiscale… Diciamoci anche che l’iperammortamento premia – ancora una volta – i grandi gruppi e difficilmente le PMI…
2-Ma è su questo secondo punto che insisterei per una correzione ed integrazione nei prossimi provvedimenti governativi: si abbia il coraggio (come fanno Germania e altri Paesi nordeuropei) di investire nei processi di Industria4.0, per non ridurre il tutto solo ad un pregevole progetto di cambio del parco macchine del Paese. Mancano negli stimoli e incentivi governativi i punti topici di come fare digital transformation, cioè la cosiddetta digital strategy per l’azienda, fatta di studio, progettazione, formazione, comunicazione, accompagnamento… Se è vero che Industria4.0 non è solo rinnovamento tecnologico, ma reingegnerizzazione di processi e competenze nella filiera, beh, qui, nel piano, manca un pezzo importante. Ricordiamoci poi di non parlare solo di tecnologie, ma sempre di “Tecnologie e Servizi”; le tecnologie sono importanti, ma ci sono sempre state (più o meno), la vera rivoluzione è in parte la forte contrazione del costo di accesso alle tecnologie e la cd “servitizzazione” che permette un radicale cambiamento dei modelli di business, cioè un radicale cambiamento del modo di fare impresa. Nessuna impresa ci arriverà in un unico passo, ma i benefici straordinari della “trasformazione digitale” si otterranno solo con una modifica profonda dei modelli di business !
3-Abbiamo detto bene la rete, peccato che a fronte di 100 ml di € promessi alle Università per i Competence Center, nella legge di stabilità ve ne siano solo 30 di milioni. Sui Digital Innovation Hubaddirittura zero euro! DIH che dovrebbero -a mio avviso – fare tra le varie cose da “broker tecnologici”, offrendo servizi “non facilmente reperibili sul mercato” a supporto delle PMI a costi accessibili; certo che lo Stato dovrà assicurarsi che il finanziamento dei DIH, almeno nella fase di start up sia garantito.
E’ evidente che gli HUB non saranno mai in grado di sostituirsi all’offerta privata di eccellenza e non lo devono fare per non fare concorrenza ai propri associati e rischiare di essere perdenti sulla qualità dei servizi offerti: devono essere però soggetti che aiutano l’impresa a meglio analizzarsi e a comprendere di cosa abbia bisogno per digitalizzarsi. Le soluzioni poi le troverà liberamente sul mercato e/o dai Competence Center.
In conclusione
possiamo ribadire come “Via Italiana all’Industria4.0” significa dire skill, formazione, flessibilità, rivisitazione dei processi.
Va ribadito in tutti i modi al Governo che la trasformazione digitale deve essere sopratutto un’opportunità per le PMI italiane e non soltanto uno strumento in mano alle multinazionali (con le quali è vitale per noi collaborare!) per ampliare la loro quota di mercato sottraendolo alle pmi. In Germania le grandi aziende sono il cuore della strategia nazionale; in Italia devono essere le PMI, perché il nostro tessuto produttivo è differente dal loro. Per questo gli hub sono così importanti insieme ai Competence center!