Lunedì scorso l’Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al Covid-19 sul web e sui social network, istituita il 4 aprile con decreto del Sottosegretario di Stato con delega all’informazione e all’editoria, Andrea Martella, ha reso noto il contenuto delle sue proposte al Governo in materia di lotta alla disinformazione sul Coronavirus.
L’Unità, comunemente chiamata Task Force anti-fake news, ha messo nero su bianco, in un documento di 12 pagine chiamato “Programma operativo” e consultabile sul sito del Dipartimento per l’informazione e l’editoria di Palazzo Chigi, le principali azioni da intraprendere per arginare la circolazione di notizie dannose per la tutela del diritto alla salute delle persone e per valorizzare le informazioni di qualità riconducibili a fonti istituzionali e fondate su evidenze scientifiche.
La metodologia di lavoro dell’Unità
La Task Force si compone di 11 persone: otto esperti a titolo gratuito, un rappresentante del Ministero della Salute, uno del Dipartimento della Protezione civile e il capo del Dipartimento per l’informazione e l’editoria in qualità di coordinatore. Non si tratta di un’Authority con poteri sanzionatori, in quanto non giudica i produttori e i distributori di notizie, non detta verità precostituite, non è un Ministero della Verità, non è una Santa Inquisizione. E’ un gruppo di lavoro, che si impegna nello studio e nel monitoraggio del fenomeno delle fake news che circolano nel web e nell’individuazione ed elaborazione di strumenti da offrire agli utenti per facilitare la loro navigazione in Rete, rendendoli più consapevoli del rischio disinformazione.
La Task Force, nel redigere il documento appena diffuso, non è entrata nel merito delle singole fake news, non si è occupata di teorie complottiste o di libere opinioni. Tutte le opinioni vanno rispettate, il pluralismo delle opinioni è il sale della democrazia. Ma le opinioni possono essere espresse in maniera ancora più consapevole e matura se si ha una conoscenza puntuale e documentata dei dati di realtà. A partire dai dati di realtà tutte le opinioni sono legittime e rispettabili. Occorre precisare all’opinione pubblica la distinzione tra informazioni oggettive, riconducibili a fonti istituzionali, in quanto supportate da evidenze scientifiche, e punti di vista soggettivi. Alcuni dei punti di vista espressi dai singoli, anche da esperti del settore medico-scientifico, possono rappresentare fughe in avanti o proiezioni di studi e ricerche ancora in corso, che necessitano di un consenso ampio nella comunità scientifica, consenso che il più delle volte ancora non c’è. Ecco perché sui punti di vista, anche autorevoli, occorre sospendere il giudizio in attesa di conferme, riscontri. Ad esempio, se una cura sta funzionando su alcuni pazienti, va testata su una popolazione più ampia. Quindi non si può parlare di fake news ma neppure di cura miracolosa. Bisogna attendere, evitando euforia da una parte e allarmismo dall’altra.
Ci sono tantissime persone che si stanno avvicinando alla Rete per necessità e che stanno iniziando a navigare sui social negli ultimi mesi e quindi sono molto esposti alle false verità diffuse da ciarlatani e sciacalli. Il lavoro della Task Force vuole semplicemente fornire agli utenti strumenti di selezione e discernimento per rendere più facilmente riconoscibili le fonti ufficiali e accreditate e anche quelle di dubbia autenticità, sulle quali occorre che gli utenti facciano autonomamente ulteriori verifiche prima di prenderle per buone. La libertà di accesso alla Rete e la libertà di manifestazione del pensiero rimangono intatte, ma vanno incanalate in un flusso virtuoso alimentato da consapevolezza e autotutela, senza alcuna impostazione di natura censoria.
“L’impostazione adottata nell’assolvere al mandato dell’Unità, unanimemente condivisa dal gruppo di lavoro nel suo complesso –si legge nel programma operativo- si basa sul principio che il contrasto alle fake news da parte del Governo, sul tema del Covid-19 come su altri temi, non debba in alcun modo tradursi in attività di valutazione, controllo o censura dei contenuti circolanti in rete e sui social network, ma debba essere basato sulle evidenze scientifiche via via disponibili e rese note dalle istituzioni/organizzazioni nazionali e internazionali di riferimento per l’emergenza pandemica da nuovo coronavirus SARS-CoV-2 (Oms, Ministero della Salute, Iss, Ecdc, Protezione civile, etc.) al fine di tutelare la salute pubblica da comportamenti non supportati da evidenze scientifiche consolidate, che potrebbero metterla a rischio. Di conseguenza, il metodo di lavoro è stato finalizzato da un lato a facilitare l’accesso dei cittadini a un’informazione il più possibile basata sui dati condivisi dalla comunità scientifica in un dato momento, e dall’altro a favorire la consapevolezza relativa ai rischi della disinformazione, alle motivazioni e modalità con cui si presenta, alle attitudini individuali che possono trarre chiunque in inganno”.
Le proposte degli esperti per il programma operativo di attività dell’Unità
Le proposte formulate dagli esperti si articolano in tre ambiti di intervento, concepiti in maniera complementare fra loro.
Il primo ambito di intervento individua una serie di azioni volte a favorire l’accesso alla comunicazione istituzionale e ai contenuti ritenuti via via scientificamente più attendibili. Nel dettaglio, si propone:
- la creazione di un sito di riferimento comune dedicato in particolare alle fake news,
- la realizzazione di iniziative di tipo innovativo,
- la ricognizione delle buone pratiche adottate in altri Paesi.
Il secondo ambito di intervento è dedicato alla sensibilizzazione dei cittadini, al fine di aumentarne la consapevolezza sui meccanismi cognitivi che sono alla base della fruizione dell’informazione e sui rischi della disinformazione.
Infine, il terzo ambito di intervento è dedicato all’analisi quantitativa del fenomeno della disinformazione e allo sviluppo di strategie di comunicazione data-driven, proponendo a tal fine azioni per orientare i contenuti delle FAQ sulla base delle ricerche effettuate online dagli utenti, per quantificare l’incidenza delle fake news nel dibattito pubblico sulle maggiori piattaforme social e per valutare l’impatto della comunicazione istituzionale, al fine di orientare la progettazione delle nuove campagne di comunicazione.
Facilitazione di accesso ai contenuti scientificamente attendibili
Per evitare disorientamento nei cittadini, gli otto membri esperti hanno proposto l’armonizzazione delle FAQ su Covid-19 tra le varie istituzioni (es: Ministero della Salute, Protezione Civile, ISS), oppure di considerare l’eventuale creazione di un sito di riferimento comune (hub).
“Sulla base delle informazioni così raccolte –si legge nel documento- si potrebbe creare un profilo Whatsapp/Messenger/Telegram che, tramite un bot, risponda a domande standard con risposte prestabilite. Su alcune di queste domande più frequenti si potrebbero realizzare brevi video con le risposte da caricare sul profilo YouTube del Ministero. Ciò permetterebbe di raggiungere anche i target (soprattutto giovani, ma non solo) che guardano sempre meno la televisione e che più difficilmente andrebbero a leggere sul sito del Ministero, facilitando inoltre la condivisione dei contenuti su altre piattaforme social”.
Sensibilizzazione dei cittadini sui meccanismi alla base della fruizione delle informazioni
“Chiunque –si sottolinea nel programma operativo dell’Unità- tende a elaborare l’informazione, compresa quella scientifica, in modo coerente con il proprio sistema di valori. Ciò si manifesta in genere con l’inclinazione degli individui a selezionare ed interpretare le informazioni sotto la guida del meccanismo cognitivo del bias di conferma. Per questo stesso meccanismo, si tende ad ignorare ciò che è al di fuori della propria comunità di riferimento (echo chamber). È, dunque, di fondamentale importanza promuovere una cultura di consapevolezza non soltanto degli strumenti digitali, ma anche dei meccanismi alla base della fruizione delle informazioni, incoraggiando l’esercizio dello spirito critico”.
Tra le attività suggerite dal gruppo di esperti vi è, sotto questo profilo, l’ideazione di una serie di raccomandazioni pratiche che spieghino le corde che le campagne di disinformazione riescono a toccare per risultare incisive nella manipolazione degli utenti e lo sviluppo di un’attività ludica (gamification) con una serie di quiz da rivolgere al cittadino, per indirizzarlo, attraverso risposte sbagliate, alle FAQ del Ministero della Salute.
Se la critica più ricorrente alla Task Force anti-fake news del Governo è stata quella di voler dettare verità precostituite e di voler imporre una visione predeterminata sul Covid-19 agli utenti dei social, essa viene facilmente smentita da queste iniziative, che puntano proprio a rendere l’utente stesso sempre più autonomo, indipendente e consapevole nei suoi percorsi di navigazione nel web e nella valutazione delle singole notizie nelle quali si imbatte.
Il gruppo di esperti ha inoltre dichiarato di condividere la proposta del Ministero della Salute di creare una checklist di elementi che aiutino i cittadini a riconoscere i possibili indizi di un’informazione non veritiera o distorta.
Analisi quantitativa del fenomeno e sviluppo di strategie di comunicazione data-driven
I dati raccolti e analizzati dalla Task Force di data science istituita da Agcom possono tornare utili all’Unità e consentire di intraprendere azioni data-driven finalizzate a migliorare la comunicazione istituzionale sul Covid-19.
La caratterizzazione, in termini quantitativi, dell’incidenza delle fake news nel dibattito pubblico sulle maggiori piattaforme social può consentire una migliore comprensione del fenomeno e della sua portata.
L’importanza della formazione
Il governo intende promuovere corsi a distanza per comunicatori pubblici, al fine di fornire loro strumenti utili ad ampliare le conoscenze sui meccanismi che sono alla base del fenomeno delle fake news e della disinformazione e sui meccanismi di esposizione, selezione e percezione selettiva di tali informazioni da parte dei cittadini, nonché sull’importanza del linguaggio per garantire il diritto di cittadinanza nell’accesso alle informazioni per tutti, indipendentemente dal livello socio-culturale. Ciò al fine di potenziare il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni.
Il coinvolgimento degli Ott
La Task Force anti-fake news del Governo è ben consapevole del ruolo decisivo che le piattaforme possono giocare nel contrasto alla disinformazione. Peraltro i giganti del web in questa fase di pandemia hanno dimostrato una certa sensibilità al tema, promuovendo una serie di iniziative e rispondendo con sollecitudine ai richiami dell’Unione europea ad una maggiore vigilanza sui contenuti che viaggiano sulle loro piattaforme. Facebook in particolare ha lasciato intendere che vorrebbe giocare un ruolo attivo nella valorizzazione dell’informazione di qualità. Ha infatti annunciato la creazione di Facebook News, una sezione che ospita notizie nazionali e locali, in un flusso che l’utente può personalizzare, remunerando direttamente gli editori.
“Abbiamo lavorato con alcune delle migliori testate negli Stati Uniti per portare le loro migliori storie su Facebook News, – spiega la compagnia – quindi ogni volta che lo apri, potrai ricevere le notizie più rilevanti. Con report originali di oltre 200 editori su temi generali e di attualità, con migliaia di editori locali, Facebook News ti offre le delle notizie che più ti interessano”. Gli utenti avranno quindi accesso a notizie scelte in base a ciò che leggono e condividono. Su Facebook News ci saranno inoltre le notizie del giorno, selezionate da un team di giornalisti assunto dalla compagnia. Un esperimento che potrebbe funzionare e candidare l’azienda fondata da Mark Zuckerberg al ruolo di alleato credibile della buona e certificata informazione. Nella speranza che anche altri Ott dimostrino analogo slancio nelle azioni di valorizzazione dell’informazione di qualità prodotta professionalmente.