pandemia e democrazia

Il voto “remoto” durante il lockdown: stato dell’arte in Europa, Italia e Regioni

L’emergenza Covid19 ha costretto il Parlamento Europeo, Camera, Senato e Consigli regionali a utilizzare sistemi di videoconferenza e modalità di voto “a distanza”. Chi era pronto e resiliente ha allestito velocemente soluzioni innovative; chi no ha rimediato come ha potuto. La best practice del Consiglio regionale Campania

Pubblicato il 06 Lug 2020

Giuseppe Ferretti

Direttore Tecnico Sistemi Informativi, Consiglio regionale della Campania - Componente del Tavolo tecnico per Dematerializzazione e Digitalizzazione, Conferenza dei Parlamenti regionali

voto

L’imprevedibile necessità di evitare assembramenti fisici nelle Aule parlamentari, sia durante le sedute plenarie che in quelle delle Commissioni, ha imposto drastiche e immediate riorganizzazioni logistiche, tecnologiche, procedurali e regolamentari, al fine di garantire comunque l’esercizio disciplinato della democrazia.

Esaminiamo in che modo le varie Assemblee legislative hanno affrontato “praticamente” tali problematiche tecniche, nei tre aspetti fondamentali di uno #smartparliament: partecipazione alla discussione, gestione documenti, votazione.

Bruxelles vintage: il ritorno di carta e penna

A lockdown iniziato, nonostante la Brexit e la conseguente riduzione del numero dei seggi dell’Europarlamento (EP), sono rimaste da gestire 705 postazioni: comunque troppe, perfino per le capienti e moderne Aule plenarie di Bruxelles e di Strasburgo, attrezzate con sistemi fissi di conference e voto. Con una decisione storica, il Presidente EP, David Sassoli (anch’egli obbligato personalmente alla quarantena nei primi giorni del lockdown, come gli altri 75 eurodeputati provenienti dall’Italia), ha “chiuso” fino al 31 luglio 2020 la sede francese, ha concentrato tutto nella sede belga ed ha consentito ai deputati, di ben 27 diverse nazioni, di intervenire alle sessioni plenarie in videoconferenza (trasmessa anche in diretta streaming) da casa o dall’ufficio, oppure in Aula ai pochi Capigruppo o Presidenti di Commissioni, ben distanziati e quindi senza mascherina.

In piena emergenza però, non avendo ancora pronto l’annunciato sistema di e-voting remoto sicuro, al fine di limitare gli spostamenti dei deputati (altrimenti obbligati alla quarantena) ma non bloccare l’operatività dell’EP, i leader dei gruppi politici europei, dovendo approvare misure urgenti per combattere la pandemia, hanno accettato di introdurre una procedura temporanea, alternativa, di voto “a distanza”, via e-mail.

In pratica, l’asincronia tra discussione e votazione ha reso interminabili la preparazione e l’esecuzione delle sedute plenarie, che si stanno svolgendo così:

  • alle 10.00 il Presidente, nell’Aula semideserta, apre la discussione in videoconferenza, cui partecipano ordinatamente da remoto i prenotati, mentre tutti i 704 deputati ricevono la scheda di voto, via posta elettronica; i deputati devono: stampare la scheda, votare nelle rispettive caselle, firmarla con inchiostro, scansionarla e ri-inviarla in allegato via mail (che viene raccolta ed esaminata “a mano” da “scrutatori” plurilingue, a tale scopo ingaggiati);
  • alle 12.30, il Presidente comunica il risultato delle votazioni d’urgenza e fissa i termini per presentare gli emendamenti (14.00) e per le votazioni separate (16.00);
  • alle 17.30, il Presidente apre la votazione sugli emendamenti e i deputati ricevono le relative schede di voto (idem come sopra);
  • alle ore 20.00, il Presidente comunica i risultati delle votazioni sugli emendamenti e apre la votazione finale, e i deputati ricevono le relative schede (idem come sopra);
  • alle 22.30, il Presidente comunica i risultati finali delle votazioni.

Questa modalità di voto, che potremmo definire “vintage”, ha stupito e messo in crisi non pochi MEP (Membri Europarlamento), soprattutto i più giovani, che banalmente, essendo eco-friendly e nativi digitali, a casa non hanno più né stampante né carta!

Inoltre, via email non è possibile effettuare votazioni a scrutinio segreto (incluse nomine), ai sensi dell’art. 191 del Regolamento del Parlamento Europeo e del GDPR.

Camera e Senato: votazioni “fuori scranno”

Anche a Palazzo Montecitorio (630 Deputati) e Palazzo Madama (315 Senatori) i parlamentari sono comunque troppi per poter rispettare le regole di distanziamento. Tenuto conto del divieto di mobilità interregionale, confidando nella prolungata impossibilità di viaggiare verso Roma per molti parlamentari, ci si è basati su accordi “tra gentiluomini” per ottenere presenze diradate in Aula e nelle Commissioni (anche perché l’imposizione esplicita di un tale accordo sarebbe stato anticostituzionale) ma salvaguardando il numero legale.

La particolare conformazione delle due storiche Aule ha consentito di distanziare e distribuire una parte di deputati e senatori non solo in emiciclo, ma anche nelle tribune riservate al pubblico e agli operatori dell’informazione.

Quindi, nonostante numerosi parlamentari abbiano chiesto di valutare la possibilità di tenere le sedute parlamentari in luoghi più ampi o di autorizzare il lavoro agile, è stato concesso di svolgere da remoto solo riunioni degli Uffici di Presidenza e audizioni informali.

Roberto Fico (Presidente della Camera) e Maria Elisabetta Alberti Casellati (Presidente del Senato) hanno autorizzato veloci sedute solo in presenza, con mascherina, per un numero ridotto di parlamentari, senza videoconferenza (ma con la consueta diretta streaming), senza voto da remoto.

In Senato, per quanto riguarda il voto elettronico in presenza, l’Ufficio Organizzazione – Strategie dell’Informatica ha lavorato, insieme ai fornitori di tecnologia, per sviluppare provvisoriamente una app interna per la votazione “fuori scranno” in modo da integrare il sistema di voto fisso (quello a circuito chiuso, incardinato sugli scranni) al sistema mobile su tablet, in una sorta di ibrido fisso/mobile, ma pur sempre on premise, essendo circoscritto alla rete wi-fi in Aula (quindi senza ricorrere ad alcuna VPN – Virtual Private Network o altri sistemi simili). Un server dedicato raccoglie i voti digitati sui tablet e si presenta al sistema fisso come uno dei concentratori dei terminali di voto.

Alla Camera, è stata attuata una soluzione più o meno simile: è stata realizzata un’applicazione che gira su PC portatili, integrati, in modo analogo, al sistema di voto fisso.

Tali soluzioni quindi, pur consentendo di proseguire le attività parlamentari in modo “tradizionale” (discussione solo in presenza, voto palese e segreto, etc.) hanno il vincolo fondamentale della presenza fisica in Aula. Il che costringe alla ricerca continua di un (delicatissimo) equilibrio tra la necessità di garantire il numero legale, con le giuste proporzioni delle diverse rappresentanze politiche e geografiche, e quella di evitare assembramenti potenzialmente rischiosi per la salute di tutti, con tempi di discussione contingentati.

Le Regioni tra Aule di emergenza, voto “ponderato” o sistemi remoti

Anche le Regioni, in tempi di Covid, hanno cercato equilibrio tra esigenze politiche, tecnologie e salute. Fin dall’inizio dell’emergenza, la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative delle Regioni e delle Province autonome, coordinata da Rosa D’Amelio (che è Presidente del Consiglio regionale della Campania) si è riunita più volte in videoconferenza, a testimonianza della ribadita volontà di proseguire, anche solo in modo virtuale, e regolamentare, per quanto possibile, in modo uniforme l’attività istituzionale all’interno delle Assemblee regionali.

Per gli aspetti tecnologici, a maggio 2020, si sono riuniti in videoconferenza, da tutta Italia, i componenti del “Tavolo Tecnico in materia di Dematerializzazione e Digitalizzazione”, in primis sul tema “Dematerializzazione dell’iter legislativo e motivazioni alla base della scelta dei software per videoconferenza e voto da remoto; Economicità e Cybersecurity”.

Partendo dalla ricognizione sui software in uso ai Consigli regionali, si è sviluppato un confronto su: applicativi utilizzati per gestire le sedute consiliari in remoto; voto palese e segreto da remoto; sedute di Consiglio in modalità ibrida, ossia con parte dei consiglieri in presenza e parte in remoto; resilienza dei sistemi di voto da remoto in caso di cyberattacchi specifici; svolgimento dell’attività istituzionale (attività degli organi in seduta di Consiglio, sedute delle Commissioni, Conferenza dei capigruppo ed Ufficio di presidenza).

Dall’esame di specifici questionari sul tema, è emersa una vasta eterogeneità di soluzioni adottate.

Dove non è stato possibile utilizzare locali più ampi né sistemi remoti, l’accordo politico ha consentito di svolgere la seduta in Aula con la presenza in platea dei soli Capigruppo (o loro delegati), che hanno espresso il voto “ponderato” (cioè ogni voto del Gruppo è stato conteggiato, a mano, tante volte quanti sono i componenti del Gruppo).

In alcuni Consigli regionali le attività si sono continuate a svolgere in presenza, ma in luoghi chiusi più capienti per consentire il distanziamento fisico dei partecipanti, con necessità di riattrezzare impianti di conference, di videoripresa e voto elettronico (per chi lo utilizzava già in Aula).

Alcune Regioni hanno avuto disponibile solo software gratuito di videoconferenza, con le conseguenti limitazioni, per cui hanno solo potuto rilevare “de visu” la presenza dei consiglieri, compiere la discussione (con non pochi problemi per disciplinare l’apertura/chiusura dei microfoni dei partecipanti remoti), ma soprattutto hanno potuto effettuare solo il voto palese per appello nominale, a voce, in audio/video (confidando nella tenuta delle connessioni internet domestiche dei consiglieri).

Altre Regioni, più attrezzate, hanno potuto remotizzare discussione, consultazione documenti e votazione, ma non il voto segreto, per motivi di sicurezza.

Solo pochi virtuosi sono riusciti a replicare, anche in remoto, le peculiarità delle sedute in presenza.

Insomma, emergono realtà differenziate, il che, ancora una volta, dimostra come le emergenze, anche tecniche, nonostante impattino fortemente sulle Organizzazioni, possano essere affrontate e risolte meglio da coloro che sono già preparati ed allenati: i cosiddetti “resilienti”.

Consiglio regionale Campania: una best practice?

Nel 1970, come si rileva dalle foto d’epoca in bianco/nero, i primi consiglieri eletti si riunivano in un’Aula “prestata” dalla Provincia di Napoli; la discussione era supportata da pochi microfoni fissi, la gestione documentale era solo cartacea (con le stenografe in Aula) e le votazioni palesi avvenivano per alzata di mano, mentre quelle a scrutinio segreto e le nomine erano espresse su schede cartacee da infilare in apposita urna di legno.

Nel corso della corrente legislatura, guidata dalla Presidente Rosa D’Amelio e in attuazione di specifiche deliberazioni dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale della Campania, i sistemi d’Aula si sono ulteriormente evoluti, grazie all’utilizzo e all’integrazione delle più avanzate tecnologie. Ad esempio: sistema audio-video conference, con regia professionale e sistema semiautomatico di resocontazione digitale e sottotitolazione; diretta streaming e video-on-demand sul canale web ufficiale; terminali di voto multimediali, dotati di smartcard individuali per l’identità digitale di Consiglieri ed Assessori; totale dematerializzazione, con utilizzo di tablet in Aula (per consultazione documenti e progetti di legge all’ordine del giorno) e utilizzo di workflow documentale per l’iter legis, dalla firma digitale della proposta di legge/ disegno di legge della Giunta, passando per le Commissioni, fino alla promulgazione e pubblicazione sul Bollettino Ufficiale digitale.

Oggi, a 50 anni esatti dalla sua fondazione, la Regione Campania, grazie alle tecnologie, è pronta per continuare a funzionare al 100%, anche con le Aule “vuote” ma presidiate da remoto.

Qual è la user experience resa disponibile oggi a 51 Consiglieri e 9 Assessori, che partecipano da remoto (ma non in VPN) con i propri device personali standard, senza mascherina?

Per registrare formalmente la propria presenza alla seduta, per prenotare direttamente un intervento nella discussione, per consultare nel gestore documentale i documenti all’ordine del giorno e per votare in modo sincrono, tutto a distanza e in piena sicurezza, sono stati allestiti rapidamente strumenti professionali di videoconferenza, collaboration e app, con interfacce standard di frontend e backend, semplificate ma integrate con i sistemi già in uso.

Essi consentono qualsiasi tipo di votazione da remoto in real time (palese, segreta, nomine), a valore legale, basandosi su protocollo sicuro, credenziali di dominio, autenticazione multifactor, firma digitale remota e crittografia. Infatti, dopo aver confermato la propria intenzione di voto (favorevole, contrario o astenuto), al consigliere viene richiesto di digitare il codice OTP (One Time Password) che ha ricevuto via SMS sul proprio smartphone. Il Consigliere ha sempre la possibilità di visualizzare e scaricare gli attestati di voto che certificano, in modo non modificabile e non ripudiabile, i voti espressi. Nel caso di voto segreto, il procedimento è simile, con la differenza che le distinte informazioni, relative al consigliere che ha votato e alla preferenza espressa, vengono memorizzate nel sistema in modo disaccoppiato, rendendo impossibile poter risalire da una all’altra; inoltre, l’attestato di voto segreto viene criptato e può essere decriptato solo con una password creata direttamente dal Consigliere e nota solo a lei/lui.

Tale sistema di e-voting, aperto e riutilizzabile, conforme al GDPR e alla cybersecurity, ha destato l’interesse delle altre Regioni. La sua realizzazione è stata possibile perché in Campania si era iniziato, da tempo, a dedicare attenzione al tema dell’e-procurement ICT e ad effettuare, “de facto”, appalti innovativi. Tale visione olistica ha permesso di valorizzare al massimo gli ecosistemi digitali, su cui si sono concentrati gli (esigui) investimenti possibili con fondi ordinari di bilancio.

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