La pirateria audiovisiva si conferma un crimine ancora troppo sottostimato nella percezione comune.
Si tratta in realtà di un fenomeno, di dimensione sempre più transfrontaliera, che rende oggi necessaria l’adozione di strumenti di contrasto adeguati, efficaci e tempestivi con l’obiettivo di rimanere al passo con le evoluzioni tecnologiche.
Da un lato è senza dubbio essenziale rafforzare il quadro normativo di riferimento e gli strumenti di enforcement, che consentirebbero di poter creare le migliori condizioni per lo sviluppo di un mercato legale digitale realmente competitivo – e in tal senso è di importanza strategica la recente approvazione dell’emendamento al Decreto Rilancio in materia di tutela del diritto d’autore. Dall’altro lato, occorre agire anche sul fronte della comunicazione, sia dei danni che la pirateria crea a un importante settore della nostra economia, sia delle conseguenze dei comportamenti illeciti che essa comporta.
Inquadriamo il fenomeno.
Il contesto
Con oltre un miliardo e cento milioni di euro l’anno di danno stimato all’economia nazionale, la pirateria audiovisiva si conferma un fenomeno da non sottovalutare. La fotografia accurata scattata da Ipsos nell’ambito della ricerca commissionata da FAPAV -Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, e recentemente presentata pubblicamente, rivela per il 2019 una sostanziale stabilità per quanto riguarda l’incidenza del fenomeno, a fronte però di un calo nel numero degli atti di pirateria.
Desta preoccupazione l’aumento del consumo illegale di contenuti sportivi (sia in termini di incidenza che di atti complessivi) e, in generale, l’accesso alle IPTV pirata, una delle principali e più dannose modalità di fruizione illegale, fenomeno dietro il quale si nasconde una vera e propria filiera illecita parallela.
Durante il lockdown è stata rilevata una ulteriore crescita nell’utilizzo di questa forma di pirateria, quasi raddoppiata rispetto all’anno precedente (passando dal 10% al 19%). Da segnalare che questo consistente aumento non ha previsto necessariamente l’attivazione di nuovi abbonamenti pirata ma in molti casi la condivisione di quelli già in essere con terze persone. Alta è stata l’attenzione anche in questi mesi da parte delle Autorità competenti, attive nel contrastare questa economia sommersa che genera introiti dalle dimensioni allarmanti. Alcuni dati utili per inquadrare l’entità del fenomeno provengono proprio dalle attività di contrasto condotte dalle Forze dell’Ordine.
Una recente operazione ad opera della Guardia di Finanza di Venezia ha intercettato e smantellato un imponente giro d’affari dedito alla fornitura e vendita di abbonamenti pirata alle principali TV e piattaforme a pagamento per un totale di circa 65.000 clienti e un introito complessivo quantificato in oltre un milione l’anno. Negli ultimi mesi il Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza ha contrastato un sistema criminale che comprendeva oltre 160.000 abbonamenti pirata venduti sul territorio nazionale da più di 620 reseller e da 270 a livello internazionale; una vasta operazione che ha coinvolto più Paesi ed è stata condotta dall’Europol in collaborazione con il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Fiamme Gialle ha invece disconnesso più di 50 server che distribuivano circa 40.000 canali pirata, oltre al sequestro di beni per un valore di più di 4.8 milioni di euro ed all’arresto di 11 persone.
Le priorità per la tutela del settore audiovisivo
Parliamo di un vero e proprio fenomeno criminale, ramificato sul territorio nazionale e organizzato e connesso a livello internazionale. Se ne è parlato anche in occasione del webinar di presentazione dei dati della ricerca FAPAV/Ipsos, nel quale si è dibattuto sulle varie priorità da mettere in campo per tutelare il settore audiovisivo in questa fase così delicata di ripartenza e rilancio dopo i mesi difficili del lockdown. Uno dei più frequenti problemi che le Autorità competenti si trovano ad affrontare nelle fasi di indagine è costituito dall’anonimato sul web, che rende più difficile individuare e localizzare i responsabili delle varie condotte criminali. Un approccio di tipo “KYBC” (Know Your Business Customer) consentirebbe di limitare questo problema, poiché renderebbe necessaria una verifica delle informazioni fornite in fase di acquisto di servizi online quali hosting, domini, storage ecc, ovviamente indispensabili per implementare un business pirata.
Il ruolo di AGCOM, che per il lavoro svolto a tutela delle opere d’ingegno sul web rappresenta una best practices nota a livello internazionale, dovrà essere sempre più incisivo poiché rappresenta una risposta concreta nel contrasto alla pirateria. Sono oltre 900 i siti illeciti bloccati, a seguito di istanza presentata dalla nostra Federazione, sin dall’implementazione del Regolamento. Grazie all’approvazione dell’emendamento sarà possibile per l’Autorità adottare ordini di rimozione selettiva dei contenuti caricati in violazione del Diritto d’Autore anche nei confronti di operatori fuori dall’Italia e disporre di maggiori poteri sanzionatori in caso di inottemperanza agli ordini di rimozione o blocco. Le attività svolte da AGCOM per la tutela dei Diritto d’Autore dovranno pertanto essere rafforzate poiché ricoprono un’importanza cruciale anche e soprattutto nell’ottica di offrire il giusto sostegno alla fase di ripartenza del settore culturale dopo il lockdown. Un ruolo sempre più centrale, quello dell’Autorità, che con la nomina del nuovo board e l’approvazione dell’emendamento, apre ad una nuova fase di ulteriore responsabilizzazione e maggiori tutele per lo sfruttamento delle opere culturali.
Le contromisure sul fronte della comunicazione
La tutela dei contenuti audiovisivi sul web rappresenta una vera e propria battaglia culturale da svolgere anche e soprattutto sul piano della comunicazione con l’obiettivo di sradicare una ancora troppo diffusa bassa percezione, da parte del grande pubblico, di quello che si nasconde dietro questo fenomeno criminale e di tutta l’economia sommersa che genera.
Particolare attenzione va rivolta nei confronti dei più giovani, che costituiscono il pubblico di domani e per i quali è necessario continuare a svolgere attività educative, anche nelle scuole, per incentivare un uso consapevole delle nuove tecnologie.
Proprio per quanto riguarda gli under 14, la ricerca FAPAV/Ipsos rivela come sia in calo l’incidenza (-8%) di chi guarda contenuti pirata mentre è in aumento il numero di atti complessivi di pirateria (+27%). Sostanzialmente abbiamo meno adolescenti dediti alla pirateria ma decisamente molto più attivi.
È ancora troppo bassa purtroppo la percezione delle conseguenze che questo fenomeno ha sulla nostra società, sia dal punto di vista culturale che economico. Se da un lato ravvisiamo una diffusa consapevolezza dell’illegalità del fenomeno (circa l’80% sia tra adulti che adolescenti), fattore che potrebbe aver inciso nella riduzione del numero degli atti illeciti, probabilmente anche per la risonanza mediatica dovuta alle operazioni condotte dalla Guardia di Finanza, quella che è ancora bassa è la percezione relativa le conseguenze della pirateria: non viene ritenuta infatti un comportamento grave e che causa danni rilevanti dal 71% dei pirati.
Cresce anche il numero dei pirati che si è imbattuto in un sito illecito oscurato (44% rispetto al 41% del 2018): di questi il 40% si è rivolto a delle alternative legali per vedere il contenuto prescelto (anche questo un dato in crescita – erano il 37% nel 2018). Dato importante che testimonia la necessità di proseguire nelle attività di contrasto, potenziando gli stessi strumenti di enforcement. Per contrastare efficacemente il fenomeno è pertanto fondamentale agire su vari aspetti senza tralasciare, oltre alla continua promozione dell’offerta legale di contenuti audiovisivi, sempre più vasta e ricca, le attività educational e di sensibilizzazione per promuovere una cultura della legalità attraverso apposite campagne di educazione e di comunicazione.