Il commercio sul web, secondo i dati del consorzio Netcomm, crescerà di più quest’anno nell’economia mondiale e non subirà la crisi imposta dall’emergenza Covid-19 agli altri settori produttivi con un aumento stimato fino a +55%. Vediamo se questa crescita poderosa delle vendite online è solo frutto delle conseguenze sulla nostra economia del Covid-19.
Cause della crescita dell’e-commerce in emergenza
Infatti, nel contesto dell’emergenza sanitaria, anche gli stili di consumo hanno subito un notevole cambiamento che ha incoraggiato il ricorso al digitale per procedere alla gran parte degli acquisti. Dalle grandi catene al piccolo negozio di quartiere tutto il commercio si è dovuto rapidamente re-inventare per poter essere realizzato con modalità diverse, compatibili con la chiusura dei negozi fisici. Anche i settori meno pronti all’e-commerce, come il food e il grocery, si sono dovuti adeguare, sviluppando nuovi servizi per venire incontro ad una nuova normalità.
Negli ultimi anni la diffusione dei servizi on-line in Italia è cresciuta in modo esponenziale sebbene, rispetto alla media dei Paesi UE, il nostro Paese continui a registrare un ritardo strutturale. Sono soprattutto le carenze legate al capitale umano e alle competenze digitali, che rallentano la diffusione dell’on-line tra imprese, pubblica amministrazione e società civile. Siamo, infatti, un Paese anagraficamente anziano con una scarsissima cultura digitale. Secondo l’indice Digital Economy and Society Index (DESI) 2020 il 17% degli italiani non ha mai utilizzato internet, mentre la restante parte ne fa un utilizzo quasi esclusivamente di tipo “ricreativo”. Solo l’11% degli utenti italiani utilizza internet per la vendita di prodotti on-line, contro il 23% della media UE. Ma la distanza maggiore rispetto agli altri Paesi si registra soprattutto se si analizza il valore totali degli acquisti on-line: nel Regno Unito il volume del commercio online è di 219,3 miliardi di euro, in Germania 111,4, in Francia 60,9, in Spagna 34,7 miliardi di euro. L’Italia è solo quinta, con circa 30 miliardi di euro.
Ma come dicevamo negli ultimi mesi, proprio a causa delle misure di restrizione imposte dall’emergenza sanitaria, c’è stata una crescita esponenziale della domanda di acquisto on line da parte degli italiani, che in parte ha ridotto questo gap. Dall’inizio del 2020 a oggi sono 2 milioni i nuovi consumatori online in Italia, che vanno a sommarsi ai 27 milioni di acquirenti già presenti sui mercati virtuali. In particolare, 1,3 milioni di consumatori sono arrivati alle piattaforme di acquisto digitale proprio durante l’emergenza sanitaria del Covid-19, segnando un incremento del 300% rispetto allo stesso periodo del 2019. Il Covid-19 ha rappresentato quindi per il nostro paese un potente “catalizzatore” di un processo inevitabile e progressivo che ha già interessato le altre principali economie europee e internazionali.
La reazione delle imprese
Quello che è accaduto nei primi mesi di quest’anno, per effetto del coronavirus, ci ha insegnato che l’e-commerce può essere un’opportunità per tutte le imprese anche quelle più piccole del commercio. Nel lockdown abbiamo assistito ad un nuovo fenomeno inaspettato: il cosiddetto “e-commerce di prossimità”. Tanti piccoli negozi di quartiere in poco tempo si sono attrezzati per distribuire i loro prodotti proprio sfruttando le piattaforme online (social media, Whatsapp) e utilizzando il “canale digitale” per rimanere in contatto con i propri clienti. Alcuni punti vendita si sono convertiti in hub per la preparazione ed evasione degli ordini on-line e nuove partnership sono nate per la consegna del cibo pronto, convertendo rapidamente il modello di business di tanti piccoli esercenti. Tutto questo ha creato una maggiore sinergia e fluidità tra canale online e canale offline, ed ha aperto nuovi possibili scenari anche per i piccoli commercianti che, attraverso i marketplace, possono trovare delle linee alternative di vendita, affiancando al commerce tradizionale il commercio elettronico.
Per molte imprese, soprattutto di piccole e medie dimensioni, risulta difficile intraprendere le sfide sopra richiamate: accanto al problema tecnologico, relativo all’accesso alle piattaforme digitali, si affianca quello culturale legato alla carenza di competenze necessarie ad affrontare adeguatamente i lavori del futuro. Secondo le stime dell’Osservatorio sulle Competenze digitali, tra il 2019 e il 2021 la domanda di lavoro ICT delle imprese supererà l’offerta di quasi 30 mila unità: questo significa, da un lato, che la trasformazione digitale è sempre più dirompente e pervasiva e, dall’altro, che le imprese dovranno sempre più formare e aggiornare le professionalità interne sul digitale per rimanere aggiornate e competitive sul mercato.
I servizi dei PID
Per assecondare queste esigenze delle imprese, i PID – Punti Impresa digitali delle Camere di commercio dal 2017 – anno della loro istituzione all’interno del Piano Nazionale Impresa 4.0 – stanno realizzando una capillare azione di informazione, sensibilizzazione e orientamento delle micro, piccole e medie imprese sui temi del digitale per innalzare il livello di conoscenza e awareness relativamente alle opportunità connesse all’utilizzo del web e delle tecnologie abilitanti.
I servizi che gli ottantadue PID presenti sul territorio nazionale offrono alle PMI, di tutti i settori, sono molteplici e riguardano: formazione e informazione sulle tecnologie abilitati e sui nuovi modelli di business 4.0, assessment per valutare il livello di maturità digitale delle imprese; sostegno agli investimenti tecnologici (attraverso voucher) per l’acquisto di consulenza, formazione e tecnologie; orientamento e mentoring per supportare l’avvio di percorsi di digitalizzazione e change managment. Un ulteriore intervento che le Camere di commercio, attraverso i PID, hanno messo in campo per supportare concretamente le imprese nella ripartenza post lockdown, è rappresentato dall’attivazione accordi con player nazionali e internazionali che gestiscono marketplace per dare la possibilità alle imprese di accedere a condizioni agevolate a nuovi canali di vendita (o di integrare quelli già avviati) compatibili ai mutati contesti di vita e stili di consumo.
Il caso: eBay e le Camere di commercio
Nasce per questo, nel periodo di massima emergenza per le aziende italiane a causa delle ripercussioni del Covid-19, una partnership tra eBay e le Camere di Commercio italiane promossa da Dintec – Consorzio per l’Innovazione Tecnologia, agenzia del Sistema Camerale specializzata sui temi dell’innovazione e della digitalizzazione. Obiettivo dell’accordo è quello di avvicinare le imprese, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, all’eCommerce come strumento aggiuntivo a cui gli imprenditori possono accedere per far crescere la loro attività, affiancando le vendite on line ai canali tradizionali. La partnership eBay e Camere di commercio rappresenta un progetto per valorizzare il concetto di Commerce ovvero omni-canalità, in cui l’online si integra agli altri canali di vendita e, insieme, contribuiscono a supportare lo sviluppo del business.
Questo approccio può risultare particolarmente vincente per il tessuto economico italiano, che conta una maggioranza di PMI e microimprese, molte delle quali tradizionali e legate al territorio. In questo modo, l’eCommerce diventa per loro un mezzo per andare oltre i confini locali, valorizzare le eccellenze e aiutarle al tempo stesso a rilanciarsi anche offline. L’eCommerce permette infatti non solo di arrivare ad un bacino nazionale ma anche di aprirsi ai mercati esteri, dove c’è una forte richiesta di prodotti Made in Italy. Farlo attraverso un marketplace, che come eBay conta oltre 174 milioni di acquirenti attivi, può sicuramente aiutare le imprese e agevolarle in questo passaggio.
L’accordo tra eBay e le Camere di commercio dà la possibilità alle imprese italiane di accedere in maniera ancora più semplice e immediata al mercato globale online, attraverso un pacchetto di interventi formativi e condizioni di accesso agevolate per accompagnare al meglio le PMI nelle vendite on-line. Infatti, la partnership fa innanzitutto leva sull’accrescimento della cultura digitale, con particolare riguardo ai temi dell’e-commerce. Proprio con tale obiettivo, sono stati organizzati momenti di formazione specifici dedicati sia al personale delle Camere di commercio, che svolgerà un ruolo di supporto alle imprese del territorio interessate all’apertura del canale online sulla piattaforma, sia delle PMI, per assisterle nella costruzione dei “negozi virtuali”. A tale fine è stato creato il portale eBay University a cui le aziende possono accedere per consultare gratuitamente contenuti esclusivi e corsi dedicati: un vero e proprio “spazio educativo” dove le imprese possono trovare tutte le informazioni utili per approcciarsi con successo all’eCommerce e accedere alle promozioni dedicate. Altro fondamentale capitolo dell’accordo riguarda l’attivazione di promozioni con condizioni agevolate per favorire l’accesso delle imprese al mercato on-line. Per tutte le imprese che si saranno registrate sulla piattaforma nell’ambito del progetto, saranno previste ulteriori promozioni verso i principali mercati esteri.
Conclusione
Queste condizioni particolarmente vantaggiose, previste nell’accordo ad oggi sottoscritto da circa 60 Camere di commercio, potranno non solo favorire l’accesso “a costo zero” delle imprese al mercato on line, ma soprattutto potranno abbattere le barriere di diffidenza presenti in molte PMI nell’affrontare la sfida dell’ecommerce. Gli interventi sopra descritti si inseriscono nel quadro più ampio di attività di supporto che le Camere di commercio, attraverso la rete dei PID, stanno portando avanti per favorire la diffusione delle innovazioni digitali delle imprese. Infatti, le attività di assistenza all’e-commerce potranno essere efficaci solo se affiancate ad una serie articolata di interventi – di formazione, sostegno, assistenza e orientamento – che vede le Camere di commercio al fianco delle imprese di tutti i settori produttivi (commercio, servizi, industria, artigianato e agricoltura) nell’erogare servizi reali per la crescita della competitività del tessuto produttivo italiano.