Nuove tecnologie e approccio integrato tra le discipline tecnico-forensi: un binomio che supporta con successo indagini giudiziarie in contesti caratterizzati da fuoco/incendio. Nuovi studi sperimentali sul tema, recentemente pubblicati in ambito internazionale[1], mostrano dati in grado di offrire una visione più chiara del funzionamento delle attuali tecnologie per lo svolgimento di analisi in questi contesti.
I progressi raggiunti dal nuovo studio
Un precedente articolo ha evidenziato le nuove frontiere a cui era possibile giungere allorquando si debbano svolgere indagini scientifiche in questi contesti particolarmente critici. Ma il nuovo studio, ben mostrando peculiarità e limiti dei test ad oggi in uso, ha offerto anche una importante visione prospettica per lo sviluppo di ulteriori strumenti/test, dotati di più elevata resistenza, che possano portare all’ottenimento di risultanze laddove oggi è ancora impossibile.
La sperimentazione ha infatti preso ad esame, in modo specifico, tracce di sangue, opportunamente standardizzate, su diversi tipi di substrato – anch’essi standardizzati, e ne ha valutato le alterazioni nella composizione fenotipica prima e diagnostica poi a seguito di progressivo – e controllato – innalzamento della temperatura. In altri termini, la sperimentazione – che si è svolta presso il Bio Forensics Research Center – è andata a simulare le condizioni di un incendio e ha voluto valutare le alterazioni che questa condizione ambientale va a causare sulle tracce ematiche.
Nel corso dell’attività sperimentale sono stati utilizzati opportuni controlli, sia positivi che negativi, proprio per avere conferma della validità e della robustezza dei dati tecnici ottenuti. I ricercatori hanno preparato una serie di campioni, molti anche in duplice o triplice copia – per assicurare la riproducibilità dello studio e delle risultanze. I campioni biologici – tracce ematiche della dimensione standardizzata su diverso tipo di substrato – sono stati divisi per gruppi. I gruppi erano caratterizzati dal fatto di essere esposti a condizioni ambientali diverse (innalzamento progressivo della temperatura) per intervalli di tempo specifici – anche questi opportunamente standardizzati.
Una volta terminata la simulazione delle condizioni ambientali di incendio, le tracce ematiche sono state foto-documentate. Questa documentazione ha già permesso di osservare come, all’innalzarsi della temperatura, avviene un viraggio colorimetrico delle tracce ematiche. Inoltre, anche il substrato ha mostrato di subire delle alterazioni – sempre connesse all’innalzamento progressivo della temperatura. Nello specifico, il substrato è risultato essere molto più rigido (perdita delle caratteristiche di elasticità).
Test “presuntivi” e “confermativi”
Una volta terminata questa prima fase documentativa, i ricercatori hanno selezionato due tipologie di test – attualmente in uso – per la detection delle tracce ematiche per scopi forensi. Di questi, uno è un test presuntivo – test della Tetra-metil-benzidina – l’altro è un test di tipo confermativo, il cui funzionamento è caratterizzato dalla presenza di anticorpi antigene-specifici – FOBT.
I ricercatori hanno eseguito tali test su tutti i gruppi dei campioni biologici creati ed è emerso quanto segue:
- I risultati sono validi e riproducibili – sia per la presenza dei controlli positivi e negativi sia per la ripetizione delle risultanze nella doppia e nella triplice copia di uno stesso campione;
- I test presuntivi per la ricerca del sangue risultano essere più sensibili dei test confermativi
E’ interessante infatti notare che questa sperimentazione ha mostrato che i primi test a dare esito negativo laddove ci si attende un risultato positivo sono i test confermativi. Ciò probabilmente a causa del fatto della reazione antigene-anticorpo estremamente specifica che li caratterizza. E’ stato anche possibile fare una stima precisa del limite di funzionalità di questo test: questo è stato osservato su tracce esposte a temperature fino a 100° per 15 minuti. Ad un ulteriore innalzamento della temperatura, la traccia subisce – evidentemente – alterazioni tali da non consentire più al test specifico di effettuare la detection.
Invece, i test presuntivi, quelli basati sulla tetra-metil-benzidina, hanno mostrato un funzionamento maggiore rispetto ai precedenti test confermativi. Infatti questi test funzionano ancora, in modo corretto, se applicati su tracce esposte a fino a 150° per 5 minuti.
A temperature superiori ai 150°, nessuno dei due test considerati – alias nessuna tecnologia attualmente disponibile sul mercato – è in grado di effettuare la rilevazione della traccia ematica.
Definizione dei limiti di funzionalità
In tal senso, questa sperimentazione è molto importante perché è in grado di offrire una visione lungimirante agli addetti al settore. Infatti, ben definendo i limiti di funzionalità in questi particolari contesti, si può ricercare lo sviluppo di una nuova tecnologia che sia in grado di rilevare le tracce ematiche in questi specifici contesti ambientali.
Per ora, in assenza di tali tecnologie, si deve affermare – con somma onestà intellettuale e scientifica – che è impossibile riuscire a caratterizzare le tracce ematiche allorquando queste si trovano in condizioni ambientali in cui la temperatura è stata sopra i 150° per un periodo di tempo considerevole.
Si ringrazia la Dott.ssa Paola Montagna, genetista forense e l’Ing. Marcello Mangione per aver contribuito alla pianificazione delle attività sperimentali, alla interpretazione dei dati ed alla stesura dei report tecnici.
Note
[1] Evaluation of the performance of the blood tests in a fire scene, E.D’Orio, M.Mangione, P.Montagna, HIDS 2020