La convergenza è un facilitatore nel fronteggiare le crisi; ancor di più in una sanità digitale ideale in cui urgono la riconfigurazione dell’ecosistema, dei modelli di business e delle proposte di valore, oltre alla nascita di nuovi domini in cui know-how differenti concorrono a trovare soluzioni innovative ed efficaci.
Soluzioni “open” per rispondere alla crisi
La pandemia ha infatti rivelato molte delle carenze strutturali e delle debolezze dei sistemi economici e sanitari mondiali. Una crisi come quella attuale richiede un’azione immediata per ripristinare operazioni sicure ed efficienti e per mitigare o eliminare un disastro esistente o imminente. Numerose sono le aziende che si trovano a dover riconfigurare attività, prodotti e servizi e che si impegnano nel reperimento di rapide soluzioni innovative a problemi che finora non avevano dovuto affrontare. La crisi dell’economia mondiale dopo il Covid-19 potrebbe essere superata attraverso atteggiamenti di apertura, convergenza e creazione di nuova domanda di mercato, anche mediante l’utilizzo delle dirompenti tecnologie emergenti (si vedano Internet of Things, Big Data e Intelligenza Artificiale).
Come sostengono
e David L. Olson nel famoso libro “Convergenomics: Strategic Innovation in the Convergence Era” si sta assistendo ad un cambio di paradigma: la fonte del vantaggio competitivo si è spostata dalle “economie di scala” alle “economie di convergenza” ed è proprio attraverso una convergenza attiva di conoscenze, tecnologie, mercati e industrie che è possibile trovare soluzioni atte a supportare la gestione delle crisi.Obiettivo: medicina di precisione
Com’è noto, negli ultimi anni la convergenza è diventata un importante volano di innovazione nel settore sanitario; questo ha attirato l’attenzione di molti studiosi. A tal proposito, un team di ricerca dell’Università degli Studi di Napoli Parthenope ha condotto uno studio su questi temi; il documento, inviato ad una Rivista di Classe A (ANVUR 2018-2020), è attualmente in fase di revisione.
I ricercatori avevano l’obiettivo di esplorare le dinamiche innescate dalla convergenza nell’ambito di un settore di grande interesse, quello della Medicina di Precisione, definita come un trattamento individualizzato che comprende l’uso di nuovi metodi diagnostici e terapeutici, mirati alle esigenze di un paziente in base ai biomarcatori e alle sue caratteristiche genetiche, fenotipiche o psicosociali.
Si è osservato come, a seguito del Covid-19, molte aziende abbiano fatto abbondante ricorso alle tecnologie intelligenti rendendo tangibile il consolidamento del settore definito MedTech, in cui si fondono i saperi della medicina con quelli ingegneristici ed informatici. Gli studiosi si proponevano di analizzare il fenomeno da diverse prospettive; per l’appunto, sono stati intervistati alcuni dei più influenti professionisti, tra data scientist, medici ed esperti di convergenza per riuscire a comprovare l’evidente rilevanza della Convergence in situazioni di crisi.
Ciò che è emerso è che la medicina di precisione incorpora già molti tipi di conoscenze, poiché si è di fronte ad un campo interdisciplinare che, con l’obiettivo di basare le scelte mediche e terapeutiche sulle caratteristiche distintive dell’individuo, fa progredire la necessità di un approccio multidisciplinare del clinico e/o dell’équipe clinica. Pertanto, il know-how legato a genomica, bioinformatica, salute digitale sono le competenze formative per la realizzazione di un vero e proprio percorso di Precision Medicine. La precisa definizione del profilo del paziente consente un’esatta gestione della cura, dell’allocazione delle risorse e delle scelte istituzionali.
L’obiettivo, dunque, dovrebbe essere quello di ottenere una medicina di precisione sempre più mirata, personalizzata, preventiva e predittiva; per far ciò è necessaria la convergenza delle tecnologie dell’informazione e, più specificamente, dei settori della genomica, della salute digitale e della robotica.
Convergenza industriale e convergenza sanitaria
I confini tra settori appaiono sempre più labili, la netta demarcazione tra conoscenze, tecnologie e mercati si mostra man mano più fragile. È così che definiamo la convergenza industriale: l’offuscamento dei confini tra le industrie attraverso la convergenza di proposte di valore, tecnologie e mercati. Mediante un graduale processo di “intreccio”, l’iniziale confluenza di conoscenze in un settore lontano da quello di origine, diventa solido presupposto per la creazione di una nuova industria, con logiche nuove e con una base di conoscenza che potremmo definire ibrida.
La convergenza e le sue varie configurazioni sono un argomento consolidato nella letteratura sulla gestione dell’innovazione e della tecnologia; ad essa, infatti, è imputato un rilevante ruolo di motore per la crescita e per l’innovazione. Poco ci si è concentrati, però, sulla funzione che ha nel creare un’opportunità: e se, grazie alla convergenza, si potessero fornire soluzioni utili per affrontare una crisi? L’unione di campi del sapere a volte estremamente distanti gli uni dagli altri fa la forza nel fronteggiare una catastrofe come quella innescata dal Covid-19?
Dati sanitari, l’errore da non ripetere
Come è stato possibile apprendere dalle interviste con gli esperti, il più grande punto debole del sistema sanitario nell’affrontare la crisi attuale è che i dati non sono integrati. Se ci fossero stati, nella prima ondata della pandemia, database integrati e unici per tutti i sistemi sanitari mondiali, sarebbe stato più agevole e veloce creare cluster di pazienti per un trattamento mirato, sarebbe stato più facile capire la natura del virus e ottenere soluzioni più immediate ed efficaci per la gestione dei pazienti e delle strutture sanitarie.
Per fare il punto: la Medicina di Precisione, che già rappresenta il frutto di un processo di convergenza industriale, ha ricoperto un ruolo di spicco nella gestione della crisi. Ma non è stato abbastanza; mai come ora, dovremmo riflettere sull’altissimo potenziale dell’integrazione e della convergenza. I risultati dello studio suggeriscono che si dovrebbe stimolare ulteriormente un sistema patient-centered che si alimenta dell’integrazione dei dati clinici, delle conoscenze dei medici, delle informazioni fornite dai pazienti stessi e che, con il supporto delle più potenti tecnologie, possa definire proposte di valore sempre nuove e sempre più personalizzate.
Inoltre, gli esperti sono tutti concordi sull’importanza di riprogettare i posti di lavoro all’interno degli ospedali e delle strutture sanitarie, assimilando le basi di conoscenza. Si è fatta strada la vivida consapevolezza della necessità di istituire figure ibride all’interno dell’ecosistema sanitario per raggiungere una completa convergenza (ad esempio, i medici dovranno possedere conoscenze in materia di IoT e Big Data).