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La PA digitale nel 2021: tutte le sfide e come affrontarle

Smart working, pagamenti e identità digitali, app IO, anagrafe unica, infrastrutture, piattaforma delle notifiche, interoperabilità e PDND, gare cloud di consip, cultura digitale, senso della community: sono queste le principali sfide che la PA dovrà affrontare quest’anno. Ecco come affrontarle

Pubblicato il 13 Gen 2021

Andrea Tironi

Project Manager - Digital Transformation

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Saranno molte e notevoli le sfide che la Pubblica Amministrazione dovrà affrontare in questo anno appena iniziato, nell’ambito del completamento della transizione digitale: dallo smart working all’identità digitale, dai pagamenti digitali alle infrastrutture, dagli strumenti per la sanità alla cultura digitale. Facciamo il punto.

Smart working

Sarà lo smart working (o meglio lavoro ibrido o flessibile come sarebbe più giusto chiamarlo) la prima sfida del 2021 nella pubblica amministrazione. Se nel 2020 la maggior parte delle persone ha provato il lavoro remoto, e tutti siamo diventati “cintura nera” di videocall, invio di email, postazioni spendibili e quant’altro, il 2021 si prospetta come l’anno in cui sarà necessario fare il salto organizzativo oltre che tecnologico. Ovvero sarà necessario passare (pianificando come chiede il POLA) per un cambiamento della modalità di lavoro da “posto fisso” inteso come spazio e tempo fissi, a “posto flessibile” inteso come spazio fluido (non solo casa e ufficio) e tempo fluido. Il tutto dovrà essere realizzato aumentando il valore erogato sia ai clienti interni (i colleghi e la struttura) che soprattutto ai clienti esterni (i cittadini e le imprese).

Identità digitali

Una seconda sfida di rilievo sarà data dalla crescita e adozione progressiva delle identità digitali.

La carta d’identità elettronica

La crescita del numero di CIE emesse, molto probabilmente proseguirà il suo trend lineare con derivata prima in crescita (ovvero una crescita abbastanza omogenea ma in accelerazione). Questo perché è fisiologico il progressivo scadere delle carte di identità cartacee, che andranno sostituite con le CIE. Inoltre, il decreto semplificazioni permette ora di richiedere la sostituzione della carta di identità cartacea anche prima della scadenza naturale. Infine, ultimo ma non per importanza, entro il 2026 tutti dovremmo avere sostituito la carta di identità cartacea con quella elettronica e di conseguenza Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, con il Ministero dell’Interno, si sta muovendo massicciamente per la sua adozione. Quindi se a fine 2020 i servizi a cui si può accedere con la CIE sono un paio di centinaia, probabilmente a fine 2021 saranno di uno o due ordini di grandezza superiori (ovvero qualche centinaio o addirittura qualche migliaio).

IPZS ha messo a disposizione nel 2020 la tecnologia sia per smartphone (NFC) che per pc (livello 2 di sicurezza con smartphone) per un utilizzo più semplice della CIE per i cittadini, e inoltre ha messo a disposizione gli accordi per attivare “Entra con CIE”. Quindi il percorso di crescita è prevedibile, considerato anche che progressivamente si potrebbe parlare di utilizzo della CIE anche per istituzioni private e non solo pubbliche, come metodo di autenticazione. Sempre nel 2021, la CIE potrà essere adottata da aggregatori di servizi (ad esempio fornitori della PA) che poi potranno poi inserire l’autenticazione nei loro prodotti fornendo un pacchetto completo alla PA loro cliente. Sempre con la CIE nel 2021 molto probabilmente sarà possibile firmare con la FEA inclusa nella carta e verificare anche su pc (su smartphone è già possibile con CieSign da fine 2020) la firma apposta, mediante un software specifico prodotto da IPZS.

Spid

SPID nel 2020 ha avuto un boom, grazie a l’accoppiata con l’app IO e al bonus vacanze e al cashback (che hanno favorito anche CIE). Non sarà facile replicare l’esponenziale di crescita del 2020, anche se c’è margine per rilasciare ancora molti spid alle persone fisiche che non ne hanno ancora fatto richiesta e iniziare a erogare spid anche alle persone giuridiche. Se la CIE ha fatto un balzo di 4 milioni nel 2020 da 14 a 18 milioni di rilasci (con +28.5%), e potrebbe eguagliare o superare tale livello nel 2021, SPID ha realizzato una crescita da 6 a 18 milioni, con un +200%. Se a inizio 2020 SPID era argomento per gli addetti ai lavori, per chi aveva a che fare con l’INPS o la PA e per il bonus 18enni, ora tutti sanno cosa sia il cashback e Spid, oltre che IO. E non avere Spid ormai è una questione di “devo farlo” non di “cosa è”. Inoltre, SPID è spinto anche dal Fondo Innovazione, essendo uno degli obiettivi da perseguire come comuni per avere il contributo, quindi entro il 31.12.2021 ci si può aspettare una crescita dai 18 ai 30 milioni di identità, o perlomeno auspicare che ci sia ancora una crescita di grande importanza.

Quindi il 2021 sarà con buona probabilità l’anno di una ulteriore crescita notevole e consolidamento delle identità digitali.

L’app IO

La terza sfida sarà data dall’adozione dell’app IO. Se ad oggi gli enti che hanno aderito ad IO sono una quarantina, il Fondo Innovazione darà una spinta notevole all’adesione di altri, facendoli crescere fino a probabilmente un paio di migliaia. IO è già molto conosciuta da tutti per il bonus vacanze ed il cashback e costituisce la “perfetta app” dal punto di vista architetturale: autenticazione con SPID e CIE, pagamenti con pagoPA, open-source, gratuita, unica interfaccia cittadino PA, utilizzabile su smartphone (e tra non molto su pc con la parte web), facile da utilizzare, ben documentata (sul sito io.italia.it). IO ha portato ad un nuovo livello l’integrazione dei sistemi del privato e della PA (mediante integrazione con il sistema bancario nel cashback) e ha coinvolto tutti i cittadini (se non sai cos’è IO dopo il bonus vacanze e dopo il cashback, una qualche domanda te la devi fare).

PagoPA

La quarta sfida è PagoPA, che sta alla base dei pagamenti alla PA. Integrato con IO, ha raggiunto i 100 milioni di transazioni nel 2020. Se nel 2021 ci fosse negli enti locali una sola transazione pagata per cittadino (es. tari, es. multe, es. mensa) si potrebbero raggiungere i 160 milioni, con una crescita del 60% ma soprattutto una capillarità di utilizzo molto superiore, che non dipende solo dall’adesione di “grandi enti” (vedi ACI) o di “grandi enti locali” (vedi Comune di Milano). La capillarità di uso sui territori è con buona probabilità la prossima sfida da vincere: coinvolgere i territori nella trasformazione digitale ora che si è riusciti a coinvolgere alcuni grandi enti e i cittadini (cashback e bonus vacanze con IO SPID e CIE).

L’anagrafe unica

ANPR è una sfida anch’essa, ma qui la sfida è diversa: è infatti l’unica piattaforma in cui mancano solo i laggers, ovvero la sfida è il completamento di tutti gli enti aderenti nel 2021. A fine 2020, sono subentrati più di 7.000 comuni per oltre 55 milioni di cittadini, e sono in pre-subentro (ovvero hanno già attivato la procedura di entrata in anpr) buona parte delle rimanenti decine di comuni mancanti. Ecco spiegato perché di ANPR non si parla più: perché in Italia non si usa celebrare le vittorie. Ma attenzione: ANPR tornerà e torna (per chi ci ha già pensato) con la possibilità di fornire servizi di certificazione digitale ai cittadini, e leggermente più avanti con la possibilità di accedere a questa base dati come base anagrafica per gli applicativi che necessitano di un’anagrafica locale o nazionale (una volta che il garante avrà deciso come profilare gli utenti, cosa a cui sta pensando da più di 1 anno).

La banda ultralarga

Passiamo quindi alle infrastrutture. La quinta sfida non è una sfida ma una “grande sfida”: la banda ultralarga, sogno di molti cittadini italiani, è finalmente in arrivo. Il programma di messa a terra è il caso di dirlo, della fibra è stato accelerato nel 2020: i fondi sono stati aumentati, è stato fatto un piano dedicato scuole, e nel 2020 diversi enti sono stati progressivamente cablati. Su questa mappa si iniziano a vedere delle aree più cablate (blu) di altre e c’è molta fiducia nel 2021 e successivi per poter proseguire i lavori per bene coprendo sempre più territori con l’FTTH (fibra a casa). Per quanto riguarda l’FWA la sfida del 2021 è quella di attivarla su qualche territorio.

Tutte le tendenze in evoluzione di importanza cruciale indicate, sono iniziati ben prima del 2020, ma hanno avuto il loro hanno di superamento del chasm proprio in questo anno.

E ora veniamo a delle tecnologie o piattaforme che ancora sono appannaggi di innovator e visionari.

L’indice dei domicili digitali delle persone fisiche

Dopo IPA (indice pubbliche amministrazioni) e INI-PEC (indice delle pec dei privati professionali) dovrebbe arrivare INAD (indice dei domicili digitali delle persone fisiche). Questo sarebbe un salto fondamentale per riuscire a comunicare in maniera digitale con i cittadini. Il 2021 potrebbe essere l’anno di implementazione sia del domicilio digitale (sarà IO, la PEC, un’email qualsiasi, una piattaforma?) che di INAD. INAD è una sorta di elenco di indirizzo di recapito digitale, l’equivalente dell’ormai vecchio elenco dei numeri di telefono che veniva recapitato a casa dalla SIP (per i più giovani: è come se qualcuno sa che se ti scrive su tik tok o su “insta” raggiunge davvero te e non un tuo nick fasullo, quindi è una comunicazione legale a tutti gli effetti).

La piattaforma delle notifiche

Al che si apre la sfida successiva: la piattaforma delle notifiche. Le notifiche a valore legale sono un altro “sfidone” nella PA, di cui si discute da anni. Sono fondamentali per tanti aspetti: ad esempio, prendo una multa, se la pago entro 5 giorni ho lo sconto del 30%, dopo pago il 100%, sopra i 30 giorni pago anche la mora. Ma i 5 giorni partono dal giorno della notifica, che non conosco al momento della stesura della multa (se ad esempio è una multa per eccesso di velocità individuata da un sistema automatico). Quindi come fare? Opzioni: interfacciare i sistemi di emissione della multa con i sistemi di chi consegna la notifica in modo che il costo della multa vari in base alla data e ora di notifica scambiata tra i due sistemi. In alternativa, (ed è questo il caso) avere una piattaforma riconosciuta legalmente per cui al momento dell’emissione della multa effettuo una notifica istantanea e quindi il tempo di emissione e di notifica coincide. La piattaforma è presente come “to-do” nel decreto Semplificazioni, ma l’attuazione non è ancora molto chiara e sappiamo che purtroppo gli stadi di una novità sono 4: annuncio, storytelling, function point, valore reale (e quindi sarà importante capire quando si arriverà alla vera attuazione).

Sanità digitale: FSE e CUP

Passando alle sfide nel mondo della salute, il FSE (fascicolo sanitario elettronico) e il CUP (centro unico prenotazioni) sono da auspicare a livello di ogni regione. Sono due sistemi di cui si parla da anni e su cui si lavora a velocità alterne. Vista dal punto di vista del cittadino, cambiare regione e trovarsi esperienze diverse (oltre a volte a non poter migrare i propri dati sanitari) è qualcosa di fastidioso. Inoltre, vivere esperienze diverse in base al CUP di riferimento, oltre a dover scoprire da soli quale cup chiamare per quale zona geografica anche all’interno della propria regione, è frustrante (soprattutto se sempre occupato o suona a vuoto).

L’interoperabilità e il PDND

Si arriva quindi al nodo trasversale che farà la differenza e creerà la nuova esperienza per il cittadino verso la PA: l’interoperabilità e il PDND. La PA che sia centrale o locale, ha una mole di dati enorme, spesso “abbandonata” (una mole di dati che è digitale ma è equivalente a dei faldoni di carta, perché creata ma non integrata o utilizzata). Tali dati non sono strutturati, e non vengono collegati mediante il “supremo campo chiave della PA”, ovvero il codice fiscale. Grazie al codice fiscale si potrebbe infatti ricostruire il percorso scolastico di una persona, il suo fse, il suo percorso lavorativo, la sua scheda pensionistica e così via. Ma se nella PA gli uffici vicini non si parlano, figuriamoci basi dati di enti locali e centrali, o ministeri diversi. Il gruppo di lavoro del PDND, formato nel 2020 e potenziato proprio in questo fine anno, ha il compito di portarci nella PA che dopo l’era l’informatizzazione e dopo la digitalizzazione, arriverà nell’era dell’interoperabilità. Questa nuova era prevede che per fare una domanda non debba autocertificare chi sono, cosa faccio, che Isee ho, ma lo faranno i sistemi che mi diranno se posso o non posso presentare una domanda, nel momento che tento di presentarla. Certo, queste soluzioni tecnologiche porteranno alla fine di un “lavoro antico” che un caro amico chiama “il citizen bus service” che risale ai tempi della burocrazia romana. Ovvero il cittadino (ben rappresentato anche nei cartoon di Asterix e Obelix nelle 12 fatiche) deve passare dall’ufficio B3 al C5 per ottenere un modulo da passare poi all’ufficio D1). Ovvero il cittadino, visto che la PA non si parla tra uffici o tra enti, diventa il canale di comunicazione, portando fogli di carta qui e là. Sarà un lavoro che sicuramente non mancherà a nessuno e non mancherà soprattutto ai nuovi cittadini digitali delle nuove generazioni, che si guardano bene dal muoversi dal proprio divano e dalla digitazione del proprio smartphone per chiedere qualche informazione alla PA. Speriamo che il 2021 sia l’anno buono per vedere qualche esperimento su questi temi, tra PA centrali o tra PA centrali e locali (Agenzia delle Entrate sembra il candidato più prossimo per permettere accessi ai propri dati, speriamo anche INPS per ISEE e ANPR per gli uffici anche solo comunali diversi dalle anagrafi).

Le gare di Consip sul cloud

Nel 2021 arriveranno anche a maturazione le “supermaxi” gare di Consip sul cloud, che permetteranno per la prima volta di fare “procurement di cloud” alla PA direttamente dalle big tech mondiali. Sarà curioso vedere chi vincerà e quanto e come verrà utilizzata questa gara. Questo perché le gare consip sono finite quando aggiudicate (function point), ma danno valore se sono effettivamente utilizzate dai destinatari (pac-pal).

La cultura digitale nella PA

C’è ancora una sfida di cui si è parlato veramente tanto anche prima del 2020, ma che non ha ancora superato il chasm: si chiama cultura digitale nella PA. Si sta lavorando molto da questo punto di vista e si sta cercando di creare una serie di strumenti per la formazione della PA e del suo personale. Probabilmente oltre alla formazione, sarebbe importante mettere negli obiettivi annuali, la verifica di alcune competenze di base per i dipendenti comunali: hai e sai utilizzare Spid? Hai e sai utilizzare Cie? Hai e sai utilizzare Cie ID? Hai e sai utilizzare Pagopa?

Per l’esperienza che abbiamo, spesso capita che l’anagrafe sa molto della Cie, ma gli uffici poco; la ragioneria sa molto di Pagopa, ma gli uffici poco. È chiaro che così non si può cambiare una cultura digitale, se nemmeno si conoscono gli strumenti che devono essere utilizzati per migliorare i servizi ai cittadini. È necessario essere cittadini digitali prima ancora che dipendenti digitali, per capire il proprio utente finale. Se io, dipendente comunale, non so utilizzare Spid, come potrò spiegare al mio cittadino cosa fare? Qualcosa tutti abbiamo imparato nel 2020, grazie a cashback e bonus vacanze (ovvero IO+Spid+Cie+PagoPA+gamification+bonus). Ma per i dipendenti della PA serve maggiore formazione, anche in merito al piano triennale e al lavoro ibrido.

Fare community

L’ultima sfida, ma non meno importante, è fare community. Capire da chi si può imparare per replicare modelli che funzionano e già operativi; lavorare con altri per risolvere problemi comuni; lavorare insieme a entità regionali o territoriali per raccogliere i fondi europei in arrivo. È chiaro che i singoli enti non hanno la forma per fare tutta la trasformazione digitale alle velocità richiesta dalla domanda apparsa con la pandemia. Quindi lavorare insieme per il bene di tutti, è una sfida e provocazione da cogliere. In primis dalla politica.

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