“Mi avvarrò della facoltà di assegnare un’autorità delegata di intelligence sui servizi, una persona di mia fiducia”. Queste le parole del premier Giuseppe Conte qualche giorno fa alla Camera nel dibattito sulla crisi. La sua scelta questa notte è ricaduta sull’ambasciatore e suo consigliere diplomatico Piero Benassi.
Cedere la delega, come da tempo richiesto da IV e PD, equivale a rimuovere un ostacolo a un (difficile) consolidamento della maggioranza.
Conte aveva sempre resistito a quest’ipotesi. La svolta, necessaria con la crisi, apre ora nuove sfide.
Cosa dice la legge e come sono strutturati i Servizi Segreti
Secondo la legge numero 124 del 3 agosto 2007, Conte ha facoltà di mantenere la delega ai Servizi Informativi, ovvero Servizi Segreti. Del resto, il premier, ha tenuto alta l’attenzione su questi temi rinnovando il capo di DIS e AISI.
Ricordiamo che i Servizi Segreti, più correttamente Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica, a seguito della Legge 124/2007, vedono il Presidente del Consiglio dei Ministri al vertice, affiancato da DIS – Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, CISR – Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica, AISE – Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna e AISI – Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna.
All’Agenzia italiana per la sicurezza interna AISI spetta l’analisi e il controllo di tutte le informazioni riguardanti la sicurezza interna della Repubblica, così come all’Agenzia italiana per la sicurezza esterna AISE la gestione dei dati dall’esterno. Al coordinamento di AISI e AISE ci pensa il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza della Repubblica DIS, con annessa verifica dei risultati delle loro attività. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, come abbiamo già detto, al vertice, è responsabile delle tre strutture e ne nomina direttori e vicedirettori. Infine, il Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica CISR, presieduto dal Presidente del Consiglio, si occupa di elaborare la politica dell’intelligence.
La storia della delega all’intelligence
In Italia dal 1977 vige una legge che regola l’ambito delicato dell’intelligence, la legge 801/1977, oggi modificata in 124/2007. Dalla fine degli anni 70, dei 34 governi esecutivi che si sono susseguiti, 16 di loro hanno gestito direttamente i Servizi Informativi nella figura del Presidente del Consiglio.
Negli anni la possibilità di utilizzare un’”autorità delegata” è stata sfruttata passando la carica a politici del proprio partito o di grande fiducia, vedi Gianni Letta con Berlusconi, oppure tecnici, come nel caso di Gianni De Gennaro con il governo Monti. L’attuale Presidente Conte ha rifiutato fino ad oggi in entrambi i suoi mandati di servirsi di un delegato, un caso quasi unico dopo la riforma del 2007, oltre a quello del governo Gentiloni. Si aggiunge quindi anche il suo esecutivo tra quelli che hanno delegato e il prescelto è l’ambasciatore e suo consigliere diplomatico Piero Benassi. Benassi ha avuto un ruolo fondamentale nella trattativa sul Recovery e sta anche gestendo l’organizzazione della presidenza italiana al G20.
Delega a Benassi, le nuove sfide per l’intelligence
Con la conferma di Conte di delegare la gestione dei Servizi e con la scelta di un suo fedelissimo come Piero Benassi, si affacciano ora tre nuove sfide:
- Conte ha individuato una persona che, con la facoltà di mantenere i rapporti tra Copasir, Servizi Segreti e Presidenza del Consiglio, “aggiusta” le forti richieste avute in questo anno da Italia Viva e Partito Democratico. Come nella storia d’altri, Conte ha nominato una persona a lui vicina per questo scopo. Quindi la scelta di una persona di fiducia, probabilmente condivisa con gli altri partiti, porta a favorire una migliore comunicazione interna, visti anche gli ultimi malumori del Copasir.
- Con questa scelta, quindi viene garantita la continuità operativa della Presidenza del Consiglio, la comunicazione interna e la comunicazione esterna. Infatti, essendo Benassi ambasciatore deputato a relazioni esterne lui stesso può rafforzare la gestione verso l’esterno, facendo valere sempre più i temi caldi su cui la nostra intelligence si sta confrontando. Questo aiuta la capacità di dialogo interno con un più costante confronto con i vertici delle agenzie. Questa nomina fa paio con l’andamento del nuovo governo Biden in USA e la nuova nomina del direttore della CIA, ancora da confermare da parte del Senato, per garantire la cooperazione tra nazioni anche nella politica estera sul rapporto con Cina, Turchia, Libia, USA e Russia.
- Con Benassi come “autorità delegata”, assisteremo al rafforzamento, oltre del raccordo sopra citato, della non sudditanza, ormai divenuta necessaria, dei nostri 007 con la politica. Da qui si avrà anche una gestione più vicina alle imprese con la funzionalità delle istituzioni a tutela dell’interesse nazionale, facendo rispettare la direttiva NIS, il conseguente Perimetro Cibernetico e la Golden Power. Infine, essendo la posizione del delegato di ambasciatore, ne trarrà vantaggio anche la politica estera e il colloquio con quello che potrà essere il nuovo capo della CIA, come visto sopra. In tal caso, potremmo fare meglio anche per gli affari in Libia e in Turchia, quest’ultima sempre più forte nel campo dei servizi segreti e dei rapporti extra UE.
L’importanza della scelta giusta
Adesso al tavolo, oltre quanto detto sopra, ci sono i dossier più urgenti, sul fronte della sicurezza, e per i quali è importante risolvere al più presto le incognite politiche sul fronte intelligence. Come più volte ha avvertito Volpi, a capo del Copasir, è possibile che in questa situazione di crisi economica si infiltrino varie situazioni di tipo criminoso e terroristico all’interno del nostro tessuto sociale. Vero è che la nomina dei capi di agenzia ha aiutato ad affrontare questo problema, ma oggi più che mai dobbiamo tenere alta l’attenzione in tal senso.
Tali dossier caldi sono: il cyber rischio legato ad attacchi e spionaggio diretti da Stati nazione (qui compreso il dossier 5G), il pericolo che organizzazioni criminali sfruttino il disagio sociale causato dal covid, le fake news sui vaccini e l’attendibilità di una politica estera finora lasciata un po’ ai margini.