il quadro

L’Italia digitale stenta: perché ripartire dalle strategie regionali

Data la debolezza del quadro nazionale, attestata dalla relazione della Commissone UE, la ripresa dipende in gran parte dalla corretta declinazione della strategia nazionale a livello locale, più che mai importante per riuscire a colmare i gap che il nostro Paese sconta rispetto all’Europa. Ecco il quadro

Pubblicato il 27 Feb 2017

Luca Gastaldi

Direttore dell'Osservatorio Agenda Digitale e dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano

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La relazione semestrale della Commissione Europea sullo stato dell’economia italiana per l’ambito del digitale (e non solo) conferma lo stato di difficoltà del nostro Paese. Emblematicamente, uno dei periodi più significativi è quello in cui si attribuisce di fatto alla presenza dei Fondi Strutturali Europei l’adozione del Piano Nazionale Banda Ultralarga e l’Agenda Digitale. Se non fossero state poste come condizioni ex-ante, non ci sarebbero stati.

Anche altre misure riferite come positive, comunque hanno problemi: la riforma della PA ha i suoi ricorsi, mentre il piano Industry 4.0 prevede misure (quelle fiscali) che possono avere solo un impatto temporaneo sugli investimenti.

Investimenti la cui scarsezza nella Ricerca e Sviluppo, è senz’altro una delle cause di arretratezza dell’Italia, insieme alla limitatezza della cooperazione tra università, ricerca e aziende.

Ma il tema centrale è quello delle competenze, valutato il principale fattore di arretratezza dell’Italia sulla performance in innovazione. Una carenza di competenze che si manifesta anche nell’insufficiente numero di persone con alte competenze in particolare in scienza, ingegneria e ICT in generale.

Il quadro, in presenza di un’altissima disoccupazione giovanile, è alla fine quello di un’Italia in cui solo il 9.5 % delle persone lavora in aziende ad altra crescita (la media europea è del 13 %), e in più la gran parte di queste aziende non opera in settore ad alta intensità di conoscenza.

Data la debolezza del quadro nazionale, la ripresa (e la crescita digitale che questa ripresa dovrebbe abilitare) dipende in gran parte dalla corretta declinazione della strategia nazionale a livello locale, più che mai importante per riuscire a colmare i gap che il nostro Paese sconta rispetto all’Europa. A livello regionale infatti si collocano molte delle competenze e delle risorse fondamentali per realizzare gli interventi di digitalizzazione previsti nella strategia nazionale. Facendo un passo indietro rispetto all’attuazione dell’Agenda Digitale cerchiamo di capire quali sono i documenti e i piani strategici declinati a livello locale e qual è il loro livello di completezza.

Il quadro delle agende regionali

Le Regioni formalizzano la propria strategia digitale principalmente in 2 documenti:

  • ·Agenda Digitale regionale: definisce gli interventi da realizzare in coerenza con la strategia e gli obiettivi nazionale e tali da dare un contributo al raggiungimento dei target europei;
  • Smart Specialization Strategy (S3): necessario per poter ottenere l’accesso ai fondi europei, identifica i vantaggi competitivi e le specializzazioni tecnologiche più coerenti con il potenziale di innovazione di ogni Regione, specificando gli investimenti pubblici e privati necessari a supporto della strategia.

Le S3 coprono aree più “soft”, che tuttavia sono molto importanti per l’attuazione dell’AD:

  • infrastrutture di servizi: costruzione di uno spazio comune di servizi digitali abilitanti;
  • reputazione: valorizzazione e promozione del ruolo della regione in ambito di innovazione digitale;
  • ricerca/innovazione: potenziamento e diffusione della ricerca e dell’innovazione tecnologica.

Tali aree tendono a complementare quelle più tangibili (connettività, interventi di eGovernment e open governament, digitalizzazione delle imprese, ecc.) che caratterizzano i documenti strategici in cui è specificata l’Agenda Digitale di ogni Regione.

Dalle analisi svolte dall’Osservatorio Agenda Digitale, sintetizzate in Figura 1, si evince che, considerando congiuntamente le Agende Digitali regionali e i contributi delle S3, emerge che le strategie di digitalizzazione regionale siano ormai definite compiutamente in quasi tutte le Regioni. Sei Regioni definiscono la loro strategia in modo più preciso nelle S3 rispetto a quanto facciano nei loro documenti strategici di digitalizzazione. Di queste Regioni, cinque sono del Sud.

Figura 1. Livello di completezza delle strategie digitali regionali (Agende Digitali e S3)

Certamente questo quadro testimonia un significativo progresso rispetto alla programmazione precedente, ma evidenzia una debolezza ancora presente nel coordinamento e nel raccordo di queste iniziative, sia per la differenza di approccio alla programmazione sia per la carenza di progetti trasversali di co-progettazione, utili a valorizzare e a massimizzare l’impatto delle esperienze fatte e degli interventi previsti.

Nonostante ciò, il quadro è complessivamente positivo. L’importanza del digitale è ormai nota a tutte le Regioni italiane e a oggi ciò si riflette sulle strategie di attuazione regionali che sembrano essere tutte piuttosto complete: laddove le agende digitali sono carenti, le S3 le integrano (e viceversa), garantendo una copertura adeguata di tutte le principali aree di intervento. Adesso è necessario adeguare i piani operativi, in modo da mettere a terra compiutamente le strategie definite, sfruttando maggiormente le possibili sinergie fra le Regioni e le risorse provenienti dai fondi europei entro le scadenze fissate, con un maggiore coordinamento interregionale.

Partendo, innanzitutto, dai fattori principali di ritardo: scarsa attenzione alla necessità di alte competenze, insufficienti ecosistemi territoriali di innovazione, scarsi investimenti pubblici. Fattori che conosciamo bene, ma sui quali i piani territoriali non stanno ancora incidendo in modo sufficientemente significativo.

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