Rendere l’esperienza digitale dei servizi della Pubblica Amministrazione più inclusiva, in particolare per le persone con disabilità, migliorarne l’efficienza e stimolare l’innovazione nel campo dell’accessibilità digitale. Sono questi gli obiettivi del progetto PNRR “Citizen Inclusion”, di cui l’Agenzia per l’Italia Digitale è soggetto attuatore.
Il progetto, con una dotazione finanziaria di 80 milioni di euro, prevede tre linee d’azione da mettere in atto entro il 2025: la realizzazione di verifiche di accessibilità per i siti web e le app di oltre 23mila soggetti pubblici e privati; attività di diffusione della cultura dell’accessibilità su scala nazionale mediante iniziative di formazione e comunicazione e, contestualmente, sviluppo di web kit dedicati da mettere a disposizione di tutti; supporto specialistico e finanziamenti a 55 PA locali per migliorare l’accessibilità dei servizi digitali.
Ma qual è lo stato attuale in Italia?
Come sono cambiate le norme sull’accessibilità
L’Italia è stato uno dei Paesi più all’avanguardia sul tema dell’accessibilità digitale.
La legge Stanca del 2004
La prima legge in merito, la Legge 4/2004 (detta anche Legge Stanca), risale, infatti, al 2004: in quell’anno sono stati stabiliti obiettivi sfidanti come il rispetto per i siti web e le app della Pubblica Amministrazione delle linee guida WCAG 2.1 (livello AA), elaborate dal World Wide Web Consortium (W3C), e l’individuazione di un ente di controllo (l’Agenzia per l’Italia Digitale).
Linee Guida Agid sull’Accessibilità degli strumenti informatici
Nel 2016 l’Unione Europea ha delineato gli obblighi in merito all’accessibilità digitale attraverso la direttiva 2016/2102 e successivamente AgID ha emanato le Linee Guida sull’Accessibilità degli strumenti informatici, in vigore dal 10 gennaio 2020, che guidano la Pubblica Amministrazione nell’erogazione di servizi sempre più accessibili. Ogni anno, entro il 31 marzo, le PA hanno l’obbligo di pubblicare gli obiettivi di accessibilità per l’anno corrente e lo stato di attuazione del piano per l’utilizzo del telelavoro, mentre entro il 23 settembre occorre effettuare un’analisi completa dei siti web e compilare una dichiarazione di accessibilità fornendo, al suo interno, informazioni sulle modalità di segnalazione di problematiche riscontrate dai cittadini.
Il DL 76/2020
Ma non solo: il DL 76/2020 ha esteso alcuni obblighi, previsti già dalla Legge 4/2004 per le pubbliche amministrazioni, ai soggetti che offrono servizi al pubblico, attraverso siti web o applicazioni mobili, con un fatturato medio, negli ultimi tre anni di attività, superiore a cinquecento milioni di euro, tenuti a rispettare anche loro le linee guida AgID. Inoltre, a partire da giugno 2025, con l’entrata in vigore della Direttiva (UE) 2019/882 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019, tutte le aziende che erogano servizi digitali al pubblico – come per esempio i servizi bancari – composte da più di dieci dipendenti devono garantire contenuti accessibili e facilmente usabili, in modo da permettere a tutti gli utenti, compresi quelli con disabilità, di consultare le informazioni o di svolgere transazioni in completa autonomia.
Molte lacune ancora da colmare
Nonostante gli sforzi legislativi nazionali ed europei, c’è ancora molto da fare (anche se la PA ha sviluppato un’attenzione e una consapevolezza più elevata rispetto ad altri soggetti giuridici) e il progetto Citizen Inclusion si pone l’ambizioso compito di colmare queste lacune e aumentare l’attenzione dei cittadini e dei soggetti pubblici e privati verso questi temi.
Progetto Citizen Inclusion: la fase di monitoraggio
Una delle prime fasi del progetto è stata la realizzazione di un’attività di monitoraggio e mappatura del livello di conformità, rispetto ai criteri di accessibilità, di circa 23.000 tra siti web e app, appartenenti sia a soggetti pubblici che privati.
Tramite un sistema automatizzato chiamato MAUVE++, realizzato in collaborazione con il CNR, sono stati analizzati 31 dei 50 criteri previsti dalle Linee Guida e Principi delle WCAG 2.1 sull’accessibilità pubblicati dal World Wide Web Consortium (W3C) e i dati sono confluiti in un nuovo sito, accessibilita.agid.gov.it, in grado di monitorarne i cambiamenti nel tempo, in un’ottica di trasparenza e di miglioramento continuo dei servizi digitali.
Dalle scansioni effettuate, per esempio, è emerso che gli errori maggiormente riscontrati sui siti della PA riguardano la mancanza di indicatore visivo del focus quando gli utenti navigano con la tastiera anziché con il mouse, la presenza di informazioni veicolate esclusivamente attraverso il colore, come ad esempio i link non sottolineati, e la presenza di testo con livello di contrasto del colore rispetto allo sfondo non sufficiente.
Nell’ultimo aggiornamento, che ha esaminato oltre 730mila PDF, più di 4 milioni di pagine web e quasi 50 mila dichiarazioni di accessibilità, è emerso che il 43% dei servizi web risulta conforme (nessun errore rilevato), il 56% parzialmente conforme e l’1% non conforme. Sempre in base a quanto dichiarato dalle PA nel 2023, il 35% delle app risulta conforme, il 63% parzialmente conforme e il 3% non conforme.
Formazione e comunicazione
Il progetto Citizen Inclusion prevede anche un piano formativo su scala nazionale che offra la possibilità di frequentare corsi in modalità mista, sincrona e asincrona, in linea con gli obblighi normativi vigenti in materia di accessibilità informatica.
L’attività ha come obiettivo generale l’acquisizione, da parte di dipendenti pubblici e privati, di competenze base, tecnico-professionali e trasversali nell’ambito dell’accessibilità ICT.
I corsi, fruibili a distanza tramite aule virtuali da tutti i dipendenti pubblici e privati, si articolano in tre diversi livelli – base, intermedio e avanzato – con moduli pensati per chi si avvicina per la prima volta al tema e per chi invece desidera approfondirne gli aspetti normativi, manageriali e tecnici.
Ciascuna lezione ha una durata complessiva di 4 ore, di cui 2 ore dedicate all’esposizione dei concetti teorici e degli strumenti applicativi, corredate poi dalla condivisione di un’esercitazione che i partecipanti potranno svolgere nell’aula virtuale, nelle restanti ulteriori 2 ore di lezione pratica, oppure offline autonomamente.
Le attività sono iniziate lo scorso dicembre. Le date e gli orari delle lezioni sono disponibili in un’apposita sezione del sito dell’Agenzia per l’Italia Digitale.
Il progetto prevede anche un’attività di comunicazione e promozione del tema dell’accessibilità degli strumenti informatici, attraverso la realizzazione di eventi, la diffusione di materiali, best practice e risultati raggiunti nell’attuazione del progetto.
Agid a supporto delle PA
La misura 1.4.2 prevede anche il supporto, da parte di AgID, a 55 PA locali e, in particolare a:
- 19 Regioni;
- 2 Province autonome;
- 14 Città metropolitane;
- 13 Comuni capoluogo di città metropolitane;
- 7 Comuni italiani individuati insieme ad ANCI.
Il supporto è sia di tipo tecnico che finanziario. Il primo è realizzato insieme a 28 esperti che accompagneranno le PA nella diffusione delle best practice di accessibilità dal punto di vista tecnico-informatico, normativo, di user experience, formativo, redazionale e comunicativo. Verranno condivise con tutte le PA anche 6 webkit per il monitoraggio semplificato, il monitoraggio approfondito, per gestire l’autovalutazione del servizio digitale erogato, per gestire le verifiche soggettive del servizio digitale erogato, per la redazione degli obiettivi di accessibilità e, infine, il tool “eGluBox PA” per effettuare da remoto un test di usabilità di un sito web.
Il secondo tipo di supporto prevede un sostegno finanziario alle PA target e i tre ambiti finanziati dall’intervento riguarderanno:
- l’acquisto di tecnologie assistive e software per i dipendenti con disabilità presenti nell’amministrazione;
- la riduzione del 50% del numero di tipologie di errori di accessibilità presenti su almeno due servizi on line;
- la diffusione, disseminazione ed erogazione di interventi formativi ai dipendenti dell’amministrazione e al territorio sui temi dell’accessibilità.
L’accessibilità non è solo un obbligo normativo
Progettare e implementare servizi accessibili non è solo un obbligo normativo. È, soprattutto, una questione di civiltà e di responsabilità sociale ed etica: oggi la tecnologia rappresenta un ponte imprescindibile per l’accesso a informazioni e servizi e negarne l’utilizzo ad una parte di cittadini a causa della loro disabilità significa erigere barriere e perpetuare disparità di trattamento.
Inoltre, l’accessibilità digitale non giova solo alle persone con disabilità, ma anche all’intera collettività, sia perché soluzioni accessibili spesso migliorano l’usabilità per tutti gli utenti, sia perché tutti possiamo trovarci, nella vita, a vivere situazioni di disabilità temporanea: per esempio, potremmo avere difficoltà visive o motorie a seguito di un intervento chirurgico, potremmo non riuscire a visualizzare bene un sito internet con scarso contrasto a causa di un’illuminazione ambientale troppo forte e così via.
Infine, non possiamo non riflettere sul fatto che l’accessibilità digitale rappresenta un’opportunità di crescita anche economica, perché permette alle aziende di raggiungere un numero più elevato di potenziali clienti.
Conclusioni
Investire nel miglioramento dei servizi digitali rappresenta, quindi, un’occasione unica per aumentare la competitività, creare inclusione, attrarre talenti, favorendo al contempo la crescita tecnologica, aprendo nuove opportunità e rendendo i cittadini sempre più informati e partecipi.