Italia Digitale 2026

Agenda digitale, le ombre che gravano sul nuovo Governo

Il rapporto Italia Digitale 2026. Risultati 2021-2022 e azioni per 2023-2026 del MITD indica ciò che si è fatto e ciò che resta in capo al nuovo Governo fare. Con alcune avvertenze su come fare e gli errori da evitare

Pubblicato il 14 Ott 2022

Stefano da Empoli

presidente dell’Istituto per la Competitività (I-Com)

italia governo digitale

Il rapporto Italia Digitale 2026. Risultati 2021-2022 e azioni per 2023-2026, pubblicato lo scorso 12 ottobre, rappresenta il testamento dell’attuale vertice del Ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale (MITD), ormai giunto alle battute finali.

Anche se continuano fino al termine gli adempimenti, tanto che il documento sembra essersi persi alcuni passaggi dell’ultimo giorno o addirittura ora (per esempio, la pubblicazione del DMA nella Gazzetta ufficiale UE e la costituzione della società pubblica 3i S.p.A., che contestualmente è data in una colonna tra le azioni da perfezionare entro il mese di ottobre e in quella accanto tra le attività completate proprio il 12 ottobre).

D’altronde, il quadro delle attività è talmente ampio e articolato (come la giusta ansia di trasmettere il migliore lascito possibile a chi verrà) che è normale che la realtà superi la relativa prova documentale.

Italia digitale, tutte le azioni che restano da fare: avviso al nuovo Governo

Tra i risultati più significativi, si possono citare le gare chiuse per la selezione delle società che realizzeranno i 6 piani relativi alla connettività (Italia a 1 Giga, i due di Italia 5G, Scuole connesse, Sanità connessa e Collegamento isole minori), quella per il Polo Strategico Nazionale nonché l’adozione dell’80% dei decreti attuativi previsti dal programma di Governo (percentuale decisamente più elevata della norma, considerando anche i tanti compiti assegnati). Ma ce ne sono tanti altri.

Il documento non è però solo un elenco dei trionfi. Anzi le parti più interessanti sono senz’altro quelle relative ai prossimi passi attuativi, elencati in dettaglio per ciascuna delle 6 aree alle quali afferiscono le tante iniziative svolte e da svolgere (connettività, migrazione al cloud e servizi digitali della PA, sanità digitale, competenze digitali, tecnologia e spazio nonché leggi e regolamentazioni nazionali ed europee) nonché, vero cuore politico del rapporto, dulcis in fundo, le opportunità e le sfide principali con tanto di suggerimenti per il prossimo Governo.

 

Italia digitale, tra tante luci qualche ombra: ecco le principali

Tra tantissime luci, che speriamo possano aumentare ulteriormente in futuro, sono principalmente quattro gli elementi a mio avviso più critici (al quinto, l’intelligenza artificiale, l’incompiuta di ognuno degli ultimi Governi che si sono succeduti dal 2018 ad oggi, dedicherò un focus a parte).

  • In primo luogo, a fronte di un’offerta di reti e servizi che sta aumentando vorticosamente (e che vedrà tassi di crescita ancora maggiori nei prossimi anni), la domanda è certamente indietro. Lo dimostrano i dati del DESI, a cominciare dalle reti (dove pure abbiamo fatto salti in avanti importanti, soprattutto sulla copertura 5G e altri ne faremo sulle infrastrutture fisse). Ma anche quelli casalinghi, snocciolati dal rapporto. A fronte di utenti SPID quasi raddoppiati nel periodo febbraio 2021-settembre 2022 (da 17,5 a 32 miglioni) e del numero di amministrazioni pubbliche che consentono accesso a servizi SPID più che raddoppiato (da 5.479 a 12.459), il numero di utenti abituali è sì addirittura triplicato tra 2020 e 2022 ma non va oltre quota 6 milioni. In poche parole, dopo l’effetto Green Pass, si rischia di mettere in piedi una piattaforma che rimane appannaggio di (relativamente) pochi cittadini.
  • Molto dipenderà non solo dalla disponibilità di servizi ma anche dalla facilità d’uso e dalla relativa convenienza (costi e presenza di alternative migliori o comparabili). L’esperienza certamente fin qui negativa dei Piani voucher non deve far dimenticare inoltre l’esigenza di un supporto strutturale al consumo di Internet e dei suoi servizi per chi ne ha più bisogno. Soprattutto in una fase come quella attuale di inflazione elevata e di crescenti spese per le utility.
  • Inoltre, se in alcune aree la collaborazione pubblico-privato sta dando buoni frutti, per certi versi inaspettati (vedi le iniziative di matching tra domanda e offerta di competenze ICT, grazie alla collaborazione con Anitec-Assinform), continuano a non esserci programmi precisi sull’apertura della Piattaforma Nazionale Dati ai privati, tranne alcune sperimentazioni in corso nel settore bancario. Sarebbe questo un vero e proprio salto in avanti per scaricare a terra l’intelligenza artificiale in Italia e far crescere l’ecosistema dell’innovazione digitale (coerentemente con la Strategia europea dei dati).
  • Rimane inoltre ancora molta strada da percorrere per un impatto reale dei decreti semplificazioni sulle autorizzazioni al roll-out delle reti, fisse e mobili. Molti ostacoli non sembrano ancora superati e altre misure potrebbero rendersi necessarie per evitare ritardi nel cronoprogramma del PNRR (e più in generale per gli obiettivi italiani di connettività, giustamente molto ambiziosi).
  • Infine, lascia molti dubbi la costituzione di 3i S.p.A., nuova società pubblica che dovrebbe fornire supporto alle amministrazioni pubbliche centrali con sviluppo di software e operations management, in particolare nell’ambito del welfare, a fronte peraltro dell’esistenza di altre società a controllo statale che svolgono compiti simili (su tutte Sogei e PagoPa). Il rischio concreto è che possa trattarsi di un nuovo carrozzone, destinato soprattutto ad assegnare nuove poltrone e rendite di potere.

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I consigli per il prossimo governo

Per il nuovo Governo si leggono consigli che sembrano esprimere tre preoccupazioni principali.

  • Innanzitutto, che si perda il forte presidio e il coordinamento a livello di Presidenza del Consiglio, scegliendo di disperdere le competenze attuali del MITD o di collocarle presso un singolo Ministero con portafoglio.
  • Secondo, si teme che l’approccio basato su un mix di bastone e carota, che certamente ha dato risultati mai raggiunti in passato, venga a sfilacciarsi. Dunque, a questo riguardo, per il MITD, serve rafforzare l’autorità di design delle architetture digitali del Paese, da un lato, e dall’altro, l’attuale modello di cooperazione del territorio, basato su tre step (coinvolgimento degli enti territoriali nel design iniziale; sperimentazione su piccola scala; rapido scale-up successivo).
  • Infine, l’invito a rafforzare e stabilizzare il personale attualmente impiegato dal Ministero e soprattutto dal Dipartimento per la trasformazione digitale, che ha arricchito di molto le competenze originariamente presenti nella PA.

Naturalmente un’interpretazione malevola potrebbe prendere questi consigli come non richiesti o quantomeno molto interessati. Sulla base dell’esperienza di molti anni, possiamo tuttavia ritenerli perlopiù corretti e per certi versi doverosi.

Il prossimo Governo avrà certamente la possibilità di aggiustare e migliorare ma lo sforzo principale dovrà essere quello di proseguire e in alcuni ambiti accelerare l’implementazione del PNRR per permettere all’Italia di diventare prima della fine del decennio uno dei Paesi leader in Europa.

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