Lo studio del Polimi

Agenda, i risparmi ottenibili subito

Un miliardo di euro al mese, grazie soprattutto a pagamenti elettronici, eProcurement, conservazione elettronica dei documenti fiscali. Più limitati ma non trascurabili i vantaggi da fatturazione Elettronica e integrazione nelle relazioni tra la PA e i suoi fornitori. E i costi per partire non sempre sono elevati

Pubblicato il 22 Ott 2013

Alessandro Perego

Politecnico di Milano

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Procrastinare ulteriormente, e anche solo di un mese, l’adozione consapevole e strutturata di interventi per l’Agenda Digitale per la sola PA, comporta la perdita mensile di circa 1 Mld di € di benefici: un lusso che il Sistema Paese non può permettersi.

Abbiamo già stimato in 35 miliardi/anno i benefici conseguibili nel medio periodo attraverso una ragionevole strategia di digitalizzazione della PA. Ma quanti di questi 35 miliardi sarebbero “risparmiati” fin da subito grazie all’attuazione di misure e all’utilizzo di strumenti già disponibili e legislativamente previsti? E’ infatti vero che una parte dei benefici prospettati è difficilmente monetizzabile nel breve periodo in quanto sono richiesti importanti interventi organizzativi e il ridisegno profondo di alcuni processi. Tuttavia, considerando anche solo i benefici rapidamente raggiungibili della digitalizzazione, si può stimare un valore pari a quasi 1 miliardo di euro al mese di saving “non colti”.

Andiamo a vedere più nel dettaglio da dove arriva questa opportunità di saving. In Tabella 1 sono riportate le principali voci che concorrono a determinare il miliardo di euro, descritte in termini di fonte dei benefici – distinguendo tra aumento di produttività del personale della PA e altre tipologie di benefici (quali saving negoziali o recupero nella lotta all’evasione fiscale) -, di rilevanza sul totale dei benefici potenziali e di facilità nel monetizzare i benefici nel breve periodo.

Tabella 1 – I benefici della digitalizzazione per la PA italiana

La prima fonte di beneficio – come combinazione di rilevanza e monetizzabilità – è costituita dall’adozione convinta dei Pagamenti Elettronici. La capacità di monetizzare i risparmi sul fronte dell’evasione fiscale potrebbe essere abbastanza elevata, oltre 350 Mln €/mese, a patto di accompagnare con incentivi o obblighi normativi il percorso dall’uso del contante all’uso del pagamento elettronico. In questo senso, una valida opportunità è costituita dalle soluzioni di Mobile Payment, in quanto già oggi potrebbero far leva su un parco device ampiamente diffuso nel nostro Paese. Un’altra importante fonte di risparmio è legata all’adozione delle soluzioni di eProcurement a supporto degli acquisti della PA. Un’adozione pervasiva degli strumenti negoziali online – passando dall’attuale 5% di transato online sulla spesa pubblica per beni e servizi a un ragionevolissimo 30% – potrebbe portare a un risparmio pari ad altri circa 350 Mln €/mese. Un’altra significativa voce di beneficio è da ricondursi all’introduzione (stimolata) della Conservazione Elettronica dei documenti fiscali. Anche in questo caso, un’adozione pervasiva e accompagnata da regole efficaci potrebbe portare a un recupero (in termini di riduzione dell’evasione) pari a circa 100 Mln€/mese: se invece che scartabellare in archivi cartacei, il personale impiegato nelle attività di controllo fiscale potesse accedere ad archivi elettronici, le verifiche potrebbero risultare decisamente più rapide ed efficaci.

Valori più limitati ma non trascurabili, deriverebbero anche da un’adozione efficace di Fatturazione Elettronica e integrazione nelle relazioni tra la PA e i suoi fornitori (circa 60 Mln€/mese, principalmente dovuto a un notevole incremento della produttività del personale, oltre all’abbattimento di altri voci di costo quali quelle legate ai materiali di consumo), da una prima fase di digitalizzazione nei processi della Sanità – il vero potenziale si può cogliere solo nel medio-lungo periodo – e dal ricorso a soluzioni Cloud.

Per raggiungere i benefici identificati, è indispensabile affrontare un certo “gradino iniziale”, rappresentato dai costi per lo sviluppo di questa prima e pervasiva “ondata digitale” per il Paese, che si scontra con arretratezze infrastrutturali e vincoli normativi stratificati, solo di recente e in parte riletti in chiave digitale. In alcuni casi, si tratta di costi significativi, perché legati allo sviluppo di soluzioni informatiche oggi assenti o limitate o non integrate e non interoperabili. In altri casi, però, parliamo di costi meno rilevanti, perché è possibile sfruttare – in perfetta logica del riuso – asset già esistenti e funzionanti (si pensi, per esempio, alle piattaforme di eProcurement, al Sistema di Interscambio per la Fatturazione Elettronica – che già attende di entrare in funzione -, alle molteplici offerte di Conservazione Elettronica nel nostro paese e ad alcune applicazioni digitali ormai consolidate per la Sanità

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