La procedura d’infrazione avviata pochi giorni fa dalla Commissione Europea contro l’Italia ripropone con forza il tema dei ritardi nei tempi di pagamento da parte delle Pubbliche Amministrazioni italiane nei confronti dei propri fornitori. Non voglio certo entrare nel dibattito – invero tutto politico – sull’opportunità o meno della decisione innescata anche da esponenti italiani in seno alla Commissione. Lo spunto che mi preme cogliere – e che, a mio avviso, più rileva per chi veste i panni del fornitore della PA – è che questa decisione evidenzia una volta di più come sia necessario e imprescindibile procedere con convinzione e rapidità nell’adozione della Fatturazione Elettronica. Che certo non è “panacea di tutti i mali” ma che sicuramente può dare un contributo concreto – se attuata “come si deve” e non limitandosi a un adeguamento sterile all’obbligo normativo – anche in questa direzione.
Premessa: il recepimento della Direttiva europea sui tempi di pagamento
L’Italia ha recepito a fine 2012 la Direttiva 2011/07/UE attraverso il DL n. 192 del 9 novembre 2012, con effetto a partire dal 1 gennaio 2013. Questo impone anche alle Pubbliche Amministrazioni di saldare le Fatture di acquisto entro 30 giorni, estendibili al più a 60 giorni (termine espressamente previsto per gli enti della Sanità, ma applicabile anche alle altre realtà pubbliche), pena l’applicazione automatica di interessi di mora nell’ordine di 8 punti percentuali addizionali all’Euribor.
La Fatturazione Elettronica verso la PA previene l’accumulo di nuovi debiti
Un pronto recepimento dell’obbligo di Fatturazione Elettronica – associato a un’opportuna revisione delle procedure interne nella direzione di una Digitalizzazione dei workflow autorizzativi, in grado tra le altre cose di garantire anche la certezza della corretta protocollazione – può sicuramente contribuire a rendere questi termini di pagamento gestibili. La cumulata del debito maturato dalla PA nei confronti dei propri fornitori è imponente: le stime si aggirano tra i 30 e i 40 Miliardi di euro. Un primo passo – non certo l’unico né probabilmente il principale – per affrontare il problema è certo costituito dal “dare certezza” alla fatturazione: automatizzando e rendendo trasparente la fase di ricevimento, smistamento e riconoscimento delle fatture, che fino a oggi ha rappresentato il primo – e in molti casi anche il più grave – incaglio lungo il percorso che porta al benestare al pagamento della fattura.
Le scadenze non vengono prorogate, anzi: si gioca d’anticipo!
Il 6 giugno 2014 è scattato – senza il verificarsi della tanto millantata quanto non infrequente “proroga dell’ultimo minuto” – l’obbligo di Fatturazione Elettronica verso la gran parte delle PA Centrali, mentre per il resto delle PA del nostro Paese l’obbligo scatterà il prossimo 31 marzo 2015 (come indicato nell’ormai noto “Decreto IRPEF” n. 66 del 24 aprile 2014). Sono oltre 9 000 gli Enti e loro “emanazioni” che ormai accettano solo Fatture elettroniche: 13 Ministeri, 3 agenzie Fiscali e 22 enti nazionali di Previdenza e assistenza sociale. La voce “Ministeri” merita di essere meglio approfondita, in quanto comprende anche uffici, unità organizzative locali (es. Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato, Vigili del Fuoco) e i circa 9.000 istituti di istruzione Statale: complessivamente, parliamo di circa 18.000 uffici interessati da questa prima tranche dell’obbligo.
Sempre nella prospettiva del “giocare d’anticipo” va letta la decisione non solo di tenere fede agli impegni presi bensì di accelerare con l’estensione della Fatturazione Elettronica come unica modalità consentita ai fornitori per formalizzare i propri crediti nei confronti di tutte le Pubbliche Amministrazioni del nostro Paese. La Fatturazione Elettronica verso la PA, infatti, andrà a pieno regime già dal 31 marzo 2015. In questa data è fissato – con anticipo rispetto all’iniziale indicazione di giugno 2015 – il termine ultimo per il recepimento dell’obbligo di Fatturazione Elettronica anche per tutte le “restanti” PA centrali (circa 1.500 Enti tra cui, per esempio, la Presidenza del Consiglio e gli organi costituzionali) e, soprattutto, per tutte le PA Locali. Con riferimenti a queste ultime, si tratta di circa 10.500 enti tra Comuni, Province, Regioni, Istituti Universitari, nonché tutti gli enti del Sistema Sanitario Nazionale (ASL e Aziende Ospedaliere) e le Camere di Commercio.
Le “regole del gioco” sono chiare e definite
La Fatturazione Elettronica verso la PA impone ai fornitori che cedono beni o prestano servizi a questa di trasmettere al Sistema di Interscambio (SdI) – oppure ad altri Hub connessi con lo stesso SdI (“intermediari abilitati”) – esclusivamente Fatture Elettroniche in un formato XML (eXtensible Markup Language), secondo le specifiche tecniche e la struttura sintattica definite da un apposito documento disponibile sul sito www.fatturapa.gov.it.
Una volta predisposto il documento Fattura da inviare alla PA in formato elettronico, è necessario apporvi Firma Digitale (o una Firma Elettronica Qualificata) e Riferimento Temporale e, quindi, trasmettere la fattura al sistema deputato a riceverla attraverso uno dei canali definiti dal Legislatore, tra cui la posta elettronica certificata, i sistemi di trasmissione dati basati su protocollo FTP e i sistemi di trasmissione telematica fruibili con protocollo HTTPS. Dopo aver trasmesso le fatture elettroniche al SdI, il fornitore emittente riceverà due importanti documenti informatici, sempre in formato XML e firmati digitalmente: la “ricevuta di consegna” (attestante che il SdI ha accettato la fattura elettronica e questa è stata ricevuta dalla PA destinataria) e la “notifica di esito accettazione” (attestante che la PA destinataria ha verificato e accettato la fattura elettronica ricevuta). Fornitore e PA dovranno poi conservare le suddette fatture elettroniche, ricevute e notifiche in solo formato digitale, secondo le disposizioni normative in tema di conservazione dei documenti rilevanti ai fini fiscali. Ulteriori informazioni utili sono liberamente scaricabili anche qui e qui.
Fare Fatturazione Elettronica verso la PA è più semplice di quanto possa sembrare
Il mondo dell’Offerta di servizi e soluzioni di Digitalizzazione non si è certo fatto cogliere impreparato all’appuntamento: il mercato offre servizi e soluzioni per tutte le esigenze e tutte le taglie, da quelli più invasivi, che prevedono interventi e modifiche sui sistemi informativi, a quelli più semplici, che non hanno sostanzialmente alcun impatto sull’infrastruttura interna del fornitore della PA. Nel primo caso è possibile “fare” Fatturazione elettronica verso la PA agendo direttamente sul proprio ERP, in modo che questo generi direttamente fatture XML secondo il formato “tracciato_FatturaPa” e dialoghi direttamente con il Sistema di Interscambio (SdI), registrandone e tracciandone i messaggi di risposta, per poi portare le Fatture in conservazione elettronica. Nel secondo caso vengono adottate soluzioni meno invasive che consentono alle imprese di non modificare le attuali modalità di generazione delle Fatture: per esempio, vi sono servizi che accettano in ingresso l’output generato dal sistema di fatturazione aziendale – cartaceo, come file di testo (per esempio, .doc oppure .txt) o come file immagine (.pdf) – e provvedono a estrarne le informazioni da “ristrutturare” e tradurre in un file XML coerente con le specifiche del “tracciato_FatturaPa”. Non è infrequente che queste soluzioni si facciano carico di gestire anche l’apposizione della firma digitale e l’interazione con il SdI, fino all’inoltro in conservazione elettronica dei messaggi, mettendo a disposizione delle aziende cruscotti di monitoraggio e controllo. Infine, per le PMI abilitate al MEPA (Mercato Elettronico della PA) è disponibile un servizio gratuito che permette di creare, trasmettere e conservare le Fatture Elettroniche inviate al SdI.
@dan_marazz