A 8 anni dall’approvazione del progetto ANPR (Anagrafe Nazionale Popolazione Residente) da parte del Governo di Enrico Letta e a 22 da quando, nell’ambito del Piano di e-government del 2000 approvato e finanziato dal Governo di Giuliano Amato, veniva prevista la realizzazione di un’Anagrafe integrata, il progetto ANPR ha finalmente realizzato l’obiettivo di far confluire nell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente 7794 basi dati demografiche finora gestite localmente dai singoli Comuni, coprendo la quasi totalità della popolazione residente in Italia. Ora, accedendo a ANPR, i cittadini possono ottenere online 15 certificati.
Ammesso che quelli citati possano essere considerati tali, a seguito di questo annuncio qualche cittadino si sarà probabilmente chiesto perché realizzare proprio adesso servizi che già 22 anni fa ci si proponeva di abolire eliminando i certificati e le autocertificazioni.
Certificati anagrafici tutti online, ecco perché non è un grande successo
Una “rivoluzione” attesa per 22 anni
Che un’Anagrafe unica fosse un prerequisito fondamentale per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e che fosse necessario per realizzare, attraverso l’interoperabilità, l’integrazione dei servizi delle Pubbliche Amministrazioni, oltre che per garantire la sicurezza e la continuità operativa della amministrazione del Paese, era una consapevolezza acquisita già 22 anni fa dal Governo Amato, che approvò e finanziò il Piano di e-government del 2000, tra i cui progetti prioritari di natura sistemica veniva finanziata proprio la realizzazione dell’Anagrafe integrata.
Con le leggi Bassanini ed il TU 445 del 2000, si provvide anche a modificare le norme che ostacolavano, se non del tutto impedivano, l’interoperabilità tra le amministrazioni e con essa la possibilità di abolire i certificati e l’autocertificazione, rendendo impossibile la realizzazione del paradigma once-only.
I Governi successivi non diedero seguito al progetto di Integrazione delle anagrafi – allora si parlava di circolarità anagrafica – e i fondi allocati al progetto furono destinati a iniziative meno strategiche, fino all’arrivo dell’esecutivo guidato da Enrico Letta che ripropose la realizzazione di una anagrafe unica ANPR e di un sistema di identità digitale SPID.
Naturalmente, il quadro tecnologico dell’anno 2000 (ricordo ai più giovani che, ad esempio, Google e i social network a quei tempi ancora non c’erano) poteva suggerire per l’integrazione delle anagrafi soluzioni architetturali e tecniche differenti, ma non necessariamente meno fungibili rispetto a quelle adottate 13 anni dopo dal Progetto ANPR, e che peraltro sono state riviste più volte per correggere soluzioni non praticabili.
ANPR infrastruttura fondamentale per la digitalizzazione della PA
Oggi, anche se in ANPR mancano all’appello alcune decine di Comuni che non hanno ancora completato il conferimento delle proprie basi dati anagrafiche nell’Anagrafe nazionale, e nonostante l’enorme ritardo e i costi cumulati, possiamo considerare ANPR uno dei pochi progetti di valenza sistemica realizzati nel passato decennio. Nonostante i compromessi adottati, ANPR costituisce un’infrastruttura fondamentale per la digitalizzazione della PA, secondo il paradigma once-only.
Una PA che diventa invisibile
La visione di una PA che diventava invisibile è stata confermata in numerosi documenti del Governo Draghi e, ancora, in recenti interviste rilasciate dal Ministro Vittorio Colao: quindi non può che suscitare perplessità la modalità riduttiva con cui ANPR è stata presentata, e cioè come un banale portale per ottenere online 15 certificati.
I certificati non servono al cittadino, soprattutto quelli elencati, che sono adempimenti utili solo ad altre amministrazioni o ad altri enti per realizzare i propri servizi: se il cittadino può ottenere i certificati online, altrettanto potranno fare le amministrazioni e gli enti procedenti, invece di richiedere al cittadino di presentare i certificati o le autocertificazioni necessari.
Conclusioni
I certificati sono stati aboliti e se non ora quando mai potremo, grazie al PNRR, disporre delle risorse finanziarie per ottenere questo risultato?
Navigando fra la documentazione reperibile sull’uso dei fondi PNRR al momento sembrano proposti solo progetti di natura infrastrutturale, come ad esempio la migrazione al cloud o l’unificazione dei Data Centre, progetti che realizzano funzioni e servizi essenziali, ma non direttamente percepiti dai cittadini. Sembra invece assolutamente necessario attivare progetti che producano risultati che il cittadino può percepire nei tempi della sua vita attiva.
La realizzazione del paradigma once-only deve essere il risultato di un “Progetto once only” che al momento non appare esplicitamente identificato tra quelli previsti. Si tratta di un progetto di complessità senza precedenti, che non può prescindere dalla preliminare e urgente realizzazione di uno studio di fattibilità che a sua volta deve essere inserito tra i progetti da finanziare con fondi PNRR.