Il nuovo strumento di finanziamento stabilito da Cassa Depositi e Prestiti per il finanziamento di progetti digitali delle PA locali è importante per diversi motivi.
La premessa è che la trasformazione digitale, che pure porta a regime a risparmi, nell’immediato è un costo. Tutte le operazioni di PA digitale al momento, per legge, sono indicate a “costo zero” per lo Stato. Con poche eccezioni, come i 14 milioni del Pon Governance per ANPR (qui il quadro completo).
Per le altre cose, come SPID e PagoPa, le PA locali possono trovare utili strumenti di finanziamento. E quello di CDP offre condizioni agevolate rispetto al sistema bancario, dato che Cassa ha nel proprio statuto sovvenzionare progetti di rilevanza Paese, com’è l’Agenda digitale.
Non c’è un limite definito ai finanziamenti erogabili in questo modo. Quelli di CDP sono disponibili non solo ai Comuni che sono in pareggio di bilancio, ma anche agli altri. La Legge di Bilancio 2016 infatti concedeva agli Enti Locali, tramite la disposizione di deroghe al pareggio di bilancio, spazi di spesa per gli investimenti, con la possibilità di realizzare saldi in deficit finalizzati agli interventi per l’edilizia scolastica, la riduzione del rischio sismico e per il risanamento idrogeologico.
La legge di Bilancio 2017 ha ampliato il fondo previsto dalla Legge di Bilancio precedente e permesso ai Comuni di poter chiedere di sforare dal pareggio di bilancio anche per investimenti in linea con il piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione.
Infine, il nuovo strumento può fornire anche sinergie e aggregazioni tra enti, perché Cassa depositi e prestiti non eroga finanziamenti sotto un certo importo e perché li eroga solo se a fronte rileva un progetto valido, economicamente sostenibile.