L'analisi

Portale Anpr, il servizio di visura online: ecco a cosa serve

Un comodo servizio che consente ai cittadini di consultare i propri dati e stampare autocertificazioni, anche in un’ottica di tutela dei dati personali

Pubblicato il 09 Gen 2020

Patrizia Saggini

avvocata, esperta di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione

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Il portale di Anpr mette a disposizione il servizio di visura anagrafica online. Si accede con le credenziali Spid, oppure con Cie e con Cns. È il primo servizio online nazionale, che interessa gli oltre 5.300 Comuni già subentrati – per un totale di oltre 41 milioni di persone – che possono quindi garantire ai propri cittadini la consultazione della propria posizione anagrafica, ed eventualmente stampare l’autocertificazione compilata con i propri dati anagrafici. Nella visura sono contenuti i dati relativi a: nome e cognome, codice fiscale, data di nascita, carta di identità, dati sullo stato civile e sulla famiglia anagrafica, residenza.

Anpr e dati personali

Oltre alla consultazione dei dati, si può anche ottenere un documento di autocertificazione, che contiene proprio i dati già presenti nella banca dati di Anpr, che l’interessato può scegliere tra quelli appena elencati, per comporre il documento in base alle proprie esigenze. Secondo quanto previsto dalla Legge di Stabilità del 2012, le PA non possono più accettare certificati, ma solo documenti di autocertificazione. Il servizio di consultazione dei propri dati è previsto dall’art. 6 del DPCM 194/2014 tra i servizi messi a disposizione attraverso l’Anagrafe nazionale; più in generale, la consultazione è entrata nel nostro ordinamento giuridico con la normativa sul trattamento dei dati personali: prima il D. Lgs. 196/2003, che all’art. 7 comma 1 disponeva che “l’interessato ha diritto di ottenere la conferma dell’esistenza o meno di dati personali che lo riguardano, anche se non ancora registrati, e la loro comunicazione in forma intelligibile”. La disposizione è stata confermata dal GDPR – Regolamento UE 2016/679 – all’art. 15 comma 1, in cui si afferma che: “L’interessato ha il diritto di ottenere dal titolare del trattamento la conferma che sia o meno in corso un trattamento di dati personali che lo riguardano e in tal caso, di ottenere l’accesso ai dati personali (…).”

Anche la normativa anagrafica ha previsto questo istituto, all’art.35 comma 5 del DPR 223/1989, nella versione modificata nel 2015, in cui si afferma che “Presso gli uffici anagrafici, gli iscritti esercitano i diritti di cui alla parte I, titolo II del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, sui dati contenuti nell’anagrafe nazionale della popolazione residente, nei limiti e nel rispetto delle modalità previsti dal medesimo decreto legislativo”. Ovviamente, il richiamo agli “uffici anagrafici” non va interpretato in maniera letterale, visto che le funzionalità web permettono ben altri livelli di servizio.

La visura

Secondo le disposizioni normative a tutt’oggi vigenti, la visura non sostituisce il certificato, in quanto manca la sottoscrizione di un pubblico ufficiale che ne attesti la veridicità e quindi la non ripudiabilità, e quindi può essere utilizzata solo per “controllare” i propri dati contenuti nella scheda anagrafica; in ogni caso, costituisce un importante momento di trasparenza dei rapporti tra cittadino e Amministrazione, perchè dà sempre la possibilità di segnalare eventuali errori o inesattezze al proprio Comune di residenza. Infatti, la possibilità di rettifica è prevista dal GDPR, oltre alla richiesta di cancellazione: che però è inapplicabile al caso dell’anagrafe, che è invece un registro obbligatorio per legge, che prevede l’iscrizione di tutti i cittadini residenti.

È di tutta evidenza come la pubblicazione del servizio di consultazione dei propri dati attraverso il portale di Anpr sia solo il primo passo verso un portale unico dei servizi anagrafici, messo a disposizione dei cittadini e dei Comuni presenti nell’Anagrafe Nazionale: ad esempio, ad oggi solo una piccola parte dei Comuni italiani – tipicamente i Comuni di medie e grandi dimensioni – mette a disposizione servizi online in materia di anagrafe, creando un divario digitale notevole che lascia scoperta gran parte dei cittadini: si parla di circa il 75% della popolazione, i cui Comuni di residenza non offrono servizi online in questo ambito.  Se invece i servizi venissero messi a disposizione dal portale unico di Anpr, è evidente che il divario si eliminerebbe, facendo un altro passo avanti verso l’Italia digitale.

I servizi

L’aspetto positivo è che in Anpr ci sono anche i dati degli Italiani Residenti all’Estero – Aire – e quindi anche i cittadini che risiedono in un altro Paese (temporaneamente i in modo permanente) possono usufruire di tutti i servizi presenti sul portale. Tra i servizi che possono essere interessanti, c’è quello per il rilascio dei certificati online: infatti, in base alla normativa attuale, i privati non sono obbligati ad accettare le autocertificazioni, quindi in alcuni casi è ancora richiesta la presentazione del certificato. Il servizio online permetterebbe di poter ottenere il certificato online, eventualmente pagare il bollo, tramite l’accesso ad un servizio web, sempre con autenticazione dell’interessato: il tutto da casa o con dispositivo mobile, evitando di doversi recare allo sportello del Comune.

Oltre anche alla presentazione della richiesta di cambio di residenza, per la quale dal 2012 viene utilizzato un modulo messo a disposizione dal Ministero dell’Interno, in base alla normativa che ha previsto il “cambio di residenza in tempo reale”. L’eventuale digitalizzazione del servizio con il portale Anpr potrebbe essere un’ottima occasione per verificare i moduli e riorganizzare il procedimento alla luce della modalità telematica. Un altro aspetto da tenere presente è l’integrazione con la app IO: i dati contenuti in ANPR saranno oggetto di integrazione diretta con l’app, in modo da poter inviare notifiche utili alle persone: come ad esempio l’avviso di scadenza del documento di identità, che può essere rinnovato almeno 6 mesi prima, in modo da evitare che l’interessato continui ad utilizzare un documento scaduto. Il nucleo minimo di queste azioni è contenuto nel Piano Triennale ICT, a cui va aggiunto anche la sperimentazione della gestione delle funzioni di Stato Civile, altro tema cardine che coinvolge in primis i Comuni e i cittadini, ma che ha un riflesso anche sulla circolazione e digitalizzazione degli atti, e la loro comunicazione tra Pubbliche Amministrazioni. Insomma, dopo tre anni dal primo Comune subentrato, finalmente la digitalizzazione dei servizi dell’anagrafe non è più un miraggio, e piano piano diventa realtà.

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