Accelerare l’attuazione dell’Agenda digitale, con l’emissione dei decreti attuativi per tutti gli ambiti già sanciti dalla legge 221/2012 e portando il suo braccio operativo, l’Agenzia per l’Italia Digitale, sotto la massima responsabilità politica, ovvero Palazzo Chigi. Recuperare nell’Agenda Digitale iniziative rimaste escluse, come ad esempio quelle per incentivare l’e-commerce, che ha un potenziale enorme per le Pmi. Rendere il credito di imposta per la ricerca e l’innovazione una misura strutturale. Aprire linee di finanziamento specifiche alle aziende utenti che investono in innovazione. Queste secondo Paolo Angelucci, presidente di Assinform, le quattro “azioni” necessarie a completare il percorso avviato dal Governo Monti ma anche e soprattutto a dare nuova linfa ai progetti di innovazione.
“L’insediamento di un nuovo governo è sempre un’occasione di cambiamento – sottolinea Angelucci -. E anche di rilancio di istanze irrisolte, a partire da quelle che più possono incidere sulle cause che bloccano nuove capacità ed energie”. Il numero uno di Assinform evidenzia che il ritardo già accumulato dal nostro Paese sul fronte dell’economia digitale può ulteriormente peggiorare.
Di qui la necessità di “mettere la questione primi posti della lista degli interventi. La correlazione tra dotazioni digitali, produttività e crescita non ha più bisogno di essere dimostrata. È da questo che bisogna partire per recuperare il ritardo che ci ha fatto scendere nella classifica mondiale della produttività”. L’Associazione cavalca da tempo la battaglia del cambiamento: “Anche quando gli accenti erano solo sull’emergenza finanziaria non ci siamo mai stancati di affermare che senza un recupero degli investimenti finalizzati ad incrementare l’efficienza del sistema, il riequilibrio lo si sarebbe trovato solo al ribasso”. Per il cambio di passo “gli investimenti in tecnologie digitali sono centrali – sostiene Angelucci – e devono essere posti al centro dei programmi di governo. Tanto più che per riprendere e decollare, essi non hanno bisogno dei finanziamenti a fondo perduto di passata memoria, ma piuttosto di un quadro di riferimento che incoraggi le imprese e i consumatori a fare la loro parte”.
Stando alle rilevazioni di Assinform nel 2012, se in Italia l’economia reale è calata del 2,4%, il comparto dell’hi-tech digitale (Global Digital Market), che rappresenta il 4,9% del Pil nazionale con un valore di 68.141 milioni di euro, è calato meno dell’1,8%. “È evidente, dunque, che c’è bisogno di innovazione”, sottolinea Angelucci il quale fa notare che se da un lato l’Ict “tradizionale” è calato più della media, le componenti più innovative hanno invece registrato un trend crescente. “Nei settori dove la spesa Ict ha avuto rigidi condizionamenti, come nel caso della PA, c’è stata diminuzione – puntualizza – mentre in altri, come quello delle utility, dove quei condizionamenti esogeni non ci sono stati, si è investito di più e con ritorni molto interessanti. Insomma, pur in un contesto economico difficile e in carenza di un quadro di riferimento stimolante, i fermenti non mancano”.
Ed è su queste evidenze che si chiede al nuovo governo “di dare sufficiente certezza che certi programmi vengano attuati. Programmi che – va ribadito – riguardano solo in parte la spesa pubblica o le incentivazioni, perché attengono allo sblocco di una domanda potenziale di dotazioni tecnologiche e di servizi che può avvenire a livello di sistema in tutti i settori d’utenza, basti pensare ai pagamenti elettronici o all’e-commerce. Chi investe lo fa perché può fare i suoi conti, e deve capire innanzitutto se un mercato c’è o non c’è e poi anche se non ci siano elementi scoraggianti dal punto di vista normativo o fiscale”.
Ma per arrivare all’obiettivo, conclude il numero uno di Assinform, “serve un quadro di riferimento istituzionale e normativo organico e favorevole all’innovazione e creare le condizioni affinché per le imprese e le PA sia possibile valorizzare tutte le novità e sfruttare le enormi potenzialità che le nuove tecnologie offrono, riorganizzare e razionalizzare i processi, innovare prodotti e servizi, dotarsi di nuove competenze, creare nuova occupazione”.