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ANPR e censimento permanente: vantaggi del nuovo rapporto Comuni-Istat

Le potenzialità espresse da ANPR e dal sistema Censimento-Statistiche demografiche dell’Istat possono dar luogo a un processo di miglioramento delle basi informative anagrafiche da effettuare continuamente nel corso dell’anno e non solo in occasione della revisione anagrafica legata al Censimento. Ecco il quadro

Pubblicato il 21 Nov 2019

Saverio Gazzelloni

Direttore Direzione centrale per la raccolta dati - ISTAT

anpr

Da una situazione ancora sperimentale e caratterizzata dalle sfide (organizzative e tecnologiche) della fase di start-up, l’Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR) è ormai entrata nel pieno del processo di strutturazione e stabilizzazione di una delle più importanti infrastrutture digitali del Paese: a oggi sono circa 4.400 i Comuni subentrati, per un totale di popolazione pari a più di 35 milioni di persone; quasi tutti i Comuni centro delle aree metropolitane sono ormai operativi in ANPR e quotidianamente decine di Comuni procedono al subentro. In questo scenario è evidente che nel breve periodo l’ANPR riguarderà l’intera popolazione nazionale.

A circa due anni di distanza dal mio precedente intervento torno pertanto a proporre una riflessione sul rapporto tra l’Anagrafe della Popolazione residente e il Censimento permanente della popolazione. Rispetto al mese di dicembre del 2017 il quadro è profondamente cambiato.

Istat e il Censimento permanente della popolazione

D’altro lato, nel 2018 l’Istat ha realizzato la prima edizione del Censimento permanente della popolazione, mettendo in campo un investimento metodologico, tecnologico ed organizzativo di notevole portata. Sono stati coinvolti nelle operazioni di Censimento circa 2.800 Comuni, e 1.100 di questi stanno già ripetendo l’esperienza fatta nell’ambito della seconda edizione avviata nel mese di ottobre 2019 (a cui si sono aggiunti altri 1.800 Comuni coinvolti dalla rotazione annuale del campione). Più di 17.000 operatori (tra responsabili, operatori comunali e intervistatori) hanno contribuito alla buona riuscita della prima edizione, supportati anche da un imponente progetto formativo, da un notevole sforzo organizzativo e da una robusta e variegata campagna di comunicazione istituzionale. I risultati sono stati ottimi, con tassi di partecipazione altissimi sia per il campione basato sulle liste comunali, sia per il campione areale; inoltre più di 50 archivi di fonte amministrativa sono stati integrati per supportare le analisi e contribuire alla prima diffusione dei dati che a partire dalla fine del 2019 avrà, una volta a regime, una cadenza annuale.

Ci sono quindi tutte le condizioni per strutturare in modo definitivo un sistema virtuoso di interscambio di dati tra Ministero dell’Interno (e Comuni) da un lato e Istat dall’altro. Interscambio che prevede, come già definito in fase progettuale, numerosi flussi di dati: come ricordavo nel precedente articolo del 2017, vanno prodotti e analizzati indicatori utili al monitoraggio della qualità dei dati nella fase di subentro in ANPR.

ANPR invia all’Istat dati di stock e flusso presenti in Anagrafe Nazionale ai fini della produzione delle statistiche ufficiali sulla popolazione, nel rispetto di normative nazionali e internazionali, così come specificato nel DPCM 194/2014.

Verso un nuovo sistema di revisione permanente delle informazioni anagrafiche

Inoltre, le operazioni di Censimento permanente usufruiranno di ANPR in fase di input, favorendo la reingegnerizzazione su base individuale della contabilità demografica, e restituiranno informazioni ad ANPR in fase di output, prefigurando un nuovo sistema di revisione permanente delle informazioni anagrafiche. In parallelo l’Istat provvede alla fornitura delle classificazioni (compito previsto dalla normativa sul Sistema Statistico Nazionale) utili alla operatività dell’ANPR (codici comunali, variazioni amministrative territoriali, stati esteri, stato civile, titolo di studio).

Un aspetto di natura metodologica merita particolare attenzione: la convergenza e la coerenza dei dati prodotti dal Censimento permanente con quelli derivati dalle statistiche demografiche. Non è un aspetto meramente metodologico o di interesse per l’analisi; è un miglioramento del sistema statistico ufficiale che, a regime, agevola i lavori dei Comuni nelle operazioni finalizzate alla buona tenuta delle informazioni anagrafiche (anche se ormai confluite nell’ANPR). Dallo scostamento significativo di quote di popolazione legato al confronto anagrafe-censimento tradizionale (che avveniva ogni 10 anni e comportava lavori di riallineamento delle popolazioni per quote oscillanti tra il milione e il milione e mezzo di persone) si passa non solo alla riduzione delle differenze legata al frazionamento dell’intervallo temporale, ma anche alla convergenza delle popolazioni ufficiali rilasciate dall’Istat mensilmente e annualmente (operazione possibile solo sulla base della convergenza tra Censimento e statistiche demografiche).

Tutti i vantaggi per i Comuni

L’utilità di poter far convergere tre popolazioni (quella anagrafica/ANPR, quella censuaria e quella prodotta dalle statistiche demografiche) è enorme per i Comuni. È necessario pertanto che sia progettato e implementato un sistema di diffusione a livello comunale che sia in grado di valorizzare i dati prodotti dal Censimento permanente per le policy locali, e che supporti anche, in osservanza di tutte le misure di sicurezza e di tutela della riservatezza, le operazioni di vigilanza anagrafica così come previsto dalla normativa.

Sarebbe infatti paradossale che, a fronte dei miglioramenti (e degli investimenti che ne sono stati alla base) apportati dal sistema ANPR (sul versante Ministero – Anagrafi) e dal Censimento permanente connesso alle statistiche demografiche (sul versante Istat), a causa di alcune difficoltà legate alla riservatezza dei dati, lo sfruttamento dei patrimoni informativi risultasse addirittura inferiore a ciò che avveniva in passato (allo stato attuale il D.lgs. 101/2018 prevede la restituzione dei dati censuari ai Comuni solo in forma aggregata).

Altrettanto paradossale sarebbe la prospettiva secondo la quale fosse un’infrastruttura tecnologicamente evoluta (quale è ANPR) ad assicurare la diffusione dei dati di popolazione. Il delicato equilibrio previsto dalle norme ha assicurato nel tempo la valorizzazione dei dati di fonte anagrafica parallelamente alla funzione di vigilanza che Ministero dell’Interno e Istat devono esercitare sulle informazioni gestite dal livello locale. Il lavoro dell’Istat (il Censimento in primo luogo, ma anche i processi di produzione delle statistiche demografiche) ha assicurato da sempre la terzietà dei controlli, evitando l’autoreferenzialità della fonte anagrafica che in alcuni casi (e per i motivi più diversi) produce misurazioni distorte delle realtà comunali (che sono, infatti, alla base dello scostamento tra popolazione anagrafica e popolazione censuaria). Autoreferenzialità che, per inciso, non è automaticamente eliminata dall’infrastruttura ANPR. La qualità della base dati sarà sicuramente superiore, ma alcuni problemi legati alla buona tenuta dei dati anagrafici (mancate cancellazioni, errori di date nelle iscrizioni e così via …) resteranno comunque.

Il miglioramento delle basi informative anagrafiche

A fronte di ciò, le potenzialità espresse da ANPR e dal sistema Censimento-Statistiche demografiche dell’Istat possono dar luogo a un processo di miglioramento delle basi informative anagrafiche da effettuare continuamente nel corso dell’anno e non solo in occasione della revisione anagrafica legata al Censimento.

L’Istat ha dunque il duplice e delicato compito di assicurare questo controllo e di garantire un’adeguata e coerente diffusione dei dati di popolazione all’Unione Europea e a tutto il Paese sulla base del Censimento e delle statistiche demografiche, diffusione che può scaturire solo dalla complessa sinergia tra questi sistemi evoluti di produzione, e non automaticamente da ANPR per i motivi precedentemente elencati.

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