Giorni di auguri di felice Natale e per un 2015 pieno di novità. Ma cosa ci aspettiamo per il nuovo anno? Se guardassimo all’evoluzione tecnologica vedremmo quel fermento e creatività capace di alimentare business potenzialmente infiniti per startups e di innovare le aziende più strutturate. Ma sappiamo bene la distanza che c’è che tra lo sviluppo tecnologico e l’effettivo adozione di pratiche innovative estese a livello nazionale.
Il 2015 però è una di quelle date simbolo per cogliere quelli che si definiscono risultati “intermedi”. Il 2015 è l’anno dell’iperconnessione: devices abilitanti realtà virtuali sempre più spinte ed immersive che assottigliano il confine tra il mondo on e off-line.
Sto pensando alla diffusione degli Smart watch che finora non hanno spopolato, ma che nel 2015 con la commercializzazione dell’IWatch, sono candidati ad essere una disruptive innovation che definisce e ci condanna definitivamente all’always-on. Dopo lo Smart Watch i nostri tempi di latenza ai messaggi, mail, chiamate ecc. saranno sempre meno tollerabili (altroché freccette blu di whatsup!)
Il 2015 è ancor di più l’anno dei Google glass, dei Morpheus della Playstation 4 e degli Oculus Rift che offrono visuali stereoscopiche tridimensionali al mercato di massa. Tutte esperienze inedite di cui si parla da anni ma che fanno ancora parte dell’immaginario fantascientifico e che nel 2015 diventano realtà per tutti. Beh per quasi tutti, o meglio per quasi tutti i contesti, poiché anche qui, dove la capacità di banda è ridotta anche l’esperienza utente è ridotta. Senza riaprire il dibattito, dalle tante sfaccettature sulle molteplici cause che hanno rallentato l’arrivo di Netflix nel Bel Paese, è ovvio che se il Governo non supporta adeguatamente il mercato per la diffusione capillare della banda ultra larga negherà ai suoi cittadini la possibilità di vivere appieno queste, forse inutili, ma assolutamente divertenti novità, che hanno il grande pregio di poter alzare la domanda di connettività più di molti dei servizi digitali della Pubblica Amministrazione. Certamente non sono innovazioni esaustive per la crescita digitale in senso ampio, ma è un business florido che ha il potere di rendere famigliare – pensiamo ai Google glass, ambienti che per un terzo degli italiani sono sconosciuti e soprattutto temuti.
Il dato che, infatti, più colpisce nel rapporto ISTAT “cittadini e tecnologie” riferito al 2014, non è tanto che il processo di inclusione digitale sia lento e che ancora 22milioni di cittadini non usano internet, ma che il 16% dei ragazzi fra 16-24 non lo faccia regolarmente. Il 2015 quindi può e deve essere anche l’anno in cui si prende consapevolezza della rivoluzione che stiamo vivendo. Molto si muove: la Commissione europea, l’Agenzia per l’Italia digitale, il digital Champion (o meglio gli 8 mila digital Champions), Rai, le associazioni di categoria, sono tutti davvero impegnati nel processo di alfabetizzazione digitale e qualcosa nel 2015 davvero cambierà. Intanto noi di Infratel continuiamo a scavare km di fibra sperando di arrivare presto anche nel più piccolo Comune a cui non vogliamo far perdere queste importanti novità