L’ufficialità del rilascio delle licenze bancarie ad Amazon, Facebook e Google – in Paesi diversi, ma tutte nel giro di pochi giorni – ha riacceso il dibattito, e per alcuni la preoccupazione, nel mondo bancario. Cosa succederà nel mondo dei servizi finanziari?
Di fondo c’è che nel mondo dei servizi finanziari e dei pagamenti le regole del gioco sono cambiate per sempre. La direttiva Psd2 ha aperto il mercato a operatori provenienti da altri settori. E’ in questo modo che Facebook, Google, Amazon stanno irrompendo sulla scena. Gli istituti di credito temono che il proprio business venga messo a rischio. Ma le cose non stanno esattamente così. Vediamo perché.
Le licenze bancarie dei big della tecnologia
Durante gli ultimissimi giorni di dicembre, Amazon ha ottenuto la licenza bancaria dall’autorità monetaria del Lussemburgo, Facebook la stessa licenza in Irlanda (dove già nel 2017 aveva acquistato una licenza per offrire prestiti personali ai suoi utenti), infine Google ha ottenuto una licenza per l’e-money in Lituania che permetterà di processare pagamenti, di emettere moneta digitale e di gestire wallet digitali. Licenze che, potenzialmente, potrebbero essere utilizzate in tutti i 28 paesi UE.
L’entrata in vigore della PSD2, infatti, consente ad aziende di questo tipo di operare come PISP (Payment Initiation Service Provider) e di conseguenza, una volta ottenuto il consenso dell’utente, accedere al conto corrente e raccogliere il pagamento dovuto, scavalcando banche e attori tradizionali che oggi si occupano di questo aspetto.
I nuovi entranti nel mercato finanziario e i loro servizi
Tutto il mercato finanziario sta tremando per l’ingresso di attori non tradizionali. Oltre ai cosiddetti GAFA e BAT – Google, Amazon, Facebook, Apple, Baidu, Alibaba, Tencent – stanno entrando diverse tipologie di aziende classificate in 8 diverse categorie: produttori di device e sviluppatori di sistemi operativi, motori di ricerca, piattaforme di eCommerce, esercenti, piattaforme di instant messaging, società di telecomunicazioni, aziende fintech valutate oltre 1 miliardo di dollari e social network. Tutti questi attori stanno entrando nel mondo dei pagamenti e della finanza a livello globale.
Le piattaforme di messaggistica istantanea (Skype, Snapchat, Wechat, Whatsapp, Messager, Telegram) sono interessate ai servizi di trasferimento p2p per consentire ai propri utenti di trasferire fondi mentre chattano, e ai pagamenti online per la vendita di prodotti di aziende terze sulla propria piattaforma. I motori di ricerca (Google, Baidu) puntano sui pagamenti online, per semplificare l’acquisto agli utenti, memorizzando le credenziali di pagamento in un account. Le piattaforme di eCommerce (Amazon e Alibaba) si muovono sui pagamenti online e stanno anche tentando di entrare nel mondo dei pagamenti in store o allargare ai servizi finanziari per piccoli merchant o per i consumatori. I produttori di smartphone, di wearable o i fornitori di sistemi operativi mobili (Apple, Samsung, Microsoft, Fitbit, Garmin) sfruttano i loro hardware per abilitare pagamenti in-store e online. I Mobile Network Operator, oltre ai pagamenti in store, guardano ai servizi bancari. Senza infine dimenticare che a questa competizione allargata partecipano anche le startup, in particolare gli unicorni (Square, PayTm, Klarna, Circle. KakaoPay).
Alla finestra, pronti ad entrare nell’arena competitiva, ci sono anche i retailer e i social network. Molti merchant hanno cominciato a integrare soluzioni di pagamento innovative sviluppate da incumbent e fintech all’interno dei propri sistemi di cassa (come Starbucks, Walmart o Tesco). Nonostante queste iniziative, ancora non si vedono all’orizzonte delle soluzioni create da merchant che siano interoperabili tra diverse catene e non siano legate ad un unico brand. Per quanto riguarda i social network, Facebook ha aperto un marketplace per la compra-vendita di prodotti. Le transazioni, tuttavia, vengono concluse sull’app di messaggistica Messenger. Su Instagram, invece, le aziende possono sponsorizzare dei post e delle stories con i loro prodotti e inserire dei link per visitare il loro sito eCommerce o inserire i prodotti nel carrello.
Gli asset dei nuovi entranti
Per avere successo in un nuovo mercato è fondamentale avere gli asset e le caratteristiche giuste su cui far leva.
I grandi produttori di device e di sistemi operativi, ad esempio, possono contare su un’ottima riconoscibilità del brand e su un’ampia customer base piuttosto fedele al marchio. Hanno il presidio del device: essi possono decidere di integrare le tecnologie che ritengono migliori e di garantirne o meno l’accesso a terzi.
Le maggiori applicazioni di instant messaging e i motori di ricerca puntano su un’ampia base utenti e su un grado di interazione molto alto con gli utenti che, per esigenze di comunicazione o di informazione, accedono diverse volte al giorno (se non addirittura all’ora) e spendono molto del loro tempo su queste piattaforme.
Le piattaforme di eCommerce hanno a disposizione i dati degli strumenti di pagamento di tutte le persone che hanno effettuato almeno un acquisto sui propri portali. Possiedono inoltre una mole di dati di estremo valore, relativi alle preferenze di acquisto: hanno ad esempio visibilità sui percorsi di navigazione online, sui prodotti visualizzati e non acquistati, sui prodotti provati e resi e su quelli acquistati. Inoltre, essendo piattaforme che mettono in contatto aziende venditrici (offerta) e consumatori (domanda), possono fruire di una loro già ampia rete di merchant, aspetto fondamentale per cominciare a offrire servizi finanziari B2b.
Infine, gli operatori di telefonia mobile possono contare sul fatto di avere molto spesso i dati degli strumenti di pagamento dei loro clienti per il rinnovo degli abbonamenti. Nei casi in cui gli utenti abbiano optato per una SIM ricaricabile questo non succede, ma possono, tuttavia, utilizzare il credito telefonico per permettere ai clienti di effettuare donazioni o di acquistare contenuti digitali e biglietti per la prestazione di servizi, secondo quanto definito dalla regolamentazione europea PSD2. Inoltre, rispetto a tutti gli altri player già descritti, possono sfruttare la propria rete di filiali sul territorio.
Le banche sono davvero “sotto scacco”?
Il mondo bancario sta quindi certamente vivendo una concorrenza a cui non era abituata, con attori che hanno potenzialmente i mezzi per poter concorrere in maniera decisa. Dalle analisi dell’Osservatorio Mobile payment & Commerce del Politecnico di Milano, però, emerge come il settore dei pagamenti mondo dei pagamenti richieda ai partecipanti di dotarsi di alcuni asset fondamentali senza i quali non è possibile competere e su cui il mondo bancario rimane, al momento, molto forte. Questi asset, definiti core, sono quattro:
- la fiducia da parte dei consumatori (trust);
- la diffusione dell’accettazione (network);
- la semplicità e la velocità del processo di pagamento offerto (convenience);
- l’accesso ai fondi dei consumatori (fund access).
Esistono però anche altri asset, non fondamentali ad oggi, ma che possono essere sfruttati dai player del mercato per ottenere un vantaggio differenziale rispetto ai competitor:
- l’inserimento di funzionalità aggiuntive (value added services);
- il controllo e l’utilizzo dei dati (data);
- l’ingaggio della clientela (engagement).
Allo stato attuale della situazione, le banche incumbent possano giocare comunque un’ottima partita. La fiducia della clientela, la diffusione degli strumenti di accettazione e la facilità di accesso ai fondi – insieme alla mole di dati a disposizione – rimangono infatti punti di forza di questi attori.
La fiducia della clientela, in particolare, è fondamentale quando si parla di servizi finanziari. Le banche, per il ruolo che ricoprono e per la vigilanza a cui sono sottoposte, sono sempre state al primo posto nella mente dei consumatori per la gestione del denaro. Un’altra tipologia di attori che nel campo dei pagamenti si è ormai guadagnata la fiducia dei consumatori è rappresentata dalle grandi piattaforme di eCommerce: la convenienza del commercio elettronico nel corso degli anni ha dimostrato di poter abbattere la diffidenza e la paura nell’utilizzo dei pagamenti digitali. Questo è stato possibile sia grazie alla buona reputazione dei maggiori player, come Amazon, sia grazie alla creazione di strumenti di pagamento specifici che funzionano da garanti, come PayPal. Viceversa, attori come Facebook e gli altri Social Network, per il momento, non godono di una fiducia così alta.
Le banche non possono stare alla finestra
Le banche non devono quindi temere di essere già state sconfitte, anche se non possono certamente stare a guardare il corso degli avvenimenti. Questi equilibri potrebbero infatti mutare molto velocemente per via di diversi fattori. In primis la normativa: la PSD2 apre la porta ad attori che vogliano appoggiarsi ai conti correnti per avviare un pagamento, previa autorizzazione del consumatore. In quest’ottica aumenta per tutte le tipologie di attori la possibilità di avere accesso al denaro dei consumatori necessario al pagamento.
Un altro impatto della PSD2 può essere quello relativo alla componente di dati. Gli AISP (Account Information Service Provider), per esempio, potranno accedere alle informazioni dei conti correnti collegati, incrementando le proprie informazioni su ricchezza e solvibilità della clientela.
Un secondo aspetto riguarda le attitudini dei consumatori, che stanno evidentemente cambiando. Sempre più persone, soprattutto tra i più giovani, si affiderebbero ad attori non tradizionali per la gestione dei propri pagamenti. Inoltre, tra i millennial si evidenzia un aumento della propensione a cedere i propri dati in cambio di servizi migliori.
C’è infine da considerare l’impatto delle nuove tecnologie: nuovi strumenti come gli Smart POS potranno aumentare il network di accettazione, così come stanno diventando realtà soluzioni che eliminano le barriere casse, mentre nuove tecnologie come la blockchain potrebbero far aumentare il livello di fiducia degli utenti.